I recenti sviluppi in Medio Oriente e la tragica situazione siriana devono essere spunto per una approfondita riflessione riguardo all’importanza del rispetto dei principi etici e morali nei rapporti con i diversi paesi. Negli scorsi anni ho avuto occasione di svolgere un ruolo di formatore nel campo della medicina, visitando a più riprese molti paesi dell’aria mediorientale ed asiatica, tra i quali in particolare Siria, Iran, Sudan, Pakistan ed India e di avere contatti approfonditi con rappresentanti del mondo medico, accademico e politico di questi paesi.

Dal dopoguerra numerosi paesi sono divenuti cosiddette repubbliche islamiche, basate, almeno in parte, sulla legge islamica. Con l’indipendenza del subcontinente indiano dall’impero coloniale britannico la regione venne divisa in due parti, l’India, che è uno stato laico con una maggioranza religiosa Indù ed appunto il Pakistan nazione a maggioranza mussulmana e con legislazione basata sulla legge islamica. In Iran gli esponenti del potere religioso governano dal 1973 a seguito della rivoluzione, mentre in Sudan ed in Mauritania le leggi islamiche sono state gradualmente introdotte dai rispettivi governi al potere.

Ai governi autocratici dell’area mediterranea, nella più ferma condanna dei metodi di governo, va riconosciuto di avere garantito la laicità dello stato. In Siria la classe economica dei professionisti e dei commercianti ha per decenni costituito un importante supporto per il regime al potere, proprio per il fatto che questi garantiva la laicità dello stato.

Mentre nei secoli passati tradizionalmente la cultura islamica nutriva un profondo rispetto per le minoranze etniche e religiose, in molti paesi a maggioranza mussulmana i diritti delle minoranze non vengono più adeguatamente rispettati. In molti paesi del Medio Oriente fino a pochi anni fa i cristiani erano visti non solo come elemento indispensabile per l’economia del paese, ma anche quali utili intermediari e cinghia di trasmissione da parte di governi per la convivenza tra mussulmani ed ebrei. In diversi paesi africani, in particolare in Nigeria e in Etiopia assistiamo purtroppo a crescenti violenze nei confronti delle minoranze cristiane. Oggigiorno nel mondo la comunità cristiana risulta secondo studi dell’ONU e di Amnesty International quella più perseguitata e uccisa.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla protesta delle donne tunisine a seguito della nuova costituzione, che vuole attribuire loro un ruolo non paritetico, ma “complementare” a quello degli uomini. Nella stessa Turchia, ove la divisione tra stato e religione è comunque ancora garantita, l’identità culturale laica fatica sempre di più a mantenersi.

Nei rapporti internazionali, non solo a livello governativo, ma anche di ONG, di contatti economici e commerciali e di scambi culturali il rispetto delle norme che costituiscono la base della nostra società civile deve rappresentare per noi svizzeri e occidentali una assoluta priorità.

Guido Robotti, medico e membro di comitato di AreaLiberale

Nella foto: il dottor Robotti interviene al congresso di Shiraz (gennaio 2004). Al suo fianco si nota la bandiera iraniana.