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A pochi giorni dall’importante vertice europeo a Bruxelles il 28 e 29 giugno, Philippe Ridet (Le Monde), Andrea Bachstein (Süddeutsche Zeitung), Fabio Martini (La Stampa) Pablo Ordaz (El Pais), John Hooper (The Guardian), Tomas Bielecki (Gazeta Wyborcza) hanno realizzato un’interessante e ricca intervista al premier italiano Mario Monti.
Qui di seguito, ripresi dal quotidiano La Stampa, alcuni dei commenti rilasciati da Monti nell’intervista
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Dati reali
La tanto chiacchierata Eurozona presenta nel suo assieme disavanzo e debito pubblico che, in rapporto ai rispettivi Pil, sono inferiori a quelli del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Giappone.

Progressi
Alcuni giorni fa, è stato pubblicato un rapporto della Università di Toronto, il “Compliance Report”, che prende in esame i committments assunti da diversi paesi nel novembre 2011 al summit di Cannes: come performance, il primo è risultato il Regno Unito, il secondo è l’Unione europea nel suo insieme e terza è l’Italia che, come Paese-paese, è al secondo posto, il migliore dentro l’Eurozona.
E’ incoraggiante che la voce dell’Italia venga ricercata ed ascoltata.

Banche spagnole
Sono molto favorevole al sostegno alle banche spagnole. I problemi del sistema bancario in molti Paesi sono inestricabilmente legati a quelli del debito sovrano.
Il sostegno che l’Europa può dare a quei sistemi bancari è stato fatto passare nel corpo dello Stato – vuole sostenere le banche ma in itinere aggrava la posizione dello Stato – e poiché spesso le banche hanno molti titoli di Stato, questa è una spirale non gradevole.
Non spariamo ai due piccioni
Lo strumento attuale fa sì che, sparando, vengano colpiti due piccioni, mentre se ne vuole colpire uno solo. Tanto più che i due piccioni sono legati da stretta simpatia e da affinità e collegamenti finanziari e contabili e dunque bisognerebbe che uno restasse su per aiutare a sostenere l’altro. Non che cadessero tutti e due.

Chi paga e chi no
Ci sono Paesi e popoli in Europa che, per qualche ragione, hanno la convinzione di essere sempre i pagatori del resto d’Europa.
L’Italia è stata tra i paesi che si sono battuti perché i firewalls fossero ben dotati e capaci di agire in caso di necessità: questo talora è stato scambiato per un desiderio italiano di essere finanziati e noi abbiamo sempre precisato che non è così.

Aiuti all’Italia
A Cannes il mio predecessore, il presidente Berlusconi, era stato sotto pressione perché accettasse un programma di protezione. Così come a me erano venuti autorevoli suggerimenti a non rischiare troppo e a mettere l’Italia sotto tutela.
Guardiamo il fondo Salva-Stati, l’Efsf: se qualcuno nel Nord Europa pensa che l’Italia abbia avuto sostegni, non è assolutamente così.
In percentuale la Germania copre il 29,1%, la Francia il 21,8 l’Italia il 19,2 la Spagna 12,7. L’Italia finora non ha chiesto prestiti, ne ha dati molti e ogni giorno che passa, di fatto, sta sussidiando altri con gli alti tassi di interesse che paga nel mercato.
Nel futuro l’Italia non avrà bisogno di aiuti e se dovesse farlo vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nel sistema.

François Hollande
Sono molto incoraggiato dal vedere entrare il presidente Hollande da protagonista nella scena europea. Condivido la pressione che sta facendo perché l’Europa si doti di più efficaci politiche per la crescita, sono incoraggiato dal fatto che, rispetto alle posizioni tenute nella campagna elettorale, non abbia certamente in mente di “se passer” dal sistema della disciplina di bilancio.
E sono incoraggiato anche dal fatto che vedo in lui, spero di non sbagliarmi, una Francia più disposta che in passato ad accettare certi avanzamenti nell’integrazione europea.

Tutta colpa dell’Europa
In effetti c’è un grosso disagio sociale in tutti i Paesi e questo è di per sé negativo. Le popolazioni tendono ad attribuire alle integrazione europea buona parte di questi disagi. Anche perché tanti governanti non trovano di meglio che dire: sì, sì colpa di Bruxelles o dell’euro.