Il 6 dicembre scorso il municipale on. Angelo Jelmini ha convocato una conferenza stampa a Palazzo civico per presentare ai giornalisti il risultato dei primi 100 giorni di PVP a Lugano. Ci sono andato in preda a moti dell’animo contrastanti: 1) con tutta l’emotività dell’automobilista frustrato e imbufalito 2) con la razionalità di un uomo disposto anche ad ascoltare le ragioni altrui.

Mentre transitavo frettoloso davanti allo Spartaco pensavo: “Il Nostro ha tre possibilità:
— Dichiarare a muso duro: questo PVP è eccellente, è la gente che non lo capisce. Non cambio una virgola.
— Ammettere: questo PVP è una bestialità, bisogna ricominciare da capo.
— Mediare: questo PVP è perfettibile, dev’essere modificato in alcuni punti critici e non mancherò di farlo.”

Non ero neppure arrivato a metà dello scalone che già propendevo per la terza. Allora mi sono seduto, ho ascoltato con attenzione, ho preso appunti diligenti. Ed ecco, in estrema sintesi, quel che io ho capito.

1) Dopo 100 giorni il giudizio del pubblico è contrastato (“polarizzato”): alcuni manifestano soddisfazione, altri fiera avversione.

2) Il piano non l’ha fatto né deciso l’on. Jelmini, che nemmeno c’era (verissimo: è municipale dall’aprile del 2011). Nel 2003 il consiglio comunale lo approvò all’unanimità. Nel 2008 i relativi crediti furono approvati con l’astensione della Lega (prima manifestazione di dissenso). E dunque ciascuno si assuma le sue responsabilità.  [Più che giusto.]

3) La Confederazione, che ha partecipato con una somma importante alla realizzazione del tunnel Vedeggio-Cassarate (che piace a tutti), ha posto condizioni molto restrittive. Da tali condizioni deriva in sostanza l’attuale assetto del PVP. [Poco convincente, on. Jelmini. Possibile che non ci fosse uno spazio di manovra, al fine di evitare certe assurdità?]

4)  I concetti che stanno alla base del PVP sono: allontanare il traffico di transito dal centro città; ampliare la zona pedonale o semi-pedonale del centro; favorire e incrementare il trasporto pubblico.

5) I semafori. Voi odiate questi semafori (sistema Motion) ma dovete sapere che l’assetto presente non è quello definitivo. Dopo una messa a punto funzioneranno a dovere e diverranno straordinariamente intelligenti. Vi chiedo di aspettare fino a gennaio.

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A questo punto formulo alcune considerazioni, che assumono anche  forma di interrogativi.

— Questo PVP non è stato creato in gran fretta, è stato pensato ed elaborato nel corso di anni. Ciò non significa che sia sensato.

— Questo PVP è ideologicamente condizionato? (ciò che io sospetto)

Chi è responsabile di che cosa. Sul piano tecnico, sul piano politico. Anche, e in primis, il Municipio, naturalmente. Se i tecnici stavano mettendo in piedi una costruzione assurda, il Municipio lo doveva sapere. Inoltre: quale parte ha avuto nella vicenda  il predecessore dell’on. Jelmini, on. Paolo Beltraminelli, in carica sino all’aprile 2011, data della sua elezione in Consiglio di Stato? Può essere attribuito anche un ruolo, dalla capitale, a Marco Borradori, direttore del Dipartimento del Territorio?

Che cosa si può fare, concretamente, per migliorare la situazione?  Nel corso della conferenza stampa l’on. Jelmini ha manifestato l’intenzione di procedere a interventi puntuali laddove il disagio è più acuto, citando in particolare il problema di corso Elvezia e quello delle linee di trasporto pubblico, in particolare attorno alla pensilina Botta, fulcro dell’intero sistema. Che non si pensi di “tornare indietro” in modo sostanziale, questo il capo dicastero l’ha detto abbastanza chiaramente.

— Quali dinamiche potrà suscitare il PVP nel corso di una campagna elettorale che sta entrando nel vivo, con un particolare riferimento all’interessante duello in casa democristiana?

L’on. Angelo Jelmini ha cortesemente accettato di rilasciare a Ticinolive un’intervista esclusiva, che sarà realizzata e pubblicata nei prossimi giorni.

Francesco De Maria