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“Nel corso delle ultime settimane – scrive Romain Clivaz sul portale web della radio televisione svizzero romanda – la stanchezza di diversi parlamentari ha rilanciato il dibattito sui limiti del sistema di milizia : i nostri rappresentanti sarebbero oberati di lavoro, non avrebbero il tempo per approfondire i dossier, crollerebbero sotto la pressione di oscuri gruppi d’interesse. E il rimedio proposto è sempre lo stesso : il sistema di milizia è sorpassato, va adottato il sistema di un Parlamento professionale.”

Marco Chiesa, Granconsigliere UDC, così commenta la riflessione di Clivaz:

“Cedere al professionismo significherebbe rinunciare a un sistema di gestione della cosa pubblica che ha dato prova, a differenza di altri Paesi, di essere efficace ed efficiente.
Sostengo il sistema di milizia a spada tratta anche se ne riconosco i limiti. Limiti che sto vivendo in prima persona nella mia gratificante esperienza parlamentare.
È certo difficile conciliare la propria professione, il tempo da dedicare alla famiglia, gli impegni associativi e la politica. Fondamentalmente non resta il tempo per sé stessi.
Detto ciò detto ho appena letto un’interessante intervista all’amico consigliere nazionale Yves Perrin (http://www.lematin.ch/suisse/homme-politique-doit-fixer-priorites-s-veut-survivre/story/29781293).
Condivido la sua riflessione. È divenuto sempre più necessario fissare delle priorità per poter sopravvivere.
La questione del tempo da dedicare all’approfondimento dei temi resta tuttavia ancora aperta.
Gli indennizzi del Gran Consiglio non prevedono il riconoscimento delle ore che si investono nello studio dei vari dossier.
Personalmente sarei favorevole alla diminuzione del numero di deputati e alla formulazione di un importo che tenga in considerazione di questo notevole impegno.”

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