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È fresca la bocciatura in votazione popolare dell’iniziativa leghista denominata “13esima AVS”. Il dibattito sollevato da quest’ultimo oggetto è almeno servito a risvegliare l’attenzione, forse un po’ sopita e distratta, verso una categoria della nostra società, gli anziani appunto, che per ragioni demografiche rappresenteranno fra pochi anni oltre il 30% della popolazione.
Più precisamente la proporzione dei cittadini con età superiore ai 65 anni toccherà nel 2030 il 30% quando oggi è di circa il 15%! Questa situazione imporrà giocoforza scelte politiche lungimiranti e l’adozione di indirizzi sempre più mirati ed innovativi.

L’evoluzione demografica descritta richiama con forza un concetto fondamentale: quello della qualità di vita di un anziano nella sua realtà sociale e locale.
Ad esempio un recente sondaggio del DSS ha confermato che l’indice di gradimento delle Case anziani è molto alto. Ma questa positiva notizia non basta.
Vi è una fascia d’età, quella fra i 65 e gli 80 anni, che è ancora indipendente se non affetta da malattie particolari e desidera vivere l’ultima parte della propria esistenza con soddisfazioni e gratificazioni.
Le città moderne devono creare ambienti urbani “amici” degli anziani che permettano loro di restare attivi e partecipare con soddisfazione alla vita sociale.
Essi sono anelli particolarmente vulnerabili nella nostra società votata all’individualismo e vengono direttamente minacciati dalla perdita delle forme di solidarietà tradizionali, con il rischio di essere marginalizzati se non adeguatamente coinvolti.
È quindi indispensabile pianificare per tempo nuovi concetti di sviluppo territoriale ed urbanistico in sintonia con l’invecchiamento della popolazione.
Il miglioramento della loro vita sociale passa anche attraverso il rinnovamento degli spazi urbani pubblici, come piazze, parchi e passeggiate.
La città deve essere accogliente per coloro che godono di buona salute, ma deve pure venire incontro alle necessità di quelli che hanno autonomia e mobilità ridotte.

Una persona anziana è legata affettivamente ed emotivamente ai luoghi della sua vita, al suo quartiere e alla città in cui abita.
Il suo ambiente non comprende solo la casa ma anche il tessuto connettivo in cui vive, consentendole di mantenere relazioni e di coltivare interessi.
L’attaccamento al luogo dipende soprattutto dalla qualità umana e sociale del luogo medesimo. In questo contesto è però anche importante consentire loro di vivere in un ambiente in cui possano trovare tutte le risorse e i servizi necessari, e quindi di sentirsi a proprio agio anche dal profilo materiale.
La questione degli alloggi per gli anziani, in grado di garantire il più a lungo possibile la loro autonomia ritardandone nel contempo il ricovero in una casa medicalizzata, diventerà un tema politico cruciale dei prossimi decenni.
Si fa sempre più largo l’idea di creare appartamenti protetti plurifamiliari caratterizzati da spazi comuni (caffetterie, librerie, locali TV) situati nelle vicinanze di centri di servizio o di istituti con l’obiettivo di sfruttare al meglio le sinergie esistenti e le cure diurne.
L’individuazione di sedimi adatti nei comuni ticinesi, con l’eventuale adozione di varianti di PR, e la partecipazione nei progetti di enti pubblici e privati (fondazioni) sarebbe la miscela ideale per compiere il primo passo verso la realizzazione di simili strutture protette.

Insomma è tempo di affrontare di petto le problematiche legate agli anziani, con un diverso approccio e proposte innovative, tenendo conto dell’evoluzione della società in questi anni e di quello che potrà accadere nei prossimi decenni.
Se si tentenna e si perde tempo il veloce invecchiamento della popolazione ci coglierà impreparati per affrontare le sfide cui questa nuova situazione ci confronterà.
L’invecchiamento porta con sé malanni, malattie, solitudine e spesso emarginazione. Occuparsi di loro con amore, affetto e calore umano non rappresenta solo un preciso obbligo morale ed intergenerazionale, ma un concreto gesto di rispetto e di gratitudine verso coloro che, prima di noi, hanno dato tanto alla società, alle istituzioni, alla famiglia, alla professione e alle associazioni in cui operavano. Si può solo rivolger loro un forte e vibrato grazie!

Roberto Badaracco
Capogruppo PLR CC Lugano e deputato PLR Gran Consiglio