28 giugno 1712 : a Ginevra nasce Jean Jacques Rousseau, uno dei maggiori filosofi di tutti i tempi. Capace musicista e attento scrittore, Rousseau è conosciuto ai più per il suo “Discours”, profonda critica alla civiltà che si contrappone allo stato naturale di assoluta felicità dell’uomo.


A lato, Rousseau nel celebre ritratto realizzato verso il 1752 da Maurice Quentin de la Tour.

Esordi tardivi
Nato in una modesta famiglia di fede calvinista, Jean-Jacques visse una gioventù difficile e vagabonda, prima di essere ospitato da una borghese della regione di Chambéry, Mme Françoise-Louise de Warens.
Dapprima appassionato di musica e impegnato nella scrittura di opere musicali, la sua vocazione di pensatore si rivelò piuttosto tardi, quando già aveva 38 anni, nel 1750, con la pubblicazione del “Discours sur les sciences et les arts”.
Con i suoi scritti successivi, in pochi anni Rousseau rivoluzionò il sistema del pensiero in una maniera che da una parte gli è valsa l’immortalità e dall’altra lo mise in una situazione di profondo isolamento dagli ambienti intellettuali del suo tempo.

Discours e Illuministi
Il Discours, il suo primo testo filosofico importante, riscosse grande interesse, ebbe un notevole impatto e vinse il premio dell’Accademia di Dijon. Al contempo accentuò la sua posizione di isolamento rispetto agli intellettuali illuministi suoi contemporanei.
Aspra critica della civiltà contrapposta allo stato naturale dell’uomo, il testo spiega che i rapporti umani all’interno della società sono viziati da menzogne e ipocrisie : “Come sarebbe dolce vivere tra noi, se l’atteggiamento esteriore fosse sempre l’immagine delle disposizioni del cuore. […] Prima che l’arte avesse modellato le nostre maniere e insegnato alle nostre passioni un linguaggio controllato, i nostri costumi erano rozzi, ma naturali.”
Tesi fortemente contrapposte alla concezione esistenziale degli Illuministi, i quali celebravano il progresso della scienza e della cultura e il conseguente miglioramento dell’uomo.

Popolo sovrano
E’ nel Contratto sociale del 1762 che Rousseau espose la proposta per una società fondata su un patto equo – costitutivo del popolo come corpo sovrano, unico detentore del potere legislativo e suddito unicamente di sè stesso.
Un’ulteriore manifestazione del suo pensiero in controtendenza rispetto allo spirito politico e sociale del tempo, che gli procurò un aperto conflitto anche con le istituzioni politiche.

Rousseau e Voltaire
Il filosofo e drammaturgo francese François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire (1694-1778) conobbe Rousseau negli anni 1740.
Voltaire era uno dei principali esponenti dell’Illuminismo, di riflesso uno dei principali avversari dei pensieri di Rousseau. Quando si conobbero, questi doveva ancora iniziare la sua “carriera filosofica”, mentre Voltaire aveva già al suo attivo diverse grandi opere, tragedie, epopee e commedie.
Il loro conflitto scoppiò dopo il 1750, a seguito della pubblicazione del Discours. Voltaire guardava dall’alto al basso la maniera in cui il giovane filosofo denunciava la raffinatezza aristocratica che a lui invece tanto piaceva.
Amico dei ricchi e dei borghesi, dei privilegiati e dei nobili, Voltaire era sdegnato dalla denuncia radicale delle ineguaglianze sociali da parte di Rousseau. Il loro conflitto andò crescendo a colpi di lettere incendiarie.
Voltaire andò a toccare con brutalità anche la sfera personale del rivale di pensiero, rimproverando a Rousseau di aver abbandonato i cinque figli avuti con Thérèse Levasseur. Un confronto diseguale, che vide Rousseau abbattuto e sempre più isolato.

Il 18esimo secolo perse i due grandi pensatori nel giro di poche settimane. Voltaire morì il 30 maggio 1778 e Rousseau lo seguì due mesi dopo, il 2 luglio 1778. Entrambi furono sepolti al Panthéon di Parigi.