L’avv. Valentina Item lavora a Palazzo di giustizia come vicecancelliera. In questa interessante intervista da lei concessa si toccano vari temi: l’organizzazione della giustizia e le sue lungaggini; la procedura di nomina dei magistrati; il ruolo e lo stile, talvolta deplorevole, della politica; l’impegno e le difficoltà di una giovane mamma in carriera.
Ha realizzato l’intervista il professor Francesco De Maria.
Francesco De Maria Valentina Item, presenti se stessa, la sua famiglia, la sua professione ai lettori di Ticinolive.
Valentina Item Sono nata a Mendrisio, anche se mi considero luganese purosangue, mi sono laureata all’università di Friburgo in diritto. Ho poi conseguito il brevetto d’avvocato in Ticino. Sono sposata e madre di due bellissimi bambini. Dal 2003 sono vicecancelliera presso l’attuale Corte dei reclami penali.
Ci descriva l’ufficio nel quale lavora: il suo capo, i suoi colleghi…
VI Posso dire di avere un ottimo rapporto con il presidente della Corte dei reclami penali (giudice Mauro Mini), così come con gli altri giudici che la compongono (giudici Raffaele Guffi e Ivano Ranzanici). In seno alla CRP mi occupo della redazione di progetti di sentenze nell’ambito delle competenze della stessa.
Qual è la sua reazione di fronte a una pratica, magari intricata e voluminosa?
VI Dura lex sed lex! Ogni incarto ha la sua storia e quasi sempre a parità di volume quasi mai corrisponde un identico grado di complessità. Comunque l’approccio dogmatico è simile per tutti gli incarti, indipendentemente dal volume e dagli allegati. Gli atti del procedimento vanno letti con attenzione, bisogna esaminare scrupolosamente le argomentazioni del reclamante così come di tutte le altre parti coinvolte. Di principio quindi, non esistono pratiche facili e pratiche difficili.
Perché la giustizia è così lenta?
VI Sulla proverbiale lentezza della giustizia se ne sentono tante. Ad esempio uno dei broccardi più usati dagli avvocati è il classico “Meglio una cattiva transazione oggi che una buona sentenza domani o dopo”. Scherzi a parte non si può fare di tutt’erba un fascio. Ad esempio la nostra Corte non ha nessun ritardo accumulato. Stiamo evadendo reclami introdotti nel mese di agosto di quest’anno. Posso aggiungere che, salvo eccezioni, in genere la giustizia penale non può essere definita lenta. In altri campi giurisdizionali esistono effettivamente dei ritardi dovuti a numerosi fattori… ma non spetta di certo a me esaminarne le cause.
Come avviene oggi la nomina dei magistrati (giudici e procuratori) e come avveniva una volta?
VI In passato i magistrati erano eletti direttamente dal popolo. De facto erano i partiti che tacitamente designavano i propri candidati sulla base di un complicato calcolo basato se non sbaglio sulle ultime elezioni cantonali. Oggi le cose apparentemente sono cambiate. I magistrati vengono eletti dal Gran Consiglio, in quanto è una commissione “apartitica” che esamina e valuta i candidati, indicandone l’idoneità alla carica. Le virgolette non sono messe a caso: in realtà la “formula” per la ripartizione dei partiti è tuttora perfettamente valida. Un candidato senza appoggi politici o appoggiato da un piccolo partito con pochi Gran Consiglieri ha, oggettivamente, poche speranze nella nomina… e ciò assolutamente indipendentemente dalle sue capacità e qualità.
È giusto secondo lei che un candidato giudice o procuratore per essere eletto debba avere o mettersi l’etichetta di un partito politico?
VI Di principio non sono contraria all’elezione politica dei magistrati. In grandi sistemi democratici come negli Stati Uniti è la regola. Sono piuttosto molto perplessa sulle designazioni acritiche da parte dei partiti. In pratica spesso e volentieri si appoggia un candidato unicamente perché “l’è dei noss”. Fermo restando il principio della ripartizione dei seggi, magari i Gran Consiglieri dovrebbero valutare i candidati indipendentemente dalle casacche. Forse anche richiedere un parere ai magistrati coinvolti nella nuova nomina non sarebbe male.
So, perché l’ho letto nei giornali, che recentemente lei aveva presentato la sua candidatura alla carica di procuratore. So anche che non è stata eletta. Vuole raccontarmi com’è andata?
VI Il risultato lo conosce. Personalmente ritengo che la candidata eletta abbia le qualità e le capacità come e meglio di me per ricoprire la carica alla quale è stata eletta. La cosa che mi ha particolarmente amareggiata è stata che l’unica pecca sottolineata riguardo al mio profilo è che sono mamma e che “avrei”, a dire di alcuni, incontrato delle difficoltà di gestione e organizzazione.
Quand’ero giovane (ahimé, parecchi anni fa…) i procuratori pubblici erano due, Sopra- e Sottoceneri. Adesso quanti sono?
VI 21, compreso il procuratore generale.
L’uomo della strada è colpito da questo continuo lievitare dell’effettivo della Magistratura. Lei pensa che a questa crescita numerica corrisponda un’accresciuta efficienza? Pensa che il massimo dell’efficienza possa essere raggiunto attribuendo alla Magistratura ancora più personale?
VI Il giudizio politico sull’efficienza della magistratura spetta eventualmente al Gran Consiglio, ed è un diritto questo spesso da alcuni rivendicato ad alta voce. Vi è poi un organo ad hoc qualora vi fossero specifiche responsabilità del singolo magistrato che è il Consiglio della Magistratura. Personalmente non credo che vi siano esuberi nella Magistratura. Magari una gestione più oculata delle risorse darebbe risultati pratici migliori.
Ci dica le ragioni, personali e ideali, per le quali si sente vicina all’UDC.
VI Una domanda semplice che però merita una risposta complessa. Oggi valutazioni puramente di un credo politico appaiono essere superate o peggio demagogiche. La linea di demarcazione tra la destra e la sinistra tradizionale è sempre più sfumata al punto che quasi tutti i partiti hanno correnti di destra e di sinistra, indipendentemente dall’etichetta e dai distintivi. Personalmente mi sento vicina alle posizioni del centro destra, se, come detto, oggi fa ancora una differenza. Considero la dialettica parlamentare il fondamento della nostra democrazia e quindi detesto l’apriorismo politico che caratterizza la scena politica ticinese da qualche anno. Aggiungo anche che nello scenario politico ticinese non è tuttavia facile scegliere uno schieramento, vista l’attuale persistente e ormai definitiva crisi del “partitone” PLRT. Mi piace il dibattito interno e il fondamento democratico dell’UDC, che rappresenta, come schieramento della destra storica ticinese e svizzera, un’alternativa al populismo, all’arroganza ed alla beceraggine dilagante a destra come a sinistra.
Lei viene espulsa dall’UDC (pura finzione retorica) e deve scegliersi un secondo partito. Dove va?
VI Scelta difficile, ecco perché farò in modo di non mettermi in questa situazione! Ricollegandomi alla mia precedente risposta, destra/sinistra è una scissione che ha poco di rappresentativo nel panorama politico ticinese (come nel resto delle cd. democrazie occidentali). Vi sono delle lodevoli lucide individualità in tutti gli schieramenti politici a destra come a sinistra: costretta a mendicare un asilo credo che mi orienterei verso l’area liberale di Sergio Morisoli o magari, vista la crisi dei partiti tradizionali, quasi quasi fonderei un nuovo partito per convogliare tutte le persone di buona volontà indipendentemente dalle maglie di partito: Forza Ticino le potrebbe piacere?
Non le crea imbarazzo il fatto di riconoscersi in un partito “politicamente scorretto”, che così spesso viene demonizzato dai suoi avversari? Il “cattivo” consigliere federale tribuno populista, il “razzismo”, la “chiusura nei confronti del diverso”, “l’anti-islamismo”, eccetera?
VI La risposta a questa domanda è piuttosto difficile e meriterebbe ampio spazio. Nella nostra epoca vanno ormai più di moda le parole come “tolleranza” che “patriottismo”. Eppure il patriottismo è stato, non solo per la Confederazione, ma proprio per la storia stessa del canton Ticino, la parola più importante per secoli. Di certo ne uccide più la parola stessa che non la spada: è quindi evidente che certi toni sono conclamati unicamente per richiamare la pigra attenzione dei nostri concittadini. È’ però un fatto che all’UDC, pur essendo il primo partito della Svizzera, non vengono riconosciute le prerogative dovute. Se mi chiede se sono razzista…la risposta è NO!… ma di certo non voglio né posso tollerare che stranieri senza alcun legame con il nostro territorio (e, ancora peggio, senza nessuna intenzione di volerne creare uno) vengano a delinquere impunemente in Svizzera. Personalmente ritengo che la Legge sull’asilo non vada modificata: è uno dei fondamenti della democrazia Svizzera. Vanno viceversa potenziati gli organi delle autorità di ricorso, in modo che tra arrivo e dipartita dalla Svizzera passino al massimo 6 mesi e non 5 anni. Poi prima di precipitarsi a ripagare i ristorni dei frontalieri, magari si potrebbe esigere che l’Italia mantenga gli impegni e si riprenda gli ex asilanti espulsi.
Parliamo un po’ di Lugano, la nostra città. Che cosa pensa della nuova galleria e del nuovo PVP?
VI Ritengo che la nuova galleria abbia sensibilmente migliorato il traffico. Abito a Breganzona e per raggiungere il centro città, posso tranquillamente confermare che Via Besso è nettamente meno trafficata rispetto a prima, e ciò indipendentemente dall’orario. In generale poi, il mio personale giudizio sul PVP è, tutto sommato, positivo, anche se trovo che il Municipio dovrebbe maggiormente chinarsi sulle esigenze dei lavoratori e dei genitori che sono “costretti” ad utilizzare l’auto soprattutto nelle “rush hour”.
E della vita culturale della Città e del LAC in particolare? 17 milioni (l’attuale allocazione annua per la cultura, secondo cifre ufficiali) sono pochi o sono troppi?
VI Io trovo che il LAC sia molto importante. Dopo gli errori della dipartita della collezione Von Thyssen Bornemisza ritengo giusto che il Municipio investa in un polo culturale, che si può tradurre in un’attrattiva turistica.
Chi vincerà le comunali 2013 a Lugano? Valuti gli schieramenti in campo e azzardi una previsione.
VI Non mi sento il Mago Otelma né il Polpo Paul…di certo posso dire che si prospetta un testa a testa sull’esito del quale è davvero difficile azzardare prognostici.
Lei è una giovane mamma con figli all’elementare e all’asilo. Come vive nel concreto questa realtà “primaria” della scuola ticinese?
VI C’è un particolare sfavore verso le mamme che lavorano, in particolare se hanno più di un figlio in età scolastica, e con ciò intendo a partire dalla scuola dell’infanzia. Di certo l’autorità scolastica non tiene conto delle esigenze delle mamme che lavorano, organizzando delle valide alternative di dopo-scuola o servizi analoghi, accessibili a tutti.
A Lugano per ciò che attiene alla mensa scolastica esiste un problema. Lei lo conosce bene. Ce lo vuole illustrare?
VI Lei ha parlato di Lugano?!…a me sembra più Bedrock City – Valley, Arizona… paese dei Flintstones! Comunque… ironia a parte un problema c’è eccome!! In pratica e attualmente, il regolamento dell’Istituto Scolastico comunale preclude l’accesso alle mense scolastiche, così come al doposcuola, ai figli di chi rientra in una fascia di reddito cumulato superiore ai CHF 130’000.– lordi. Questa realtà non solo non si concilia con le esigenze lavorative e famigliari degli interessati al giorno d’oggi, ma è peraltro altamente discriminante. Inoltre, il momento del pranzo è per i bambini anche un percorso di socializzazione…non consentirgli l’accesso unicamente perché i genitori superano un certo reddito, significa anche creare nella loro mente delle “differenze sociali” che, a mio modo di vedere, non si giustificano e non possono essere tollerate.
Parliamo del concordato Harmos, in particolare dell’introduzione della scolarità obbligatoria a partire da 4 anni. Come giudica Harmos?
VI Posso dire per esperienza personale che quando un bambino inizia a frequentare una struttura, che sia essa privata o pubblica, ne ha dei benefici enormi. E con benefici intendo uno sviluppo maggiore nel linguaggio, nella socialità e anche nei sentimenti (ad es. di condivisione etc.), ciò che a casa solo con genitori o nonni che dir si voglia non avviene… quindi ben venga la scolarità obbligatoria a 4 anni. La scuola dell’infanzia segna l’inizio di un cammino molto importante per ogni bambino. Trovo quindi giusto che venga resa obbligatoria la sua frequenza a partire dai 4 anni.
È sempre intenso il dibattito intorno alla legittimità di certi metodi di lotta politica che fanno uso di un linguaggio corrosivo e aggressivo. Qual è l’opinione in proposito: a) della cittadina Valentina Item b) dell’avvocato Valentina Item.
VI Sia l’avvocato che la cittadina detestano la grossolanità e l’inciviltà che si leggono su alcuni giornali. Ciò significa trascinare la dialettica politica a livello e toni da “osteria”.
Ci spieghi (ma sia convincente!) perché quella di avvocato, procuratore, giudice… è la più bella professione del mondo.
VI La stupirò!…ma personalmente ritengo che la professione più bella e soddisfacente sia quella di mamma!
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