Riprendiamo dal Corriere del Ticino di sabato 14 luglio questo interessante articolo, destinato a suscitare un vivo dibattito. Ticinolive segue da vicino e con grande attenzione il rapido e drammatico evolversi della situazione economico-finanziaria internazionale: la violenta crisi dell’Europa e dell’Euro, la lotta senza quartiere contro l’evasione fiscale, il tentativo di annientare il segreto bancario svizzero.


Rischi grossi per gli evasori fiscali svizzeri e i loro conti neri in Svizzera e all’estero: anche le banche, gestori e fiduciari diventano, obbligatoriamente, per legge, alleati del fisco svizzero. Aumenteranno i casi scoperti, i procedimenti e le condanne penali e i patrimoni confiscati. Per il 2014 ci si attende la discussione alle Camere federali sul progetto che il Consiglio federale dovrebbe pubblicare all’inizio del 2013. Finora, la guerra globale contro l’evasione fiscale, dichiarata e scatenata dal vertice del G20 di Londra, veniva osservata solo con annoiata indifferenza dagli evasori fiscali svizzeri, cittadini svizzeri e stranieri sottoposti alla sovranità fiscale svizzera. Semmai la preoccupazione riguarda i contraccolpi negativi sulla piazza bancaria svizzera a causa delle incertezze che angustiano i clienti stranieri per il futuro dei loro conti bancari non dichiarati.

Ora però, l’ondata globale antievasione colpisce anche gli evasori fiscali svizzeri. E da un fronte inaspettato: quello antiriciclaggio. Già oggi – ci mancherebbe altro! – la frode fiscale viene punita anche con la pena privativa di libertà, e non dal fisco, ma dal giudice penale, dopo fior di inchiesta da parte del Pubblico Ministero, con facoltà di indagare anche fra i conti bancari. Ma le inchieste sono poche, ad eccezione di qualche Cantone più zelante e delle autorità federali per le imposte indirette e i dazi doganali. Ma allora, perché l’allarme? Perché le Camere federali (per non finire nella lista nera dell’OCSE) dovranno codificare l’applicabilità delle norme antiriciclaggio ai valori patrimoniali non dichiarati fiscalmente. Le conseguenze si affollano: sequestro e confisca, obbligo di dichiarazione dei casi sospetti a carico di tutti gli intermediari finanziari in Svizzera e punibilità degli stessi se violano questo obbligo o, peggio, se accettano, gestiscono, nascondono valori patrimoniali sottratti alle imposte svizzere di ogni genere, dirette o indirette.

La punibilità della complicità a favore dei frodatori fiscali è già prevista oggi, ma raramente perseguita. Domani, questa forma di «complicità» diventa più facilmente perseguibile, come riciclaggio. Nel 1986, quando preparai il progetto di legge sul riciclaggio per il Consiglio federale, mi assicurai l’unanimità in Parlamento offrendogli l’astuzia giuridica che permetteva di escludere le infrazioni fiscali da tutto il pacchetto antiriciclaggio: concessi oltre 25 anni di tregua per gli evasori fiscali e per i professionisti loro alleati. Domani, l’intero, collaudatissimo, arsenale bancario antiriciclaggio passerà al servizio anche della fiscalità svizzera. Allarme per i contribuenti svizzeri, titolari o beneficiari economici di conti non dichiarati «fuori Cantone» e anche nelle banche svizzere a Nassau, Montecarlo, Singapore, Dubai, ecc. ecc.

Per tanti funzionari di banca, fiduciari e gestori patrimoniali la terra USA scotta, ma anche quella europea e dovunque ti possa raggiungere un ordine di estradizione americano. Ma presto scotterà anche la terra di casa. Basterà mettersi in regola per tempo perché, si sa, il diritto penale non si applica retroattivamente. Ma le norme antiriciclaggio sono più insidiose: supponiamo che le nuove norme entrino in vigore il 1. gennaio 2014. Ebbene, quel giorno o, almeno, il giorno dopo, quel banchiere, fiduciario o gestore o simile che sa, perché lo sapeva il 31 dicembre, e anche prima, che un certo conto è frutto di infrazione fiscale aggravata (perché le norme OCSE da applicare parlano di «serious tax crime») lo dovrà notificare al MROS (ma sarebbe meglio al fisco, perché altrimenti il MROS sarà sommerso), se no arrischia il procedimento per riciclaggio. Si arrischia di criminalizzare tutta una categoria professionale e, con quella, tutta una serie di contribuenti disonesti sì, ma «solo» fiscalmente. Tutti sorpresi dagli effetti inevitabili di una nuova norma penale.

Quale rimedio per risolvere i peccati del passato, i cosiddetti Altlasten ? Rubik! Anche i contribuenti stranieri guizzano impauriti in una rete a maglie sempre più strette. Ma a loro viene offerta l’imposta liberatoria. E ai banchieri svizzeri? Persino l’arcigno negoziatore tedesco ha garantito l’immunità penale per le marachelle fiscali in un’epoca in cui erano punibili ma così poco perseguite da sembrare non punibili. Ormai, indietro non si torna. Scurdammoce o’ passato . Il fisco svizzero si godrà un incasso storico, che in tempi di crisi galoppante non fa male. Ora è tempo però, a Palazzo federale e all’Associazione svizzera dei banchieri, di aguzzare l’ingegno.

Paolo Bernasconi, avvocato e docente universitario