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E. “Buzzy” Geduld, money manager a Wall Street : “Chi quel giorno era presente ricorda che tutti cercavano disperatamente una via d’uscita nello stesso momento, ma la porta non era abbastanza grande per tutti. Oggi i volumi che si possono controllare sono giganteschi, ma la porta di uscita è rimasta delle stesse dimensioni di 25 anni fa”.

19 ottobre del 1987, il Lunedì nero di Wall Street : il Dow Jones crolla del 22.61% in una sola seduta, trascinando con sè buona parte degli indici delle Borse di tutto il mondo.

Il crollo sgonfiò i cospicui portafogli di chi aveva visto nei mercati una vera e propria miniera d’oro.
La società di intermediazione Donaldson Lufkin & Jenrette assunse delle guardie armate per evitare che i clienti assalissero i finanzieri, mentre al Dow Jones si scambiavano 3 milioni di azioni al minuto.
I cali proseguirono anche nei giorni seguenti, portando gli indici a livelli molto bassi.
Alla fine di ottobre, in poco più di 10 giorni, la Borsa di Hong Kong aveva perso il 45,5% del suo valore, Melbourne il 41,8%, Madrid il 31%, Londra il 26,45% e New York il 22,68%.
La Nuova Zelanda ebbe la perdita più consistente con un -60% dal valore massimo raggiunto dalla borsa valori in quell’anno.

Tra le cause del Black Monday si dice vi siano stati gli ordini automatici e l’eccessiva valutazione dei titoli. Lo scoppio di una bolla alimentata dalla paura dei piccoli risparmiatori entrati nel mercato a cogliere le opportunità offerte dalla Borsa.
Quel lunedì molti risparmiatori videro sfumare i risparmi di tutta una vita.

Il problema è che nonostante sia trascorso ormai un quarto di secolo da quel drammatico giorno, le misure intraprese per prevenire il ripetersi di un simile evento non sono ancora riuscite a convincere gli investitori della solidità e affidibilità delle piattaforme informatiche di trading.
La fiducia nel mondo della finanza è ai minimi storici, complice la crisi del debito europea successiva alla scoppio della bolla dei mutui subprime.
Oggi Bill Gross, il gestore di Pimco, il maggiore fondo obbligazionario al mondo, ha scritto sul suo account Twitter che “molto probabilmente le banche centrali provocheranno un crash simile a quello del 1987”.