È salita ai massimi livelli la tensione tra Londra e Quito, dopo la concessione da parte dell’Ecuador dello status di “rifugiato politico” a Julian Assange, il celebre fondatore di Wikileaks, del quale la Svezia ha richiesto all’Inghilterra l’estradizione per un presunto reato sessuale. In realtà sono gli Stati Uniti che vogliono mettere le mani su Assange, e il rischio che la Svezia – dopo averne ottenuta l’estradizione – lo consegni agli USA è indubbiamente alto.
Anche la Svezia ha reagito duramente alla decisione di Quito, annunciando che convocherà l’ambasciatore ecuadoriano. “L’Ecuador ha fermato in maniera inaccettabile il processo giudiziario svedese e ha intralciato la cooperazione europea”, ha detto Anders Jorle, portavoce del ministero degli Esteri svedese.
L’hacker australiano si trova all’interno dell’ambasciata equadoriana nel centro di Londra da otto settimane, da quando ha perso la battaglia legale per evitare l’estradizione in Svezia, dove risulta indagato sotto l’accusa di stupro. Da Quito, il ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino ha detto di temere per la sicurezza e i diritti di Assange. Perciò il suo governo ha deciso di accordargli l’asilo.
Secondo Patino, l’estradizione di Assange in un paese terzo senza adeguate garanzie è probabile ed esistono prove secondo cui non avrebbe un processo equo se venisse portato negli Stati Uniti. “Questa è una decisione sovrana protetta dalle leggi internazionali. Non ha senso supporre che implichi una rottura delle relazioni con la Gran Bretagna”, ha detto il ministro.
Dal canto suo la Gran Bretagna – che ieri ha minacciato di fare irruzione nell’ambasciata londinese per arrestare Assange – si è detta in una nota “rammaricata per le dichiarazioni del ministro degli Esteri ecuadoriano e del fatto che l’Ecuador offrirà asilo politico” ad Assange. Il ministro degli Esteri William Hague ha ribadito che il suo Paese “non permetterà al signor Assange di uscire liberamente dal Regno Unito, non ci sono basi legali perché ciò accada”.
Fuori dall’ambasciata dell’Ecuador, che si trova nei pressi dei grandi magazzini Harrod’s, i sostenitori di Assange hanno annunciato per megafono la decisione di Quito, salutata con urla e applausi.
(Fonte: Reuters)