Non è la prima volta che la Svizzera viene criticata da parte del Consiglio internazionale dei diritti umani. L’ultima critica è avvenuta il 29 ottobre a Ginevra ed è giunta da alcuni Paesi africani e asiatici, come il Pakistan e la Turchia. Le critiche sono state la discriminazione razziale, la xenofobia, la necessità di rafforzare la parità tra i sessi sul mercato del lavoro; non è stata risparmiata neanche la polizia.

In questa occasione vorrei trattare i punti sui quali la Svizzera è stata criticata. Secondo la mia opinione, il punto che riguarda la discriminazione razziale è una delle critiche più importanti di cui è stata accusata la Svizzera. Tutto risale a due votazioni molto importanti: la votazione popolare del 1. giugno 2008 riguardante le naturalizzazioni e la votazione popolare del 29 novembre 2009, quando il 57,5% del popolo svizzero ha approvato l’iniziativa contro la costruzione dei minareti; è quella che ci interessa maggiormente in questo caso. Questa non è l’occasione per dare un giudizio in merito a questa scelta popolare, però è da notare che anche dopo questa votazione le persone di fede islamica, in Svizzera, godono di una buona libertà nel praticare la loro religione, nel festeggiare e nel manifestare in svariate occasioni, sapendo che proibire la costruzione di nuovi minareti non significa proibire la costruzione di moschee.

Riguardo a questo vorrei porre una domanda: perché si è giunti a temere in questa misura i minareti e la religione islamica? Ancora oggi c’è questa paura e l’abbiamo potuto constatare in diverse circostanze. È normale che l’ignoran za delle persone in merito alla religione islamica crei timori, soprattutto vedendo le immagini e i video riguardanti il comportamento degli estremisti musulmani, il maltrattamento delle donne e l’uccisione di vittime innocenti (immagini e video che vengono diffusi tramite i mass media), senza sapere che il comportamento di queste persone non c’entra niente con la religione islamica. In più alcune campagne politiche hanno aiutato ad aumentare questa paura. In questo caso è necessario trovare soluzioni tramite il dialogo e la comunicazione fra le diverse religioni ed etnie, spiegare e trasmettere la convivenza pacifica ed il rispetto reciproco. Fare di ogni erba un fascio sarebbe un errore molto grave.

Lo stesso discorso vale per la popolazione africana, la quale non deve pagare le conseguenze del comportamento scorretto di alcuni connazionali. Può darsi che ci sia una manifestazione di xenofobia, ma tentando di essere sinceri con noi stessi e con gli altri, cosa si pretende da un popolo di 6 milioni di abitanti che ospita oltre 1 milione e 800 mila immigrati? Cosa pensa, per esempio, il normale cittadino quando sul lavoro, al suo posto, viene assunto chi viene da fuori? Oppure quando nella vita quotidiana viene malmenato o aggredito da un cittadino straniero? Inoltre come si spiega l’elevata presenza in carcere di cittadini non svizzeri (quasi l’80%)? Avere una cifra elevata di popolazione straniera in Svizzera non implica l’assenza di ostilità nei suoi confronti, al contrario quest’ostilità è la conseguenza di un motivo.

Vorrei sottolineare che la Turchia, la quale ha criticato la Svizzera, con una superficie di 783.562 kme una popolazione di quasi 75 milioni di abitanti, ha dichiarato l’emergenza e ha chiesto aiuto all’ONU per qualche migliaio di rifugiati siriani, giustificandosi con la mancanza di capacità di ospitarli, mentre la Svizzera, con una superficie di 41.285 km, ospita quasi due milioni di immigrati.

Per ciò che riguarda la parità dei sessi, la Svizzera ha percorso una lunga strada per ottenere una giusta parità; fino all’anno scorso nel Consiglio federale sedevano quattro donne e tre uomini. Inoltre è stata varata una legge che riguarda la parità salariale tra i due sessi. Le donne in Svizzera occupano ottime posizioni in diversi aspetti nella nostra vita.

Per ciò che riguarda la polizia, secondo quanto ha riportato il CdT il 25 ottobre, il Consiglio d’Europa e il Comitato europeo per la prevenzione della tortura sono rimasti in Svizzera dal 10 al 20 ottobre 2011 e hanno notato e confermato che l’atteggiamento della polizia svizzera è stato generalmente buono, eccetto nei cantoni di Ginevra e Vaud, nei quali è stata verificata qualche irregolarità (quindi qui qualcosa c’è).

Le critiche fanno sempre bene, ci inducono a riflettere e ad esaminare tutti i problemi, anche perché la perfezione non esiste. La situazione potrebbe migliorare se ognuno si assumesse completamente le proprie responsabilità, lo Stato facesse il suo dovere proteggendo il cittadino in tutti i sensi, in particolare quello economico, sorvegliando meglio le dogane e bloccando l’assunzione di mano d’opera straniera, perché al cittadino interessano due cose: la sicurezza e la sopravvivenza. La famiglia deve fare il suo dovere nell’educazione e nel rispetto di tutte le persone di tutte le etnie. Il dialogo fra le civiltà e le religioni è essenziale per avvicinare i punti di vista. Sarebbe opportuno trovare dei mediatori in grado di comunicare con i vari Paesi, specialmente di fede islamica, per trovare una via di accordo e di convivenza pacifica.

Kareem Ziwamil, già candidato al Gran Consiglio