La minaccia principale alla sicurezza in Libia è l’intreccio tra i rivoluzionari che hanno deposto il regime di Gheddafi e i guerriglieri che già erano presenti nel paese, o che sono entrati approfittando proprio della guerra, scrive il portale di informazione Il Fatto Quotidiano.
“Non è un fulmine a ciel sereno l’attacco di oggi a Bengasi – si legge nell’articolo – la situazione nel Paese è tutt’altro che serena. A fine agosto in pieno giorno a Tripoli, un gruppo di islamisti radicali aveva raso al suolo una moschea, perché conteneva le tombe di alcuni mistici sufi.
… Alcuni gruppi jihadisti considerano il sufismo estraneo all’ortodossia musulmana, nonostante il suo radicamento sociale e culturale, anche in Libia, tanto che il giorno precedente, il 24 agosto, un altro gruppo radicale aveva distrutto un’altra moschea sufi a Zlitan e dato fuoco alla biblioteca annessa.
… La minaccia principale alla sicurezza interna della nuova Libia, secondo molte analisi internazionali, deriva proprio dall’intreccio tra le formazioni rivoluzionarie che hanno deposto il regime di Gheddafi con l’appoggio della Nato e i nuclei di militanti jihadisti che già erano presenti nel paese o che sono entrati approfittando proprio della guerra.
Sia il Consiglio nazionale di transizione che il nuovo Congresso hanno fatto della smilitarizzazione di queste formazioni una priorità politica, ma finora senza ottenere i successi sperati.
Un recente articolo apparso sulla rivista Foreign Affairs illustra l’ambiguità dei rapporti tra le milizie e le nuove istituzioni politiche.
Da un lato il governo ha attivato alcuni programmi per disarmare e smobilitare le milizie e integrare le “brigate” rivoluzionarie nella struttura del nuovo esercito nazionale e nei servizi di sicurezza.
Dall’altro, proprio l’assenza di efficaci forze di polizia, ha fatto sì che lo stesso governo si affidasse ad alcune milizie per garantire il controllo delle zone più difficili del paese.
… (In Libia) esistono almeno quattro tipi diversi di gruppi armati: brigate rivoluzionarie, brigate irregolari, brigate post-rivoluzionarie e milizie.
In termini di cifre tra il 75% e l’85% degli uomini armati e una percentuale simile delle armi negli arsenali, sono fuori dal controllo del governo centrale.”
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