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La riforma della Cassa pensioni viene considerata la riforma più importante di questa legislatura, scrive nella sua edizione odierna La Regione : “Il “buco” è attorno a 1 miliardo e 746 milioni. Da tappare entro il 2051 se si vuole raggiungere l’85% di copertura assicurativa, vale a dire il risanamento della Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato.

“Saranno lacrime e sangue per tutti – si legge ancora nell’articolo – dipendenti e datori di lavoro (la fattura a carico del Cantone è pari a 35,1 milioni annui per 40 anni).
… Ieri è iniziato il dibattito in Gran Consiglio, oggi il voto favorevole di un’ampia maggioranza come s’è compreso dagli interventi sull’entrata in materia.

“Quella che stiamo prendendo è una decisione di grande importanza e gravida di conseguenze – ha detto Gianni Guidicelli (Ppd) che ha pure ammesso la necessità della riforma. Nonché l’obbligo imposto da una legge federale che vuole la copertura all’85% entro quarant’anni.
Il deputato popolare democratico ha evidenziato gli “intoppi” di percorso ricordando che nel 1994 lo Stato (datore di lavoro) aveva risparmiato 12 milioni diminuendo la quota di salario assicurato.
E in quell’anno il tasso di copertura era pari all’83%. Già l’anno successivo il tasso era sceso, guarda caso, al 75%.
Per non parlare della crisi delle Borse nel 2008 che ha portato un calo di copertura del 10%. Come dire, se siamo dove siamo non è certo colpa dei dipendenti pubblici.

Che si tratti di una riforma importante, “la più importante di questa legislatura” non c’è dubbio, ha affermato Francesco Maggi (Verdi), ma “se oggi siamo qui, alla revisione, è per l’obbligo di copertura che deve iniziare entro il 2013: senza questo obbligo dubito che si sarebbe affrontato questo piano oneroso – ha aggiunto il capogruppo dei Verdi.
Maggi ha poi accusato “chi ha governato questo Paese” di aver favorito “pensioni d’oro”. E ha auspicato anche una seria analisi sugli investimenti della Cassa.

Errori, tanti e troppi errori del passato hanno condotto a questo punto. “Non si è cambiato il piano assicurativo, accumulando ritardo – ha elencato Gabriele Pinoja (Udc).
Non si è adeguato il finanziamento alla Cassa tenendo conto dell’evoluzione sulla speranza di vita e si è lasciato “andare in pensione a 58 anni, un’occasione ghiotta”.
Non ultimo, sempre secondo il presidente democentrista, “non si è mai cambiata strategia negli investimenti, con i rischi connessi”.

Se per Matteo Pronzini (MpS), contrario alla riforma, siamo di fronte “a una commedia degli inganni”, per Sergio Morisoli (indipendente) sarebbe stato bene riferire anche sulla futura strategia degli investimenti.