Il re Bérenger I è un grande sovrano e ha due regine: la prima, Marguerite, non molto bella e non più giovane, imperiosa e severa; la seconda (prima nel suo cuore!), Marie, giovane, attraente e frivola, piena di sentimento ma anche di leggerezza.

Un certo giorno, che sembrava non dovesse giungere mai, il re deve morire. Ma non lo sa, non l’ha capito, non vuole capirlo. Le sue donne lo sanno. La regina Marie è impotente e sconvolta, piange e si dispera. Toccherà dunque alla regina Marguerite, autorevole e forte, accompagnare il re nel suo estremo cammino.



(… … …)

RE – (a occhi chiusi, avanzando sempre tenuto per mano)
L’impero… Si è mai visto un tale impero: due soli, due lune, due volte celesti lo rischiarano, un altro sole sorge, un altro ancora. Un terzo firmamento si leva, spunta, si dispiega! Mentre un sole tramonta, altri sorgono… Alba e crepuscolo, assieme. Un regno che si estende oltre le vasche degli oceani, oltre gli oceani che inghiottono gli oceani.

MARGUERITE – Attraversali.

RE – Oltre i settecentosettantasette poli.

MARGUERITE – Piú lontano, più lontano. Corri, avanti, corri.

RE – Azzurro, azzurro.

MARGUERITE – Percepisce ancora i colori. Ricordi colorati. Non è una natura auditiva. La sua immaginazione è puramente visiva… è un pittore… troppo partigiano della monocromia. (Al re)
Rinuncia anche a questo impero. Rinuncia anche ai colori.
Queste cose ti sviano, ti fanno ritardare. Non puoi piú indugiare, non puoi piú fermarti, non devi. (Si scosta dal re)
Cammina da solo, non aver paura. Va’. (Marguerite, da un angolo del palcoscenico, dirige il re a distanza).
Non è più giorno, non è più notte, non c’è più giorno, non c’è piú notte. Lasciati guidare dalla ruota che gira davanti a te. Non perderla di vista, seguila, non troppo vicino, è infuocata, potresti bruciarti. Avanza, io scosto i rovi, attenzione, non urtare quell’ombra alla tua destra… Mani viscide, mani imploranti, braccia e mani pietose, indietro. Non toccatelo, o vi percuoto! (Al re)
Non voltare la testa. Evita il precipizio alla tua sinistra, non temere quel lupo che ulula… le sue zanne sono di cartone, non esiste. (Al lupo)
Lupo, non esistere piú! (Al re)
Non temere neppure i topi. Non possono mordere i tuoi alluci. (Ai topi)
Topi e vipere, non esistete piú! (Al re)
Non lasciarti impietosire da quel mendicante che ti tende la mano… Attenzione alla vecchia che viene verso di te… Non accettare il bicchiere d’acqua che ti offre. Tu non hai sete. (Alla vecchia immaginaria)
Non ha bisogno d’essere dissetato, buona donna, non ha sete. Non intralciate il suo cammino. Sparite. (Al re)
Scala la barricata… Quel grosso camion non ti investirà, è soltanto un miraggio… Puoi passare, passa… Ma no, le margherite non cantano, neppure quando son pazze. Riassorbo le loro voci; io le cancello!… Non prestate orecchio al mormorio del ruscello. Obiettivamente, non lo si ode. Un falso ruscello, false voci… False voci. Tacete. (Al re)
Più nessuno ti chiama. Annusa ancora una volta quel fiore, poi buttalo via. Dimentica il suo profumo, non hai più la parola. A chi potresti parlare? Sì, così, un passo, un altro. Ecco la passerella, non temere le vertigini. (Il re cammina in direzione degli scalini del trono).
Tienti ben dritto, non hai bisogno del bastone, d’altronde non ce l’hai. Non abbassarti, e soprattutto non cadere. Sali, Sali. (Il re comincia a salire i tre o quattro scalini del trono)
Più su, ancora più su, sali, ancora più su, ancora più su, ancora più su. (Il re è vicinissimo al trono)
Voltati verso di me. Guardami. Guarda attraverso di me. Guarda questo specchio senza immagini, resta dritto… Dammi un dito, dammi due dita… tre… quattro… cinque… dieci dita. Cedimi il braccio destro, il braccio sinistro, il petto, le due spalle, e il ventre. (Il re è immobile, pietrificato come una statua)
Ecco fatto, vedi, tu non hai più la parola, il tuo cuore non ha più bisogno di battere, non vale più la pena di respirare. Era un’agitazione completamente inutile, non è vero? Puoi prendere posto.


La prima di “Le roi se meurt” ebbe luogo a Parigi il 15 dicembre 1962.