Nella Berna federale comincia a sorgere qualche dubbio sulla libera circolazione delle persone.
La libera circolazione, come ormai sanno anche i paracarri, sta avendo conseguenze molto negative in Ticino, sia sotto l’aspetto occupazionale (frontalieri e padroncini che lavorano a scapito dei residenti) che da quello della sicurezza, leggi criminalità d’importazione.

La situazione attuale è quindi insostenibile, anche perché il “gap” tra Svizzera e Italia è eccessivo ed insuperabile. Il presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali Fulvio Pelli ha dichiarato, in occasione della “giornata del presidente”, che il popolo, quando è chiamato alle urne, vota quasi sempre la cosa giusta, anche se i politici ci mettono un po’ ad accorgersene. Ebbene, il popolo ticinese ha sempre votato contro la libera circolazione delle persone.
Adesso però i problemi stanno sorgendo anche Oltralpe. Per cui Berna, che quando a lamentarsi è solo il Ticino risponde sistematicamente che non è vero niente, deve ora correggere un po’ il tiro. O almeno fingere di farlo. Sicché nei giorni scorsi il capo dell’Ufficio federale della migrazione Mario Gattiker ha manifestato la propria preoccupazione: la libera circolazione delle persone non deve servire da base ad una migrazione motivata da ragioni economiche.

Ci sarebbe da ridere, o da piangere a dipendenza. Quando mai la libera circolazione delle persone è stata altro? L’esplosione in Ticino dei frontalieri, soprattutto negli uffici dove di frontalieri non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno, visto che la forza lavoro residente basta e avanza, non è forse una migrazione economica? E che tipo di migrazione si aspettava il buon Mario (Gattiker) dalla libera circolazione con un’Unione europea in bancarotta? In Italia la disoccupazione giovanile è al 30%. Gli uffici di collocamento e la stampa invitano massicciamente a cercare un’occupazione in Ticino. La migrazione economica non è una vaga minaccia, è una realtà da anni! E comincia ad esserlo anche in Svizzera tedesca. Il buon Gattiker, poi, non la racconta giusta quando sostiene che questi migranti economici “non ricevono né aiuto sociale né indennità di disoccupazione”. Ci spiace per il Mario, ma queste sono delle panzane belle e buone. In regime di Bilaterali, il migrante UE, per ottenere di potersi stabilire in Svizzera, deve sì avere un posto di lavoro da noi. Però può anche perderlo nel giro di pochi giorni e correre subito dopo ad iscriversi alla disoccupazione se dimostra (?) di aver lavorato in un paese UE un numero di giorni sufficiente ad aprire un termine quadro da noi. In questo modo può mettersi in disoccupazione ed, in seguito, assistenza; eccome che può!

Una cosa però è certa: se anche a Berna cominciano a porsi delle domande sulla libera circolazione delle persone con un’UE fallita, caratterizzata da tassi di disoccupazione alle stelle, non vuol dire che i funzionari federali cominciano a scendere sulla terra. Vuol solo dire che la situazione è davvero tragica.

Lorenzo Quadri