Da qualche settimana il gruppo italiano Benetton celebra “i disoccupati dell’anno”. Una provocazione “sociale” che non ha mancato di suscitare un acceso dibattito in Internet.

C’è Eno, un «non-attore». Valentina, una «non-avvocato», Angel, un «non-ingegnere industriale». Giovani che ci guardano dritti negli occhi dai cartelloni dell’ultima campagna pubblicitaria di Benetton, battezzata “Unemployee of the year – i disoccupati dell’anno».

Non è finzione, si tratta di veri disoccupati, ovviamente belli e ben vestiti, che rappresentano la generazione maledetta dei senza lavoro : 100 milioni in tutto il mondo solo nella fascia dei 18-30 anni, perlomeno stando alle cifre conosciute. Le cifre reale sono ben più alte.

Parallelamente a questa campagna, il gruppo Benetton ha deciso di aiutare 100 disoccupati di età compresa tra i 18 e i 30 anni che sapranno presentare un progetto capace di avere un impatto sociale nella collettività e contribuire a rilanciare l’economia.
I candidati, che devono certificare di essere senza lavoro, hanno tempo sino al 14 ottobre per mandare le loro idee alla fondazione Unhate di Alessandro Benetton (www.unhatefoundation.org).
Quale aiuto, ognuno di loro riceverà 5’000 euro. Un importo modesto se confrontato con i 20 milioni di euro pagati per questa campagna pubblicitaria e ovviamente i detrattori dell’operazione stanno già manifestando il loro disappunto in Internet.

A Benetton viene rimproverato di usare senza scrupoli un tema sensibile come la disoccupazione giovanile per i suoi fini commerciali.
Una delle critiche più comuni è : perchè il gruppo non dà un lavoro a questi cento giovani?
Con 30mila persone impiegate in 120 paesi, l’azienda ha sicuramente la possibilità di assumere un centinaio di persone in più, ammette Alessandro Benetton, ma questo non è lo scopo della campagna : “Si tratta di un’azione simbolica che deve creare il dibattito e incoraggiare altre compagnie a reagire.”

(Fonte : Le Matin.ch)