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Essere sempre, o molto spesso, connessi in rete causa cambiamenti strutturali nel cervello che a lungo andare possono generare disturbi mentali. Il monito arriva dal mondo scientifico : spegnete il computer, fate riposare la mente.

E’ stata battezzata la generazione “always on” : sempre connessi e bersagliati da un costante sovraccarico di informazioni, scrive il quotidiano italiano La Stampa : “Non sono solo i giovani a esserne interessati ma ormai quasi tutti, dato che la tecnologia fa ormai parte del nostro quotidiano.
… secondo il professor George Patton del Royal Children’s Hospital’s Centre for Adolescent Health (Australia) questo essere sempre connessi con il mondo dei dati digitali influisce sulla salute mentale delle persone e, in particolare, dei giovani.
Il continuo carico eccessivo di informazioni può essere causa di cambiamenti strutturali nel cervello che, a sua volta, possono essere causa di problemi mentali.

… I pareri come sempre sono discordi: c’è infatti chi ritiene che i vantaggi portati per esempio da Internet vadano al di là della mera condanna della tecnologia.
Tuttavia, c’è anche chi ritiene che siano già evidenti i segni di una dipendenza dalla Rete e da social network come Facebook – dipendenza che può sfociare in comportamenti come l’iperattività o il disturbo ossessivo-compulsivo.
Larry Rosen, psicologo statunitense che da anni studia il fenomeno ha coniato il termine “iDisorders”, per definire quelle condizioni psichiatriche come il disturbo narcisistico di personalità, manie e disturbo da deficit di attenzione innescate da un uso eccessivo di social media, tablet, smartphone e computer in genere.
Diverse indagini hanno evidenziato come i grandi fruitori di “vita attraverso uno schermo” soffrano di una riduzione dei tempi di attenzione, una difficoltà di apprendimento e nel formare relazioni sociali nel mondo reale.
“La tecnologia, per sua natura coinvolgente, sta creando molteplici problemi – sottolinea Rosen – Incoraggia un rapido, continuo task-switching, il che significa che trattiamo le informazioni a un livello superficiale e non in profondità, quindi non siamo in grado di avere pensieri complessi, ma solo superficiali.”