La raccolta firme per il referendum contro gli accordi fiscali promossa dall’ASNI e sostenuta attivamente dalla Lega dei Ticinesi e dalla Sezione UDC Ticino prosegue con entusiasmo, almeno in Ticino, sebbene il periodo estivo sia sempre penalizzante. Personalmente seguo in prima linea (in bancarella) e devo ammettere che sempre più persone si avvicinano a chiedere informazioni e a sostenerci nell’azione che è in corso, appoggiandoci poi con la loro firma.

L’esperienza che ho vissuto tra la gente, in queste settimane estive, mi ha arricchito con il contatto personale e per alcuni aspetti anche toccato con alcuni racconti a dir poco tristi e vergognosi. Persone che hanno perso il lavoro per essere sostituiti da frontalieri e non solo nei classici mestieri che i “ticinesi non vogliono fare più o non hanno mai fatto” (secondo alcune prese di posizioni OCST nel campo edile o da statistiche ufficiali). Ciò che è più grave è l’elevata presenza di frontalieri nel settore terziario, specie in banca, in fiduciarie ed assicurazioni.

I “colletti bianchi” ticinesi stanno scomparendo per essere sostituiti con colletti bianchi “bocconiani” che non hanno nemmeno più bisogno di sapere le tre lingue nazionali svizzere e di possedere un background bancario svizzero orientato al silenzio e alla discrezione. Basta andare a pranzo in centro a Lugano e ascoltare alcune discussioni poco discrete fatte sulla clientela per capire che i signori seduti non sono indigeni e non hanno il minimo interesse a salvaguardare il segreto d’ufficio e la privacy della propria clientela.

Tornando al Referendum, l’obiettivo principale che ci eravamo posti era raccogliere circa 8’000 firme, corrispondenti almeno a 2/3 delle persone che lavorano nel settore bancario e parabancario ticinese. Contiamo con cauto ottimismo di raggiungere in Ticino questo risultato entro il 15 settembre, poi tutte le firme andranno al Comitato ASNI per le spedizioni alle cancellerie comunali svizzere.

Da quanto ci risulta vi sono stime che indicano un pacchetto di 38’000 firme già raccolte e questo fa ben sperare in un “rush finale” grazie ai tanti che erano in vacanza e sono da poco rientrati. A nostro favore giocano, ahimè, le figuracce del Consiglio Federale che stiamo incassando all’estero, specie con la Germania, e in particolare con la nostra Ministra delle Finanze e Presidente della Confederazione Widmer Schlumpf. Questo porta ancor più la gente a sostenere il Referendum, poiché il popolo si è reso conto che siamo divenuti, come Svizzera, lo zimbello dell’Unione Europea e degli USA. Le persone con le quali abbiamo avuto contatto in piazza, raccogliendo le firme, sono rimaste tutte sconcertate dalle figure imbarazzanti e dalla debolezza che fino ad oggi il nostro Governo federale ha dimostrato.

Se poi aggiungiamo al tutto le affermazioni inquietanti del nostro Ambasciatore svizzero a Berlino, che si è permesso di sottolineare, durante una trasmissione televisiva tedesca, che il “segreto bancario svizzero ha favorito l’evasione”, allora c’è poco da stare allegri. Chi ci gioca contro sono le grosse banche svizzere consapevoli che anche se dovessero tagliare migliaia di posti di lavoro in Svizzera e perdere capitali gestiti in fuga per altri lidi “meno servizievoli” all’OCSE, andrebbero comunque a recuperare il “core business” (affari principali e redditizi) nei nuovi mercati emergenti come l’Estremo Oriente. il Medio Oriente, senza dimenticare l’Africa.

Non vi sono solo le grosse banche ma anche talune banche medie e molte categorie di associazioni. Tutte sicure e convinte che con questi accordi la Svizzera avrà solo da guadagnarci. Peccato smentirli, già solo con il fatto che iniziano a uscire le prime cifre di bilancio delle banche e già si intravvedono minori patrimoni gestiti. La conseguenza immediata ovviamente sarà il licenziamento di parte dell’organico.

Qualcuno sostiene che oramai il “buco nella diga” è stato fatto e ora la diga è pronta a sgretolarsi (vedi articolo sul Cdt di oggi dell’Avv. Giudici). In parte ciò è vero e per questo dobbiamo ringraziare il Consiglio Federale già dai tempi di Merz per avere ceduto nei confronti dell’ OCSE, senza pretendere che prima fossero gli altri Stati (USA, GB, Austria, Lussemburgo, ecc.) appartenenti all’organizzazione stessa, al G20 e all’UE a essere più trasparenti e a introdurre regole ferree, come abbiamo già noi da anni, in materia di riciclaggio e riconoscimento del cliente (CDB ). No, da buone”verginelle in sala parto” abbiamo voluto correre avanti e fare anche quanto non ci è mai stato richiesto.

Il risultato di tutto questo? La sciagurata “Weissgeldpolitik”; su tutto il pianeta Terra siamo solo noi svizzeri a volerla adottare. In ogni modo con il Referendum noi vogliamo dimostrare che una parte della popolazione non ci sta a questo “gioco al massacro” e quindi vogliamo portare la popolazione svizzera al voto (nel novembre di quest’anno). Sarà il popolo svizzero a decidere il proprio destino e non i burocrati di Berna.

Vorremmo che i cittadini fossero consapevoli del rischio di impoverimento cui andremo incontro, senza un settore finanziario-economico che possa generare una considerevole parte del Prodotto interno lordo nazionale (oggi circa il 12%) e dare lavoro a circa 150’000 persone.

Tiziano Galeazzi
Membro direttiva UDC Ticino