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Alla fine di gennaio erano 14 le nazioni che potevano vantarsi del rating AAA, la tripla A che indica la massima solidità finanziaria e un debito sovrano lontano da ogni timore: Svizzera, Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Germania, Hong Kong, Liechtenstein, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Gran Bretagna, Singapore e Svezia.

Assenze che balzano all’occhio sono quelle di Stati Uniti e Francia (quest’ultima ha perso la tripla A proprio all’inizio di gennaio).

Come accade il processo del rating? In maniera semplificata lo si può dividere in quattro tappe principali : la richiesta del giudizio, l’analisi, l’esame del comitato e la pubblicazione.
Una società, una banca o uno Stato devono fare esplicita richiesta (e pagare cifre non indifferenti) per far valutare la propria affidabilità creditizia. Il monopolio del settore è nelle mani di tre agenzie statunitensi : Fitch Ratings, Moody’s e Standard & Poor’s.
Una volta ottenuto l’incarico, l’agenzia di rating esegue l’analisi sulla base di dati pubblici, dati economici, finanziari e altri.
Completata l’analisi, uno speciale comitato valuta il materiale raccolto e esprime un giudizio sottoforma di rating. Se lo ritengono opportuno, i clienti delle agenzie possono fare appello contro le valutazioni che sono state attribuite loro.
Quando il rating è stato notificato alla società o allo Stato, l’agenzia è libera di renderlo noto attraverso un comunicato, immediatamente ripreso dai media. E’ anche possibile richiedere che il rating non venga reso noto.

Negli ultimi mesi sempre più banche e Stati europei colpiti dai giudizi negativi delle tre agenzie esprimono malumore e critiche, accusando Fitch, Moody’s e S&P di affossare la loro economia, minacciando azioni legali e screditando a mezzo stampa il loro giudizio.
Dalle agenzie di rating bisognerebbe forse staccarsi, cominciando con rescindere contratti milionari che generano giudizi sempre più spesso negativi.
Come avevano fatto lo scorso aprile le banche della Danimarca, quando avevano rotto i contratti con Moody’s, dopo che l’agenzia le aveva minacciate di un loro prossimo declassamento per i rischi legati al rifinanziamento dei titoli ipotecari.
Qualche giorno prima Moody’s aveva annunciato il declassamento di 114 banche in Europa e negli Stati Uniti.