La “pillola” da 20 milioni di Fr che il Consiglio di Stato vorrebbe scaricare sui Comuni con l’obiettivo di migliorare il Preventivo cantonale 2013 peserebbe su Lugano per 4-5 milioni di Fr. Questo ulteriore aggravio non è accettabile per la Città. La proposta dell’Associazione dei Comuni, di cui non fanno parte né Lugano, né Mendrisio, né Chiasso – e la cui legittimazione a rappresentare i Comuni nei rapporti con il Cantone è dunque da relativizzare – di “Sì condizionato” ai 20 milioni a patto che vengano suddivisi in base alla forza finanziaria è altrettanto inaccettabile. Proprio in virtù dell’abusato criterio del gettito, si creano vistose iniquità a cui bisognerà mettere mano in tempi brevi. Lugano si trova infatti sistematicamente a pagare per delle prestazioni per molto di più di quanto ottenga. Ad esempio nel settore sociosanitario.

E’ ormai noto che il Preventivo 2013 di Lugano, come direbbe un ex direttore del DECS, “non guarda fuori bene”. Il gettito delle persone giuridiche, come c’era da attendersi, è calato. Sarà sempre peggio a seguito dello smantellamento della piazza finanziaria deciso a Berna a suon di modelli Rubik e di “Weissgeldstrategie”, in cui pomposo termine “Strategie” non solo non trova riscontro in quella che è l’azione reale, ma maschera invece una serie di comportamenti che paiono ispirati non certo da uno stratega, ma da Tafazzi (il personaggio televisivo che si colpiva con un grosso martello i “gioielli di famiglia”).

Anche la Città di Lugano dovrà quindi procedere a tagli, badando però a non azzoppare la propria forza propulsiva di polo economico, che passa dalla progettualità e da una fiscalità attrattiva. Un esercizio a dir poco acrobatico. Ma, se la “locomotiva” si azzoppa, ne risente tutto il Cantone e forse sarebbe ora che a Palazzo del Orsoline, ma anche a Nord del Ceneri, ci si rendesse conto che Lugano non è il nemico da abbattere e neppure la mucca da mungere ad oltranza. Il polo economico cantonale deve essere sostenuto perché – come del resto ebbe ad affermare il prof Acebillo in una serata pubblica di qualche tempo fa, contraddicendo il precedente direttore del Dipartimento delle Isituzioni – non può esistere un Ticino forte senza un polo forte.

A Lugano sono in corso progetti di sviluppo dai costi molto importanti le cui ricadute non sono però circoscritte entro i confini cittadini, ma vanno ben più in là. I costi di questi progetti tuttavia li sostiene spesso la città da sola; eventualmente (è la via che si sta tentando, con difficoltà, di percorrere) in sinergia con dei privati; qualche volta con il Cantone.

Altri Comuni vicini e meno vicini, per contro, beneficiano di progetti e servizi messi a disposizione dalla città, senza però contribuire al loro finanziamento. Lugano come polo urbano si accolla quindi dei cosiddetti “costi di centralità” che non sono riconosciuti, diversamente da quel accade ad esempio a Zurigo. Non solo: da Lugano si pretendono contributi perequativi che si fanno sempre più insostenibili (ai 27 milioni della perequazione in senso stretto vanno aggiunti quelli della perequazione sociosanitaria). Adesso il governo cantonale con il Preventivo 2013 vorrebbe introdurre addirittura un ulteriore aggravio plurimilionario.

Questo andazzo non lo si può accettare, e va anzi invertito. La situazione economica cittadina non lo permette più. In caso contrario la locomotiva del Cantone sarà costretta a fermarsi e il risultato sarà una spirale negativa, quanto a perdita di risorse e di dinamismo, che porterà a tutto il Ticino conseguenze ben più pesanti dei milioni che si vogliono ora prelevare con mentalità da contabile, in nome dei preventivi cantonali che devono venire botulinati.

Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano