Le considerazioni dell’on. Quadri sono pertinenti ma non possono in alcun modo attenuare la gravità della sconfitta subita dall’ASNI e, più in generale, dagli oppositori agli Accordi fiscali. Il “fronte del cedimento a ogni costo” (governo capitanato da Madame 5%, partiti “borghesi”, grandi banche) ha mostrato tutta la sua forza, paralizzando addirittura l’UDC federale, con l’aiuto della quale il modesto traguardo delle 50 mila firme sarebbe stato facilmente raggiunto. [Francesco De Maria]

La non riuscita, per poco, del referendum contro il triplo accordo fiscale con Germania, Gran Bretagna ed Austria è certamente un fatto molto negativo. E’ negativo per la piazza finanziaria in sé. E quindi per i suoi posti di lavoro. A rischio ce ne sono almeno 50mila.

Ma in ballo, e forse questo non è stato capito, non c’è solo la piazza finanziaria. A rischio è la nostra indipendenza e il rapporto tra Stato e cittadino. E’ chiaro che a Berna ogni pretesto è buono per affossare ciò che rende la Svizzera non eurocompatibile. Ed è esattamente questo il caso del segreto bancario. L’obiettivo è infatti sempre il medesimo: portare la Svizzera nell’Unione europea contro il volere delle popolazione. Per questo, tutto ciò che dall’UE ci distingue, va cancellato.

Poi c’è l’aspetto, gravissimo, del tradimento dei propri concittadini da parte del Consiglio federale. Autorizzando, senza disporre della base legale, alcune banche a trasmettere i dati di collaboratori ed ex collaboratori all’autorità USA, il Consiglio federale espone queste persone – ma anche i loro congiunti – al rischio di arresto, nel caso mettessero piede negli Stati Uniti. Le banche hanno tradito i propri collaboratori con la complicità del Consiglio federale, il quale dovrebbe garantire la tutela dei propri concittadini. I dati trasmessi agli USA non riguardano, sia chiaro, dei delinquenti, ma semplicemente degli impiegati che eseguivano, nel rispetto della legge svizzera, le direttive che venivano loro impartite.

Non mettere in discussione questo modo di agire significa accettarlo. E’ questo il messaggio trasmesso dalla non riuscita del referendum. Di conseguenza, si può tranquillamente affermare che si chiude un’era nei rapporti tra cittadino e Stato. La fiducia non è più possibile. Perché, sia chiaro, quanto accade con il segreto bancario che – come è stato più volte sottolineato dagli incaricati della protezione dei dati – costituisce una componente del diritto alla privacy, è solo la punta dell’iceberg. Allo stesso modo bisogna attendersi che anche altri diritti fondamentali dei cittadini elvetici verranno svenduti al primo Stato od autorità estera non appena farà la voce grossa.

E c’è anche un altro aspetto da non dimenticare. Uno dei principali paradisi fiscali, è stato riconosciuto ancora in questi giorni, è lo Stato americano del Delaware. Gli USA hanno dichiarato una guerra economica alla Svizzera, ma si sono ben guardati dal prendere provvedimenti contro il Delaware dove si nasconde la massima parte dei capitali non dichiarati di cittadini statunitensi.

Il Consiglio federale sulla questione Delaware non ha fatto un cip. Mai si è sognato di far notare a Washington la contraddizione, o meglio l’ipocrisia, del suo agire. Semplicemente, ha alzato bandiera bianca davanti alle pretese americane. Anche questa deriva, senza referendum, viene di fatto “benedetta”.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi