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L’aumento delle riserve della Banca nazionale svizzera, accusata di essere un grande hedge fund preoccupa. Scenari catastrofici vengono elaborati ma le critiche potrebbero rivelarsi infondate.
Un’analisi del 5 settembre di Bilan.ch


“In queste ultime settimane – si legge nell’articolo – si è letto abbastanza sulla Banca nazionale svizzera e i suoi 450 miliardi di riserve in divise.
Alla fine di agosto Urs Marti, gestore zurighese di hedge fund, commentava : “Sembra che la BNS stia diventando un grande hedge fund, con un piccolo paese a rimorchio. Oggi la banca nazionale ha il più grande bilancio confrontato al Pil svizzero. Non finirà bene.“
“La Svizzera è diventata la nuova Cina – si leggeva in quegli stessi giorni sul blog Alphaville del Financial Times – Gli svizzeri sono dei manipolatori di divise e questo non piacerà ai paesi vicini. “
“Fissando un corso massimo contro una divisa di trasferimento artificiale, la Svizzera assume i rischi che gravano sulla Zona euro, a causa dell’indebitamento esagerato di diversi paesi – ha commentato Oswld Gruebel, ex presidente di UBS.

Critiche correnti nella sfera finanziaria. E’ da circa un anno che la BNS ha fissato il tasso di cambio massimo di 1.20 franchi per un euro, dopo che il 10 agosto 2011 l’euro era arrivato a 1.04 franchi.
Per difendere il cambio a 1.20, la BNS ha accumulato quest’anno riserve in divise che a fine anno saranno probabilmente l’equivalente del 100% del Pil svizzero.
Oltre alle dimensioni delle sue riserve, è la concentrazione di euro che inquieta i molti euro-scettici.
Le riserve della BNS sono infatti costituite soprattutto da euro e obbligazioni sovrane in euro, per un complessivo 60% delle riserve elvetiche, a fine luglio circa 250 miliardi di euro.
Con una simile quantità di euro, la BNS fa una scommessa enorme, degna di un hedge fund – sulla moneta unica. Una moneta che gli esperti considerano instabile, fonte di squilibrio per l’economia svizzera.

Gli analisti Forex delle grandi banche, che guardano in dettaglio il bilancio della BNS, diventata un attore centrale del mercato dei cambi, rimproverano all’istituto di non avere cercato attivamente la diversificazione degli euro con altre divise nel corso dell’ultimo semestre.
In realtà l’esposizione della BNS all’euro è ragionevole, sicura, perchè di tratta per la maggior parte di obbligazioni sovrane tedesche AAA e in piccola parte di prestiti di Stato francesi (Moody’s e Fitch continuano a notare AAA). La BNS ha scelto di non esporsi ai prestiti di Stato italiani o spagnoli.
La politica del tasso massimo è fonte di nervosismo anche per Confederazione e cantoni, che ogni anno recuperano una parte dei benefici della BNS.

Le critiche vertono anche sul potenziale effetto boomerang dell’operazione. La BNS non potrà continuare a stampare franchi per acquistare euro all’infinito. Verrà il momento in cui dovrà interrompere questi interventi.
Cosa accadrà a quel momento ? Il franco prenderà valore sino a raggiungere la parità di 1 a 1 con l’euro. E sarà allora che la BNS incorrerà in miliardi di perdite?
Un altro spettro agita gli economisti : “Il giorno in cui le riserve totali della BNS saranno in euro e che l’euro diventerà la seconda moneta della Svizzera, la tappa seguente sarà l’adesione alla Zona euro – commenta l’economista Pierre Leconte.
Al momento vi sono alternative? Hans Geiger, professore di finanza all’Università di Zurigo difendeva recentemente l’idea di ancorare il franco al dollaro invece che all’euro. : “Sappiamo che fra cinque anni il dollaro esisterà ancora, mentre l’euro riposa su una costruzione instabile e non sappiamo che forma avrà l’euro tra cinque anni.”
A fine giugno la BNS aveva dollari in quantità tre volte inferiore agli euro, il 22% delle sue riserve (contro l’80% del 1997).
Altri commentatori preferirebbero vedere la BNS ancorare il franco a un paniere euro-dollaro, oppure a un paniere di 5 6 divise, una questione di maggior sicurezza.

Attualmente il rischio maggiore per l’economia svizzera è quello dell’aumento dei tassi di interesse sul debito della Germania. In questo caso la BNS dovrebbe alzare i suoi tassi, se vuole evitare che gli investitori privati del mondo intero vengano a prendere a prestito in franchi svizzeri, per investire in monete a maggior rendimento o in ipoteche in Polonia o in Ungheria.
Se la BNS dovesse dunque alzare i suoi tassi per allinearsi a quelli tedeschi, perderebbe il controllo della sua politica. Un rialzo dei tassi in Svizzera esporrebbe il mercato ipotecario a un grosso rischio, visto il rigonfiamento dell’indebitamento ipotecario di questi ultimi anni.”