I condannati sono i principali esperti di terremoti in Italia: Franco Barberi, presidente vicario della commissione; Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione Civile; Bernardo De Bernardinis, ex vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Claudio Eva, ordinario di fisica terrestre all’Università di Genova; Gianmichele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case.

All’inizio dell’aprile 2009, l’Aquila era in allarme, le scosse si ripetevano ormai da tempo. Il sindaco aveva sollecitato una riunione della Commissione Grande Rischi, organo di consulenza della presidenza del consiglio dei ministri, per valutare l’ipotesi di un violento terremoto.
Gli scienziati erano stati rassicuranti : era molto improbabile che una forte scossa potesse verificarsi.
Si erano sbagliati.


Ieri i sette esperti sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per il contributo dato con la loro previsione sbagliata alla morte di 37 persone e al ferimento di cinque persone che si erano fidate delle loro parole. Sono state concesse le attenuanti generiche.
A seguito delle condanne, Luciano Maiani, presidente della Commissione Grandi Rischi ha annunciato le sue dimissioni : “Non credo che ci siano le condizioni idonee per poter proseguire il nostro lavoro con serenita – ha detto.
La notizia del verdetto sta intanto facendo il giro della stampa mondiale, dagli Usa alla Francia La comunità scientifica internazionale si dice scioccata nei riguardi di una sentenza che “rischia di cucire la bocca” agli scienziati.
“È assurdo condannare gli scienziati per il terremoto dell’Aquila. Il problema era che non esisteva un sistema efficace per comunicare il pericolo, e prendere misure, e non mi sembra che il governo italiano abbia fatto passi concreti per crearlo – ha dichiarato al quotidiano La Stampa Tom Jordan, direttore del Southern California Earthquake Center, sismologo che ha presieduto la Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti per la Protezione Civile, riunita all’Aquila dopo il disastro.
“Ai colleghi italiani – spiega – venne posta la domanda sbagliata. È chiaro che sulla base dell’attività sismica dei giorni precedenti, c’era stato un aumento delle probabilità di un evento maggiore. Ma se mi avessero chiesto di prevedere la possibilità che avvenisse un terremoto più forte, anche io avrei scommesso contro.
Stiamo parlando di incrementi delle probabilità intorno all’1%. In situazioni del genere, a chi tocca decidere cosa fare? Io penso che i sismologi debbano essere chiamati solo a dare risposte scientifiche, in termini di aumento percentuale delle probabilità. Poi deve esistere un sistema automatico, in base al quale le autorità governative stabiliscono le misure da prendere.”