Eletto il 6 novembre 2012 per un secondo mandato, Barack Obama deve affrontare diverse crisi maggiori, impossibili da gestire – secondo gli analisti – senza la leadership americana.

Come far cadere il presidente siriano Bachar al Assad senza un intervento diretto
Obama non può pensare di lasciar proseguire il conflitto che insanguina la Siria per i quattro anni del suo nuovo mandato. Sarebbe una grave sconfitta.
Sul dossier siriano, in campagna elettorale, Obama aveva mantenuto un profilo basso, giudicandolo rischioso. Ciò nondimeno, negli ultimi giorni della campagna, il suo team aveva fatto sapere che se fosse stato rieletto Obama si sarebbe impegnato per giungere a una soluzione.
Fino a dove? La Casa Bianca potrebbe accettare di fornire direttamente armi all’opposizione siriana, armi che oggi fornisce tramite la mediazione di paesi terzi.
Obama potrebbe dare il consenso a una no-fly zone, totale o parziale, nei cieli della Siria, se questa fosse richiesta dall’opposizione siriana.
Non è da escludere che lo farebbe senza ricorrere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il programma nucleare iraniano
Entro la fine del secondo mandato di Obama, la situazione del programma nucleare dell’Iran sarà profondamente cambiata.
Vi sono tre possibilità :
1. L’Iran avrà l’arma atomica o sarà capace di costruirne una in pochi mesi.
2. A causa delle sanzioni e a seguito di negoziati diretti con Washington l’Iran avrà totalmente rinunciato all’arma atomica.
3. Israele, con l’aiuto o perlomeno con il consenso della Casa Bianca, avrà bombardato i siti nucleari iraniani.

Per consolidare la possibilità numero 2, nelle ultime settimane discussioni “segrete” hanno avuto luogo tra ufficiali americani e iraniani.
Un quotidiano israeliano afferma che i negoziati sono condotti da una donna nata in Iran e di cui Obama si fida pienamente, Valerie Jarret.

Chiudere l’annoso capitolo del terrorismo nella regione africana del Sahel
Nella guerra contro al Qaeda, l’amministrazione Obama vorrebbe concentrarsi su Afghanistan e Pakistan e lasciare Europa e Africa a gestire la crisi nel Nord del Mali.
Ma la diplomazia statunitense sembra essere ancora necessaria per riunire e coordinare tutte le parti in causa, in particolare l’Algeria.

Ammansire la Russia di Vladimir Putin
Una delle chiavi del successo diplomatico di Obama si trova a Mosca. Per l’Iran e per la Siria, così come per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, quasi nulla può essere fatto senza o contro il presidente russo.

Rispettare la potenza cinese
La rielezione di Obama coincide con l’arrivo al potere di Pechino di una nuova generazione di leader.
Il presidente americano dovrà consolidare relazioni di fiducia, rafforzare l’alleanza con i paesi vicini della Cina, in particolare il Giappone.
Dovrà dar prova di leadership e sangue freddo nella crisi delle isole Senkaku e del Mare della Cina, scenari che secondo gli esperti potrebbero trasformarsi in un conflitto armato nei prossimi anni.
Inoltre, decidendo di compiere il viaggio in Birmania e incontrando Aung San Suu Kyi, Obama ha voluto far sapere ai dirigenti cinesi che intende promuovere la democrazia in Asia.

La scelta del successore di Hillary Clinton alla testa del Dipartimento di Stato
Una scelta che indica la direzione che Obama vorrà dare al suo secondo mandato.
Se sceglierà l’attuale rappresentante statunitense all’ONU, Susan Rice, si potrà pensare che intende marcatamente riaffermare la leadership degli Stati Unit.
Se invece opterà per il presidente della commissione degli Affari esteri al Senato, John Kerry, si potrà capire che sceglierà la continuità.

(Fonte : Le Nouvel Observateur.fr)