Mozione
Da una parte, le lettere ai giornali, le discussioni con i genitori, le assemblee dei genitori, l’esperienza di capo dicastero scuola per 12 anni, il fatto di essere Presidente di una scuola privata, gli incontri con le docenti e i docenti amici e non, mi fanno rilevare che nessuno, a torto o a ragione, è soddisfatto dello status quo della scuola media e fors’anche della media superiore.
Lo stesso Direttore del DECS in campagna elettorale e penso soprattutto ora che è alla guida di questo importante dipartimento se ne rende conto concretamente, i suoi tentativi di cambiare qualcosina, sebbene impropri e un po’ goffi denotano interesse e voglia di impegnarsi a modificare qualcosa.
Dall’altra, c’è il conservatorismo di chi strilla in continuazione, slogan generici come “difendiamo la scuola pubblica” o “impediamo lo smantellamento della scuola pubblica”.
La ragione ci imporrebbe di almeno indicare: difenderla da chi o da cosa? e di individuare chi la sta smantellando.
Buio pesto. Oltre gli slogan nulla, anzi ho sentito molti a difendere lo status quo gestionale e organizzativo arrampicandosi sui vetri, barricandosi dentro la proprietà partitica (prima del PLR ora del PS) del DECS e dentro pregiudizi ideologici. Come se la difesa della “proprietà partitica” o ideologica bastasse, senza nuove idee e progetti, a correggere e a migliorare la scuola pubblica.
All’inizio di questo 21. secolo si deve accettare che un nuovo sistema scolastico-educativo deve tenere conto non solo di chi la scuola la produce, ma soprattutto di chi vi entra (non sono più i bambini degli anni ’70), delle esigenze e delle aspettative di chi gli allievi li attende all’uscita delle medie (mondo del lavoro o studi superiori, la globalizzazione ha stravolto tutto) e di chi accompagna il percorso educativo (genitori, affidatari e tutori, la famiglia ha mutato di forma e di contenuto).
Dopo 40 anni dalla presentazione in Gran Consiglio e dopo 38 anni dall’entrata in vigore della Legge sulla scuola media, ritengo sia giunto il momento per aprire di nuovo il dibattito che porti a una modifica di fondo della Legge sulla scuola media.
Un dibattito esteso e un lavoro parallelo di modifica giuridica che ho definito sul Corriere del Ticino: una sorta di Vaticano II della scuola pubblica. Per questa ragione, e per la dimensione del cantiere, non può essere solo un progetto da lasciare al DECS ma compete a tutto il Governo e al Parlamento e alle forze politiche attivarsi nel promuovere e a sostenere questo lavoro di riforma.
La scuola media pubblica (statale e privata) è un punto di passaggio obbligato determinante, fondamentale per tutti i giovani per la vita di ogni persona adolescente e adulta, ma a ben vedere a lungo termine per la vita civile di tutti.
Proposte
Le tematiche da toccare e da approfondire con questo lavoro sono numerose ed estese. Da parte mia, evidentemente di parte e parziali, indico quelle che mi sembrano essenziali e basilari per promuovere una vera riforma.
1. Il docente deve tornare ad essere il fulcro dell’istruzione e dell’educazione scolastica; non solo docente ma anche maestro,
2. Va valorizzato e mutato il sistema di rimunerazione (non è un funzionario) e di carriera (non solo verticale ma anche orizzontale),
3. Va riconosciuta maggiore libertà e responsabilità al suo ruolo. Anziché continuare ad essere un esecutore di metodi, ricette pensate da altri (pedagoghi, didattici, scienziati dell’educazione ecc..) occorre invertire la dinamica: prima il docente e poi gli esperti,
4. Mobilità tra docenti e sedi,
5. Valorizzazione del know how dei docenti over 50 in altre nuove funzioni all’interno delle sedi (coaching, tutoring, mentoring),
6. La professione deve tornare ad essere attrattiva per chi la svolge e soprattutto per i giovani
7. Rivediamo tutti gli ostacoli inutili di entrata, tipo esagerati percorsi di guerra per l’abilitazione, salari conformi a ciò che offre il privato aziendale a neo laureati o a neo dottorati,
8. Budget globali per ogni sede scolastica,
9. Direzioni a tempo pieno per ogni sede,
10. Sedi scolastiche più piccole, meglio distribuite e meno affollate,
11. Messa in rete delle diverse sedi distrettuali con una direzione unica a tempo pieno,
12. Decentramento del potere dagli Uffici alle Sedi,
13. I genitori devono essere una parte complementare, sussidiaria e attiva del processo scolastico assieme alle associazioni sportive, culturali,
14. Fare rete con tutti e tutte quelle realtà extrascolastiche che hanno a cuore l’educazione dei giovani.
Non essendo esperto né di didattica né di pedagogia mi sono attenuto a provvedimenti “materiali” che da come percepisco la realtà potrebbero rimotivare e rilanciare la scuola pubblica anche in tempi brevi. Vedo due tappe di riforma parallele: quella sull’organizzazione (il come) e quella sui contenuti (il cosa).
Gli aspetti del “cosa” dovranno essere portati in questo dibattito da chi ha più competenze di me.
Siccome con questa Mozione chiedo che sia lanciata una riforma a 360° mi occupo di impianto educativo in generale e lascio ad altri gli aspetti didattici e pedagogici, mi permetto però di suggerire anche la necessità di:
1. Analizzare modelli di successo sperimentati altrove (es. paesi scandinavi),
2. Favorire la diversità nell’unità dei percorsi scolastici e quindi non l’abolizione dei livelli ma caso mai la formazione di livelli qualitativi diversi,
3. Riproporzionare le competenze scolastiche (in declino) con quella delle competenze sociali (in aumento) sia in quantità che in qualità,
4. Recuperare posizioni nella classifica intercantonale per ciò che riguarda la bravura degli allievi,
5. Promuovere dei percorsi selettivi e meritori sia per gli allievi che per i docenti,
6. Smetterla con le sperimentazioni infinite e sceglier euna via mantenendola su più anni verificandone regolarmente efficia e efficienza,
7. Trovare un sistema affinché quando si tratta di scuola pubblica vi sia davvero parità di scelta, di confronto, di complementarietà, di passaggio tra scuola statale e scuole private,
Certo, queste proposte costano, ma se vi è un settore nel quale i soldi pubblici saranno ben investiti è proprio quello della scuola.
Questo è un cantiere che dovrebbe migliorare a breve, a medio e lungo termine la nostra competitività, la solidarietà, l’educazione, la bellezza e il buon governo del nostro Paese. Cito a memoria una frase recente di un uomo di sinistra, Gianluigi Bersani (Pd): una scuola pubblica inefficace e di dubbia qualità ruba il futuro ai giovani.
Sergio Morisoli, Area Liberale