Nell’imminenza del congresso INTERLIBERTARIANS 2012 (Lugano-Paradiso, 24/25 novembre, www.interlibertarians.org) il leader dei Liberisti ticinesi Rivo Cortonesi – in una lunga, intensa, appassionata, combattiva intervista – esprime il suo pensiero e i suoi sentimenti.

Un’intervista del professor Francesco De Maria (che parteciperà al Congresso quale giornalista).


Francesco De Maria Quante volte ho sentito dire (penso mille) “Le idee dei libertari sono interessanti, attraenti… Purtroppo sono anche irrealizzabili!” Non è frustrante per un libertario convinto e appassionato?

Rivo Cortonesi Forse è più frustrante per chi ragiona così: potrebbe voler dire che, pur intravedendo le vie della libertà, si è purtroppo rassegnato alla sua condizione servile al punto da non ritenerle percorribili.

Le propongo un esperimento mentale. Prendiamo un piccolo stato, le vanno bene 7 milioni di abitanti? Grazie a una potente magia esso si ritrova ad essere pienamente organizzato secondo i princípi liberisti. Le domando: Quali regole economiche vigono e quali organismi economici operano in esso?
RC L’esperimento mentale si avvicina di più alla realtà se ci posizioniamo nel 2061. In quel piccolo stato di 7 milioni di abitanti, nel 2061, la prima regola economica che si è finalmente imposta è il libero scambio di merci, servizi e capitali in un contesto dove il monopolio della produzione di denaro da parte delle banche centrali non esiste più; c’è invece un mercato competitivo del denaro dove la monete buone, come ad esempio quelle a copertura aurea integrale, hanno scacciato le cattive, quelle altrimenti note come fiat money; cito dal vocabolario Treccani: “Fiat money nel linguaggio economico è la moneta cartacea inconvertibile, generalmente accettata come mezzo di pagamento in quanto dichiarata a corso legale (detto anche forzoso) dallo stato che la emette, indipendentemente dal suo valore intrinseco”. La riserva frazionaria è stata abolita e le banche commerciali hanno adesso l’obbligo della riserva intera; in questo piccolo stato, le banche non possono più indebitarsi a vista con i risparmiatori per lucrare, attraverso gli interessi, sui crediti di lungo periodo, ma svolgono solo la mansione di intermediazione tra domanda e offerta di denaro, con il consenso preventivo di chi di quel denaro è legittimo proprietario; non possono dunque prestare più denaro di quanto reso disponibile dalla quota parte di risparmio che i risparmiatori mettono sul mercato del credito a loro rischio (esattamente come accade quando acquistano un’azione). I tassi di interesse, in questo piccolo stato, emergono naturalmente dal mercato, seguendo la legge della domanda e dell’offerta, perché i banchieri centrali, che li determinavano a tavolino secondo il loro capriccio, non esistono più: sono stati tutti impiccati duranti i moti del 2058; adesso non vi sono più forzature del ciclo economico del tipo di quella che ha portato alla crisi terribile iniziatasi nel 2008 e protrattasi fino al 2060.

Quali istituzioni politiche lo reggono?
RC Ogni altra istituzione statale di livello superiore ai Comuni è stata soppressa e al sistema istituzionale di rappresentanza politica, fondato sulla competizione tra i partiti, l’uno contro l’altro armato, ne è subentrato uno a “democrazia pura”, fondato cioè su cittadini eletti a sorte nei rispettivi Comuni, nelle modalità stabilite dalla legge elettorale che ciascun aComune si è dato, ma con alcuni punti fermi: rotazione degli incarichi senza rinnovo alla scadenza e secondo il principio: più alto l’incarico più breve la durata.

Quale tipo di relazione intrattiene con gli stati esteri?
RC La coercizione fiscale è stata abolita, salvo un piccolo contributo, eguale per tutti, destinato all’Amministrazione della giustizia e alla sicurezza dei cittadini, cioè alla difesa della loro proprietà privata dalle prevaricazioni dei delinquenti comuni (Forze di polizia) e da quelle di paesi eventualmente ostili (Esercito). Con questa premessa il tipo di relazione con gli stati esteri che si è affermato nel piccolo stato è quello già da tempo sperimentato con successo in un paese che io e lei conosciamo bene: la neutralità armata.

Collochiamoci ancora più in piccolo. Come potrebbe essere un Ticino libertario? (sempre con Bellinzona, il Ceneri, Lugano…) Tenti di descrivercelo.
RC Il Cantone perderebbe il suo livello istituzionale gerarchicamente superiore a quello dei Comuni, ma non la sua individuazione territoriale, cioè geografica. I Comuni interagirebbero tra loro liberamente per opere di interesse comune finanziabili con l’azionariato diffuso. Per ognuna di esse si aprirebbe un centro di costo e lo si chiuderebbe ad opera conclusa. La burocrazia stanziale sarebbe spazzata via, perché sostituita, a rotazione, da tutti i cittadini, con le loro specifiche competenze. Aggiungo che i sistemi previdenziale ed educativo sarebbero completamente rivisti in senso libertario.

Esistono paesi al mondo nei quali il peso politico (e non solo filosofico!) dei libertari sia rilevante?
RC No, non esistono. Fatta astrazione dai paesi governati da tiranni, dove la partita è persa in partenza, è indubbio che nelle moderne democrazie finora Keynes si imposto su Mises. Ma non è detto che sarà così anche in futuro.

Oggigiorno la parola “liberali” è divenuta di gran moda. Molti (troppi) soggetti politici amano definirsi tali. Ma è perfettamente chiaro che i liberali (veri o presunti)… di libertari non vogliono saperne! Se anche solo ci limitiamo a considerare il nostro orticello, dobbiamo concludere che le distanze sono davvero grandi. Non è così?
RC I libertari hanno la singolare caratteristica, non solo qui, ma ovunque, di essere invisi sia alla sinistra, che alla destra che a quelli che lei chiama liberali (veri o presunti…). Il motivo è semplice: sia la sinistra che la destra che i liberali (veri o presunti…) ragionano e si comportano nella pratica quotidiana (non nella teoria che sbandierano), nessuno escluso, come perfetti keynesiani e, come le ho già detto prima, finora Keynes ha avuto la meglio su Mises. La distanza è siderale anche perché aggravata dal disprezzo intellettuale che i libertari nutrono per i cosiddetti “liberali utilitaristi”, come li ha definiti Pascal Salin, sempre pronti a dichiararsi liberali quando non rischiano niente, ma a votare con i socialisti e i nazional-popolari, secondo la loro convenienza (che in tali occasioni chiamano pudicamente “pragmatismo”), se sentono traballare i privilegi accumulati sotto l’ala protettrice dello Stato o sotto quella dei loro padroni: le lobbies finanziarie, professionali e aziendali ancora al riparo dalla concorrenza attraverso solidi steccati tariffari e protezionistici.

Come giudica un libertario puro il potentato bancario svizzero, frutto prospero (ma quanto minacciato!) del sistema bancario internazionale?
RC Come ho avuto modo di dirle in un’altra intervista la forza sana della Svizzera, dirò di più, la vera forza della Svizzera, non è il potentato bancario svizzero, ma ciò che di medioevale rimane ancora nelle sue istituzioni, nonostante il peso sempre più grande della Confederazione sui Cantoni e quello dei Cantoni sui Comuni. Per il resto lei sa bene cosa ne pensano, non solo io, ma i libertari tutti, delle banche. Fin tanto che la riserva frazionaria non sarà abolita esse possono essere definite a tutti gli effetti come istituzioni legalmente autorizzate ad emettere cambiali false. Questo privilegio deve essere rimosso, perché produce benessere nella fase in cui lo schema Ponzi, che ne deriva, è nel suo massimo fulgore, e disastri quando crolla. Il passaggio alla “riserva intera”, alla quale ho accennato rispondendo alla sua seconda domanda, consentirebbe invece di esaltare le caratteristiche professionali del sistema bancario svizzero nella gestione patrimoniale e di sbarazzarsi di una zavorra che, oltre ad essere immorale, conduce dritta a dritta all’esplosione periodica di bolle micidiali. Credo che le banche svizzere lo abbiano capito e che siano ormai orientate a fare sempre meno crediti con il denaro che non hanno e a privilegiare invece la gestione professionale di quello che viene a loro affidato dai risparmiatori. Non sono invece sicuro che lo abbiano capito molti cittadini. Quanto alla minaccia alla quale lei fa cenno essa non proviene certo dai libertari. Se i libertari fossero al potere in tutti gli stati, la coercizione fiscale non esisterebbe e i capitali circolerebbero liberamente in ogni dove premiando la professionalità di chi li sa gestire al meglio. Se la minaccia c’è viene da parte di chi dei nostri princípi di libertà se ne infischia, qui come altrove.

Lei scrive spesso, con evidente voluttà: “Questo marcio sistema finanziario (mondiale) sta crollando”. E se non accadesse? Se il sistema trovasse la forza, magari cambiando quel tanto che basta, di sopravvivere?
RC Il sistema, al di là della voluttà, opinabile, che uno possa provare quando vede il proprio lavoro diminuire a causa della crisi economica, sta crollando perché in un sistema chiuso, a risorse limitate, non è possibile inseguire il pagamento di debiti superiori alle risorse disponibili attraverso una crescita illimitata. Lei, che è un matematico, non farà certo fatica a comprendere questo “teorema del buon senso”. Quindi bisognerebbe comprendere bene cosa lei intende per “sopravvivere”. Dopo un crak up boom il sistema, specie se imposto con la forza, sopravvive sempre, così come è sopravvissuto al crack del ’29. Sono i morti che fa quando crolla che non sopravvivono.

Veniamo all’importante Congresso di Lugano-Paradiso, imminente (24-25 novembre). Quanti congressisti vi attendete?
RC Non molti per la verità. Primo perché il tema della Conferenza è un tema interno al piccolo universo libertario, secondo perché la crisi economica picchia duro e già spostarsi dall’estero per venire a Lugano non è cosa per tutte le tasche, specie per quelle dei libertari, che sono pieni di molti ideali ma con le tasche sempre vuote, o quasi.

Esistono congressi simili in altre parti del mondo? Vi ha già partecipato personalmente?
RC Esistono, nelle diverse aree geografiche del pianeta, incontri tra associazioni e movimenti libertari che dibattono su temi, i più disparati. Non vi ho mai partecipato fisicamente, ma sono in stretto contatto con molti movimenti che vi partecipano e che sono anche membri di Interlibertarians.

I congressisti saranno tutti fisicamente presenti a Lugano oppure potranno anche partecipare “a distanza”?
RC Stiamo raccogliendo i video che ci stanno inviando, alcuni li trasmetteremo il giorno della conferenza, altri, quelli dei ritardatari, saranno raccolti comunque nel nostro sito www.interlibertarians.org man mano che arriveranno in modo che tutti li possano vedere.

Come avete reperito i fondi necessari all’organizzazione dell’evento? Avete trovato degli sponsor, magari qualche grande banca?
RC Abbiamo uno sponsor, che non è una banca, abbiamo venduto i PIN con il logo di Interlibertarians, poi abbiamo dei simpatizzanti e anche dei donatori importanti, che non sono banche.

I partiti politici ticinesi sono stati invitati a mandare degli osservatori? Qualche partito ha aderito all’invito?
RC Non abbiamo invitato nessun partito politico, essendo il tema della Conferenza rivolto più all’interno che all’esterno dell’universo libertario, ma chiunque, volendo, può venire alla Conferenza come osservatore. Ci sono invece degli amici che risponderanno alla domanda posta dal tema di quest’anno illustrando la loro scelta di militare all’interno di partiti di ispirazione liberale quale mezzo tattico per far passare le idee libertarie all’interno di partiti tradizionali.

Quale frutto si attendono i libertari ticinesi dal loro importante Congresso?
RC Lo sapremo domenica 25 quando la Conferenza privilegerà il dibattito all’interno dei membri di Interlibertarians. Sabato 24 invece, al termine degli interventi dei relatori, sarà privilegiato il dibattito con il pubblico e i mass media, se ci saranno. Sono stati tutti informati con ben due comunicati stampa.

Lei, con un piccolo drappello dei suoi, ha già tentato nell’arena cantonale la sorte elettorale. Che ricordo ha di quell’esperienza?
RC Personalmente mi presentai alle federali del 2007, senza alcuna campagna elettorale degna di tale nome e senza partecipare a nessun dibattito sui mass media ticinesi. Mi bastava che la gente si potesse chiedere, quando andava a votare: ma chi sono questi liberisti ticinesi? Col senno di poi dubito che si sia chiesta almeno questo. Ma, dopo la fondazione, con alcuni amici, dell’Associazione Liberisti Ticinesi, mi sembrò un atto dovuto marcare il territorio anche con la nostra pipì, per poca che fosse; se ricordo bene ebbi circa 340 voti, che allora mi sembrarono un’enormità. Invece, come qualcuno mi fece osservare, erano un fallimento dal punto di vista elettorale. Però, nel bene e nel male, da quel momento in Ticino si cominciò a parlare un po’ di più di liberismo e di scuola austriaca di economia.

Nel 2015 si terranno le elezioni per il governo e per il parlamento. Vi proponete di ritentare? Con quale strategia?
RC La nostra intenzione sarebbe quella di esserci: alle cantonali per cominciare a promuovere l’idea di riforme quadro mirate a dare più poteri ai Comuni e alle federali per promuovere la stessa idea unitamente alla riforma del sistema bancario nel modo in cui abbiamo prima parlato. Sono cose che non si fanno da soli, ne siamo consapevoli, ma diremo ai ticinesi le stesse cose che ho detto a lei. Bisognerà vedere in quale condizioni economiche arriveremo al 2015. Perché ciò che oggi può sembrare utopia nel 2015 potrebbe non esserlo più.

Io sono un intervistatore buono che talvolta – verso la fine – fa domande cattive. Nel nostro piccolo mondo alcuni elementi sono considerati fondamentali per una concreta riuscita politica. Essi sono: la tradizione e le radici nel territorio; l’inquadramento nella realtà sociale del luogo; la capacità di offrire posti di lavoro, prebende, poltrone. I libertari (che io sappia) non hanno nulla di tutto ciò. Come pensate di cavarvela? Con la sola forza delle idee? Da queste parti, talvolta, le idee sembrano proprio l’ultima ruota del carro…
RC Non abbiamo altre frecce al nostro arco, se non le idee libertarie e quelle della scuola austriaca di economia, alle quali i libertari fanno riferimento. Il popolo non merita di essere imbrogliato, bisogna dire sempre la verità, non mezze verità, ma la verità tutta intera, senza tatticismi di sorta e senza illuderlo che sia possibile evitare la crisi, durissima, che dovremo attraversare. Non possiamo offrire, come lei dice, prebende e poltrone, ma possiamo offrire la medicina per attraversare la crisi che ci aspetta e uscirne, malconci, ma vivi, e soprattutto con le idee più chiare per affrontare il mondo, sicuramente diverso, che ci troveremo davanti quando sarà passata.

Per finire, prima del 2015 arriverà il 2013, con l’attesa e dura “battaglia per Lugano”. I libertari staranno a guardare? Cercheranno in qualche modo di inserirsi nel gioco? Auspicano la vittoria di qualcuno?
RC No, non abbiamo candidati per la battaglia di Lugano e quindi, come Liberisti, non saremo presenti. Ma, se fossi residente nel Comune di Lugano, io voterei, se si ripresenta, il sindaco uscente Giorgio Giudici. Ci siamo incontrati poco prima di INTERLIBERTARIANS 2011, l’anno passato, nel Municipio di Lugano, quando ho avuto l’onore di presentargli l’evento per sensibilizzarlo sul fatto che esso, in prospettiva, poteva costituire un’occasione per far conoscere meglio, nel mondo, la nostra città. Nell’occasione gli ho parlato della Repubblica senese e dei valori di convivenza civile che l’animavano. Poi gli ho fatto dono del libro IL PALIO (o della libertà), che mi è sembrato gradire moltissimo, anche perché lui mi ha confessato di nutrire verso Siena un affetto particolare. Ho avuto la sensazione epidermica (e io mi fido delle mie sensazioni) che sia una persona più che meritevole di continuare a ricoprire quella carica. Se si ripresenta e se sarà rieletto, ne sarò felice.


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