Chi ha diritto di esprimersi sulle pagine di un determinato portale? Chiunque? Solo gli amici? Tutti tranne i nemici più nefandi e implacabili? Una questione accademica? Forse, ma non per me visto che la questione mi toglie il sonno.

Sono stato rimproverato, e non da persone di poco conto, per avere richiesto, ottenuto e pubblicato un’intervista all’avv. Paolo Bernasconi, punta di diamante della “crociata moralizzatrice anti-Lega”, uso questo termine improprio così tutti capiscono. “Tu contribuisci a dare visibilità…” è stato il rimbrotto più scontato e frequente. Ma ormai la visibilità Paolo e i suoi ce l’hanno da un pezzo, e il loro nome “tira”, come sempre accade quando la gente sente puzza di zolfo. Provate a scrivere un articolo sulla nona sinfonia di Beethoven e mettetelo a confronto con un attacco alla Lega: non c’è paragone. Posso confidarvi che la mia intervista al professor Paolo ha avuto più del doppio di clic di qualsiasi mia altra intervista. Questo non dimostra nulla? Nulla, se non una cosa: la gente si interessa e fa il tifo. Per i crociati che avanzano a bandiere spiegate o per i monelli che lavorano di tirasassi.

La Lega da questi attacchi è stata mortalmente ferita? Neanche per idea. Loro continuano come prima. In ogni caso non mi si faccia credere che, forti anche di un vasto consenso popolare, non abbiano di che rispondere. Per soprammercato, se le argomentazioni dei “crociati” suonano deboli o pretestuose, tutti se ne accorgeranno e la cosa volgerà in favore degli attaccati. Già l’altro Paolo, Sanvido, ha dato una risposta misurata e plausibile alle bordate del suo omonimo. Vero è che, mettendo a confronto le due interviste ci si domanda: “Possibile che stiano parlando della stessa cosa? Dello stesso oggetto politico?” Chi ha ragione? Non sarò io a dirlo.

Poiché errare humanum perseverare autem diabolicum io pubblicherò settimana prossima una nuova intervista, stavolta con il responsabile del portale Belticino. Se racconterà frottole, sarà smascherato; se invece le sue parole colpiranno nel segno, la Lega cadrà.

Francesco De Maria