Da lunedì, violenze e proteste vanno di pari passo in buona parte dei paesi islamici, da quanto su Internet è apparso il trailer di un telefilm contro l’Islam, Innocence of Muslims.


Ultimo grave episodio, dopo l’uccisione a Bengasi, in Libia, dell’ambasciatore statunitense e di tre funzionari della sede diplomatica USA, è l’attacco dell’ambasciata tedesca a Khartum da parte di migliaia di manifestanti. L’edificio è stato completamente distrutto da un incendio.
Il ministero tedesco degli affari esteri ha confermato che il personale dell’ambasciata non è stato coinvolto negli scontri.

In Libano, dove attualmente si trova in visita Papa Benedetto XVI, un manifestante è stato ucciso e altri feriti, in scontri tra forze di polizia e gruppi di islamisti.
A Gaza, il capo del governo di Hamas Ismaïl Haniyeh, ha partecipato a un corteo di protesta composto da migliaia di persone e ha esortato “l’amministrazione americana a presentare le sue scuse alla nazione araba e islamica per il film rivoltante e a portare di fronte alla giustizia il regista della pellicola.”
Al Cairo, dove da martedì l’ambasciata statunitense è assediata da continue manifestazioni, scontri sporadici con le forze dell’ordine hanno avuto luogo venerdì mattina.
Il potente movimento dei Fratelli musulmani, di cui fa parte il presidente egiziano Mohamed Morsi, ha ritirato l’appello a manifestare in tutto il paese.
A Sanaa, capitale dello Yemen, giovedì sono morti quattro manifestanti, uccisi nei disordini di fronte all’ambasciata americana. A Dacca, in Bangladesh, decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato nelle strade e bruciato bandiere israeliane e americane.
In Indonesia centinaia di islamisti hanno manifestato a Djakarta contro “la dichiarazione di guerra” che il film Innocence of Muslims rappresenta. Infine, nella capitale iraniana Teheran migliaia di persone si sono riunite nei pressi dell’ambasciata svizzera, che rappresenta gli interessi americani nel paese, scandendo slogan contro gli Stati Uniti e contro Israele.