Tra solidarietà dovuta… e bacchettate sulle dita
L’aggressione avvenuta nei confronti di Boris Bignasca al Paravento di Locarno è senz’altro da condannare. La politica dev’essere la pedana del confronto sul piano analitico, ideale, culturale e ideologico. Usare mani o anfibi stringati di rosso (o di bianco, ben’inteso) non può e non deve rientrare nel repertorio di nessuno.
Per quanto concerne i Giovani Liberali Radicali Ticinesi, più che un silenzio voluto – dal triste episodio ad oggi – si tratta di un ritardo che non è solo legato alla canicola e allo sparpagliamento dei propri simpatizzanti in giro per gli scogli di mezzo mondo. Anzi.
Alcuni scritti – passando da Bignasca jr. a Fraschina, Quadri e i Giovani Leghisti – hanno smorzato un immediato slancio solidaristico (sebbene, replicandolo anche per i più sordi, la violenza in politica non deve trovar domicilio) e ci hanno obbligati a discutere sulla forma e il contenuto del comunicato stampa.
Ci riferiamo in particolare ad alcuni paragoni ed alcune affermazioni buttate qua e là che non possono non sorprendere. Anzi, spiazzano. Innanzitutto, la citazione del caso Tamagni non ha alcuna giustificazione, già solo per il manco di proporzionalità fra i due termini di paragone: quanto successo a Bignasca jr. non può assolutamente richiamare quanto successo al giovane di Gordola, ucciso a pedate in testa. Inoltre, tirare in ballo (sebbene l’uso del toute proportion gardée) le ipotetiche sensazioni delle donne stuprate, è lo sconfinamento finale del racconto bignaschiano che – al di là della retorica eccessiva utilizzata su Facebook – genera lui stesso quei freni nel procedere immediatamente alle espressioni di solidarietà.
Ma non possono nemmeno passare inosservate alcune uscite dal leggero sapore di verginella sorpresa e indignata, quando la galassia leghista scrive denunciando l’“imbarbarimento” del clima politico (ve li ricordate i campi di lavoro in prima pagina sul Mattino? Ve lo ricordate il cubitale “Vaffanculo” al professor Bergier?) e la “violenza verbale” cui i militanti della Lega sono soggetti (scusate, ma la violenza verbale del domenicale leghista? Non ci pare un papier de la Sorbonne).
Fa pure sorridere che si reclami il ritorno alla “civiltà” e al “buon senso” (che dire dello stupro – quello sì! – delle più elementari regole dello Stato di diritto? O delle costruzioni di muri immaginari? O delle soluzioni ubriache mai portate avanti?). Da più parti, tra l’altro, è stato scritto che la violenza subita è dovuta al semplice fatto che Bignasca jr. appartenga alla Lega. Non è così. Semmai è – in parte – il risultato di un certo leghismo, di un certo approccio ansiosamente denigratorio e burino (l’ultima sentenza sui Bignasca parla di pubblicazioni “inutilmente lesive” e “inammissibilmente svalutative”!) che non appartiene a tutti i leghisti. Difficile vedere i Caverzasio o le Rueckert, rappresentanti del lato cortese della Lega, nel mirino di violenze, no?
Infine, si rivela essere piuttosto scomposta e abborracciata la conclusione sulla presunta Locarno violenta, cercando un riscontro empirico in un episodio successo 4 anni fa (a proposito di violenza, dov’era il sostegno quando si trattava di raccogliere le firme per l’iniziativa GLRT contro la violenza giovanile?). Ergo, giusta la solidarietà verso chi è vittima di un episodio di violenza gratuita. Ma è pure giusto da questo episodio, così come da un silenzio tanto rumoroso quanto simbolico, avviare qualche riflessione e fors’anche un esamino di coscienza, al di là di quanto successo all’ombra del pardo.
I Giovani Liberali Radicali Ticinesi