In questa intervista il professor Francesco De Maria interroga il presidente dei Giovani liberali-radicali principalmente sugli “affari interni” del partito. Le risposte di Giovanni Poloni descrivono una forza politica che, dopo aspri travagli intestini e qualche amara sconfitta, è ancora pronta a battersi per quell’ambito primato che ha gestito per molti anni.


Francesco De Maria Ero al Mercato coperto il 22 settembre e 5 minuti prima della proclamazione del risultato ero convinto, come quasi tutti i miei amici, che il giovane Pini sarebbe stato eletto. Anche lei l’ha pensata così?

Giovanni Poloni Ammetto di sì. Ma la votazione era tirata e lo si sapeva sin dall’inizio. I voti di Michele Morisoli si son divisi più o meno equamente tra Nicola e Rocco e l’esito finale – 357 a 346 – dimostra che entrambi i candidati hanno saputo creare consenso. Data la provenienza sopracenerina di Michele molti avranno dato per scontato che i voti sarebbero confluiti verso l’altro candidato sopracenerino. Ma non è andata così. In fondo, è il bello delle primarie, di ogni votazione democratica: non si sa chi vince fino alla fine. Niente è preconfezionato. Questa modalità di voto, una prima storica nel panorama politico ticinese, fortemente voluta da GLRT, ha saputo appassionare ed entusiasmare la base fino all’ultimo.

I “piniani” sconfitti di misura accetteranno pienamente il nuovo presidente e collaboreranno con lui?
GP A nome di tutti i giovani posso sicuramente confermare il nostro entusiasmo e l’impegno che assicureremo alla nuova presidenza. Come ben descritto nell’editoriale del Corriere del Ticino da Gianni Righinetti, abbiamo saputo dimostrare la nostra maturità sin dalla proclamazione di Rocco quale presidente. E non si riferiva solo all’intervento – peraltro molto apprezzato dalla sala – di Pini che, prendendo la parola subito dopo l’elezione di Cattaneo, ha assicurato al neopresidente il sostegno suo e di GLRT. Al nostro interno, come movimento giovanile, era chiaro sin dal principio che chiunque avesse vinto, avrebbe avuto il nostro pieno appoggio. Vogliamo collaborare con tutti coloro che nutrono un sano attaccamento ai valori liberali radicali e militano onestamente per la qualità e il bene del partito, così come del Cantone. Vogliamo un giusto mix tra esperienza e frizzantezza d’idee e metodi, dove ognuno cerca di convincere per i contenuti e non per i contenitori. Vogliamo discutere di temi: spending review, fiscalità, rapporti Comuni –Cantone, abusi nel mercato del lavoro, promozione economica, formazione o meritocrazia, per citarne alcuni.

Lei pensa che il malaugurato caso FoxTown sia costato il posto (senza che ne avesse colpa) a Pini?
GP Bella domanda … penso comunque di no. Semmai rimane un po’ di rammarico per il fatto che probabilmente il fattore età ha sicuramente pesato sulla scelta di alcuni delegati (“l’è bravo, ma adess l’è tropp giovin”), che ritenevano la giovane età di Nicola un problema e non un’opportunità. Peccato.

Quello dei tre candidati che più ha cercato di toccare le corde della “sensibilità partitica” e che ha enfatizzato l’obiettivo (ovvio) del recupero della maggioranza in governo, è stato eliminato per primo. Non è strano?
GP La campagna dei tre candidati è stata corretta e di qualità. Michele ha messo l’accento sulle sue competenze politiche e sull’esperienza dal Consiglio comunale al Gran consiglio, passando per la Commissione cerca per il Nazionale. Forse, ha commesso un errore criticando concetti – come la formattazione e la rottamazione –che erano chiaramente frutto di una dialettica pepata usata nella campagna. Tra l’altro, due concetti che piacevano a molti, anche con i capelli grigi. Il nocciolo della questione sta nel gestire e sfruttare al meglio le diverse sensibilità presenti nel partito, non nel limarle fino all’appiattimento. Michele ha fatto una buona campagna presidenziale. Si è profilato come il candidato che maggiormente poteva dare continuità, e come tutti ricordano, era già disponibile a prendere le redini del partito a seguito delle dimissioni di Walter Gianora.

Secondo lei Gendotti voleva prendersi la carica di presidente, e non c’è riuscito, oppure ha rinunciato spontaneamente perché il posto non gli piaceva?
GP Gendotti è stato molto sincero e aperto con tutti: aveva affermato che qualora ci fossero stati dei candidati validi si sarebbe fatto da parte. Un uomo di parola e di valore. Ha dimostrato apertura al nuovo, accettando in Direttiva la proposta di GLRT di lanciare una campagna presidenziale con le primarie. Gendotti ha portato a termine il suo ruolo di coordinatore con successo, dimostrando franchezza e correttezza. Anziché disertare il partito – polemizzando ad ogni piè sospinto – come hanno fatto taluni durante i momenti più difficili, Lele si è messo in gioco. Ancora una volta: grazie!

Ci parli di GLRT, l’associazione che lei presiede. Quanti aderenti conta? Quanti deputati in Gran Consiglio?
GP L’ufficio presidenziale è composto dal Presidente, tre Vice e un segretario. Abbiamo 4 Granconsiglieri targati GLRT: Samuele Cavadini, Giacomo Garzoli, Paolo Pagnamenta e Stefano Steiger. Il Direttorio, lo zoccolo duro di GLRT dove vengono discusse e prese le decisioni, conta circa 30-40 giovani che cercano di combinare studi, professione e interesse per la politica. Ogni mese ci incontriamo per promuovere attività politiche, dibattiti, iniziative, approfondimenti. Ben inteso: anche i momenti mondani ci piacciono. Non dimentichiamo inoltre che sono numerosi i gruppi di GLRT presenti nelle singole realtà comunali: ne abbiamo eletti oltre 200 nell’ultima tornata, compresi municipali e un Sindaco! Noi cerchiamo di coordinare le attività a livello Cantonale e facciamo da cassa di risonanza. Possiamo affermare di essere il primo movimento giovanile in Ticino per aderenti, qualità delle proposte e apertura verso l’esterno. Dialoghiamo molto con il centro azzurro, ma abbiamo anche amiche ed amici, nonché interlocutori, negli altri movimenti giovanili.

I Giovani liberali-radicali hanno un vero peso decisionale all’interno del partito?
GP GLRT ha sicuramente un suo peso specifico. Prova ne è la recente elezione del nuovo presidente: su proposta di GLRT la direttiva – all’unanimità – ha accolto la proposta delle primarie. GLRT è inoltre molto presente sulla scena politica cantonale: per la struttura multifunzionale per i minorenni che delinquono abbiamo raccolto 12’102 firme, per il potenziamento delle borse di studio altre 5’000, e per il no alla chiusura per 900 giorni del Tunnel Autostradale del Gottardo altre 6’000 (cedendole senza egoismi al comitato due tunnel). Ripeto: non vogliamo avere un ruolo in quanto giovani, seguendo un giovanilismo fine a se stesso. No. Vogliamo contare nel partito perché ce lo meritiamo, guadagnandoci i galloni sul campo. Crediamo nel merito, non nella raccomandazione.

Come valorizzerebbe i giovani nella lista per il Municipio di Lugano nelle elezioni del 14 aprile 2013?
GP I giovani vanno premiati per il loro lavoro, responsabilizzandoli e consentendo loro di sfruttare le finestre d’opportunità. Michele Bertini è uno di questi. Ma è un lavoro fatto di lungimiranza e non può esser concepito in pochi mesi. Inoltre, non serve unicamente mettere in lista il nuovo: bisogna che vi siano uno spazio e delle chances reali.

Il PLR esce da un tormentoso periodo di grandi lacerazioni. È del tutto comprensibile che all’interno del partito altro non si senta dire che “Siamo compatti, restiamo uniti, combattiamo tutti insieme”. Questo ai miei occhi è troppo poco, perché un partito politico non è una squadra di calcio che punta semplicemente a fare gol. Il partito ha l’obbligo di definire per che cosa intende battersi, e la causa dev’essere una buona causa. Non crede?
GP Lo sviluppo e il progresso avuti in Ticino e in Svizzera sono merito dell’agire di molte teste pensanti liberali radicali, senza nulla togliere agli altri partiti e movimenti. Oggi le sfide sono mutate. Si parla troppo poco del futuro, di piani a medio lungo termine. Pensiamo di essere una regione al riparo, non interconnessa col mondo globalizzato. Qualcuno pensa che con un muro e urla alle Camere federali risolveremmo tanti problemi, la crisi della piazza finanziaria, il frontalierato, il dumping, i costi della cassa malati, la criminalità e la violenza giovanile. Non è così. Oggi, la Storia ci mostra come i prossimi decenni saranno cruciali per il nostro benessere costruito in periodi di crescita e ottimismo spensierato. La struttura demografica sta mutando profondamente, dobbiamo quindi avviare grandi riforme, che guardino oltre l’orizzonte. Altrimenti vivremo un crash del sistema che già altrove sta venendo a galla. Il liberalismo di oggi deve trovare quel difficile equilibrio fra la lotta agli abusi e la difesa dei meno fortunati da una parte, e l’economia e il merito dall’altra. Sostenere il libero mercato e l’imprenditorialità ma nel contempo promuovere un’etica pubblica, che permetta alla società di crescere in modo armonico. Puntare sull’integrazione oggi, perché significa contrastare le banlieues di domani. Promuovere con fermezza il concetto di legalità e trasparenza, il rispetto dei diritti ma anche stimolare le coscienze dei nostri doveri. Il partito deve discutere a viso aperto sui grandi temi, con un dibattito interno serio, migliorando la comunicazione con l’elettorato e con i cittadini, nessuno escluso. Parlando con la gente, nei comizi e nelle piazze, mi sono reso conto che il paese ha bisogno di un PLRT forte e credibile, capace nuovamente di vincere. E questo con altre forze che vorranno condividere una politica fatta di analisi, dibattiti seri e di obiettivi intelligenti. C’è un disperato bisogno di qualità. Come per ogni organizzazione bisogna porsi degli obiettivi, per esempio un format di 10 punti da raggiungere nei prossimi 10 anni. Le idee, gli spunti devono arrivare dal basso grazie ad un dibattito interno orizzontale, fagocitando tutte le conoscenze della società civile. Far politica significa parlare meno ed ascoltare di più. Non devono più trovare spazio le solite proposte, fredde e preconfezionate come sandwich al banco frigo. Ci vuole innovazione.

Secondo lei, dopo le elezioni del 2015, si sarà costituito un polo liberale esterno al PLR, con un numero non minuscolo di eletti?
GP Il Ticino non ha bisogno di nuovi partiti, ma di partiti diversi. Spero che il Ticino non prenda esempio dalle derive italiane: la frammentazione partitica annulla qualsiasi sforzo e diluisce le forze. Il polo liberale (e radicale) deve riconoscersi e battersi nel PLRT, convincendo i propri militanti della bontà delle loro idee. Frantumando finalmente la logica dei cognomi. Sostengo invece un centro più forte, unito sui grandi temi e l’attitudine politica, senza rinunciare alle proprie peculiarità. L’antagonismo storico non dev’essere più un freno attuale. Il futuro ha bisogno di intese, non di beghe impolverate.

Come ha vissuto l’elezione per il governo 2011: la lotta tra Vitta e Morisoli per una poltrona… che alla fine non c’era più, la sconfitta del PLR e l’abbandono immediato del partito da parte di Morisoli?
GP Vissuta male, come ogni liberale-radicale immagino. Alcuni “menatorroni”, con la complicità di alcuni giornalisti che fungevano da cassa di risonanza, hanno determinato una faida interna dolorosissima. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La parabola di Sergio Morisoli la conosciamo tutti. È quindi superfluo commentarla. Andiamo oltre. Ricordiamoci però che i partiti non sono taxi dove si sale e si scende a piacere. Si può non essere d’accordo con la linea della dirigenza del proprio partito, ma lo shopping elettorale a fini personali non è nel mio DNA.

Voglio sondare il suo senso della tattica politica. Come uscirebbe dal pasticcio del FoxTown, trovando il modo di salvare (come sembra vogliano tutti) rilevanti e legittimi interessi economici? Non penso solo al signor Tarchini… ma anche ai lavoratori!
GP Il pasticcio ha origine 16 anni fa: tutti sono stati complici e artefici delle deboli fondamenta giuridiche sulle quali sorge il Fox Town. Sostengo la libertà di mercato e imprenditoriale: reputo che nel 2012 debba essere il mercato, il singolo imprenditore a scegliere se convenga o meno aprire la domenica. Il singolo lavoratore deve poter scegliere se lavorare o meno, tutelando i propri interessi. Il comportamento dei sindacati è poco comprensibile: in un momento di crisi, al centro dell’interesse di ognuno dev’esserci la salvaguardia dell’occupazione. Lavorare alla domenica non significa sfruttare i lavoratori al 120%: permette invece di aumentare l’occupazione di coloro che lavorano poco. Occorre un pragmatismo in stile anglosassone, non puntare ideologicamente i piedi. Dunque per uscire dall’empasse, occorre da una parte un’apertura dei sindacati e, dall’altra, l’avvio di un percorso formale a livello federale che permetta il ripristino della legalità.
Mi permetta ancora un appunto: a Mendrisio così come a Bellinzona – 16 anni fa – nessuno immaginava che l’intuizione di Tarchini avrebbe avuto uno sviluppo così forte, tantomeno i pianificatori. È vero che Mendrisio beneficia direttamente (dal 2008 in avanti) di un importante gettito fiscale, ma credo che gli amministratori locali debbano avere un occhio di riguardo per tutta la popolazione, a 360°. Un Sindaco deve curare gli interessi di tutta la comunità in quanto custode dei sogni e delle speranze di tutti. Gli imprenditori, quali creatori di ricchezza e benessere, devono certamente godere del sostegno da parte delle autorità; allo stesso tempo, però, non si può prescindere da un’etica pubblica. Mi spiego. Al momento abbiamo pendente un ricorso del Sig. Tarchini contro il piano regolatore (sostenuto dal Municipio e votato favorevolmente dal Consiglio Comunale) che prevede, nel comparto del Fox Town, i posteggi a pagamento. Ed ecco che l’imprenditore – in modo poco elegante e quasi ricattatorio – minaccia di spostare le attività oltre confine, se la misura dei posteggi a pagamento (normali da Airolo a Riccione) fosse confermata. Ci vuole quindi un’equità fra i vari attori, senza che le autorità – così come la stessa comunità! – debbano sottostare a ricatti, che poco hanno a che fare con l’affetto per il territorio e il Ticino. Mi corre immediatamente il pensiero al fondatore della Migros, il sig. Duttweiler, che in maniera ammirevole combinò business e interesse collettivo, creando posti di lavoro per i giovani, sostenendo le attività turistiche. Indimenticabile per i capolaghesi il salvataggio della Ferrovia Monte Generoso che spinse la comunità a dedicargli una piazza. Un imprenditore che difende il territorio con i propri soldi: se ne rende conto? Solo il tempo ci dirà se un giorno anche Mendrisio dedicherà una piazza all’imprenditore Silvio Tarchini.

Il cittadino comune probabilmente non lo sa, ma un politico – pur giovane – non può non saperlo. Chi ha elaborato il nuovo piano del traffico nel centro di Lugano? Secondo lei verrà cambiato, oppure aspetteranno semplicemente che la gente si stanchi di gridare?
GP Il PVP è il classico esempio dove tutti si lamentano quando i buoi sono già fuori dalla stalla. Mi chiedo perché chi urla a pieni polmoni oggi non l’abbia fatto prima in Municipio o in Gran Consiglio, o meglio guardando a quattrocchi il proprio ministro, visto che la responsabilità politica del dossier è principalmente del Dipartimento del Territorio. Ad ogni modo, il bilancio è al momento in chiaroscuro. La galleria ha portato un notevole miglioramento e ha permesso di ridurre i tempi di percorrenza per raggiungere Pregassona e Viganello. Tuttavia, per i mezzi pubblici è un passo indietro. Le linee TPL che funzionavano come orologi sono ostaggio del traffico e per gli utenti è una sfida quotidiana garantire puntualità ai propri datori di lavoro. Vorrei esprimere la mia solidarietà agli autisti della TPL, attori non protagonisti, che hanno subito le lamentela dell’utenza e il comportamento indisciplinato degli automobilisti. Il PVP è il tipico esempio dove malgrado anni di studi e teste non si sia riusciti ad ottenere un miglioramento netto, tangibile rispetto alla situazione precedente. Anche perché non si può inventar l’asfalto e bisogna arrangiarsi con le strutture viarie presenti.

Concludo con una domanda interessante, che ho già fatto, senza purtroppo ottenere risposta. Stesse a lei decidere, quanti municipali uscenti ripresenterebbe alle elezioni di Lugano 2013? Tre? Due? Uno? (Zero?)
GP A Lugano le cose andavano gestite in maniera tale per cui, oggi, non ci sarebbe stato bisogno di pormi questa domanda. Ora le decisioni spettano agli interessati e mi auguro siano le migliori possibili, per la Città e per il PLRT.