Il 20 marzo 2011 a Gainesville, in Florida, il pastore anglicano Terry Jones aveva bruciato di fronte ai fedeli della sua chiesa diversi esemplari del Corano. L’espressione di una sua personale crociata contro il mondo islamico.

Ora, per questa crociata il pastore Jones è stato condannato a morte. Non negli Stati Uniti, ma in Egitto, dai giudici dall’Alta Corte per la sicurezza centrale.
Una condanna che non è così innocua come potrebbe sembrare : la sentenza apre ufficialmente “la caccia” contro Jones.
Chi lo ucciderà, semmai questo dovesse accadere, verrà celebrato dal mondo islamico come un eroe, come colui il quale ha lavato l’offesa arrecata all’Islam.

Non pochi sono i musulmani che dal 20 marzo 2011 mandano regolarmente al reverendo Jones minacce di morte. Lui se ne vanta e dice che è pronto a morire per il Cristianesimo.
Più tiepido il fervore religioso dei suoi parrocchiani, che da mesi preferiscono disertare le funzioni religiose. I pochi irriducibili che ancora vanno al sermone domenicale entrano in chiesa armati.