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Sempre più polemiche attorno all’acquisto, da parte delle forze aeree svizzere, degli aerei da combattimento svedesi Gripen.
L’accordo fiscale con la Germania sembra invece riprendere colore, proprio quando sembrava essere entrato in una fase da malato terminale
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Sabato scorso il ministro svedese della Difesa, Karin Enström, ha precisato che lo sviluppo del nuovo modello dell’aereo da guerra Gripen E/F, che la Svizzera vuole acquistare, si concluderà nel 2023, scrive il quotidiano romando Le Temps : “Il domenicale SonntagsBlick, come la NZZ am Sonntag, notano che la Svezia potrebbe diminuire il numero dei velivoli in costruzione (22 quelli ordinati dalla Svizzera), il che rimetterebbe in questione l’intero progetto.
In un primo tempo, nell’attesa della consegna e per alleggerire il carico dei vecchi FA-18, la Svizzera potrebbe “noleggiare” aerei da combattimento Gripen di un modello diverso modello, 8 Gripen C e 3 Gripen D.
Domenica scorsa il domenicale Sonntag scriveva come EADS offrirebbe alla Svizzera 33 Eurofighter d’occasione, provenienti dagli stock della Luftwaffe tedesca, per un 3.2 miliardi di franchi (100 milioni in più dei 22 Gripen previsti) oppure 22 aerei per 2.2 miliardi.
Malgrado le critiche e le difficoltà, Maurer sostiene appieno l’acquisto dei 22 Gripen E/F. Un sostegno che ha ribadito ancora mercoledì sera all’emissione televisiva Rundschau, sul canale svizzero-tedesco SF : “I Gripen oppure niente – ha detto – I Gripen sono il piano A, che è eccellente. Un piano B non è necessario.”

Altro fronte caldo è la guerra fiscale che la Svizzera sta combattendo su diversi fronti. Sempre domenica scorsa, il SonntagsBlick scriveva che l’ASNI, l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente, ha chiesto all’UDC di aiutarla a raccogliere le firme contro gli accordi Rubik firmati da Berna con Austria, Germania e Gran Bretagna.
L’ASNI ha poco meno di un mese di tempo per raccogliere le 50mila firme necessarie. Ne deve raccogliere ancora circa la metà. Senza l’appoggio dell’UDC il referendum potrebbe fallire ancor prima di essere sottoposto al popolo.
Rubik prevede la tassazione dei fondi depositati nelle banche svizzere da contribuenti stranieri, in cambio della protezione del loro anonimato. L’accordo di questo tipo concluso con la Germania è minacciato dall’opposizione dei socialdemocratici tedeschi, ma non è escluso che venga salvato. Per far questo la Svizzera dovrebbe accettare le domande raggruppate per i clienti tedeschi delle sue banche che cercano di sfuggire a Rubik trasferendo i loro soldi in Asia.
Per ammansire il socialdemocratici tedeschi, la Svizzera dovrebbe autorizzare l’applicazione retroattiva di questa disposizione. A Berna la competente commissione ne discuterà il prossimo settembre.