Sappiamo che la situazione econo­mica della Grecia è drammatica. I greci stanno rendendosi conto che, oltre ai decenni di governi dalle finanze alle­gre, il responsabile dell’attuale situa­zione è stato Pa­pandreu, che di fronte all’enorme debito dello Stato e dei conseguenti elevati inte­ressi sul mercato dei capitali, ha fatto carte false per entrare nell’area dell’euro e fruire di interessi più favorevoli per poter continuare a fare debiti. Il secondo responsabile sono state le autorità di Bruxelles, che nella frenesia di allargare l’area della moneta comune, in modo negligente e colposo, non hanno saputo o voluto esaminare queste carte false.

Un documentario trasmesso dalla RAI sulla Grecia attuale ha mostrato un qua­dro a dir poco drammatico. Un cittadino intervistato non ha esitato a definire «str…”» Papandreu. Con le misure di ri­sparmio chieste al Governo greco, sem­pre più cittadini sono piombati nell’indi­genza e non hanno più di che vivere. Molte aziende chiudono i battenti. Il si­stema sanitario, fino a poco tempo fa soddisfacente, non riesce più ad offrire le prestazioni minime. Con oltre 2 milioni di immigrati clandestini è aumentata paurosamente la criminalità, gli anzia­ni di Thessanoliki, quando ritirano le loro magre pensioni in posta, hanno paura di essere derubati.

Le richieste di risparmi al popolo greco stanno assumendo connotati disumani. A dimostrarlo bastano alcune cifre: il 51% dei giovani è disoccupato, il 70% dei greci, se potesse, sarebbe disposto ad emigrare. È una follia delle autorità di Bruxelles pretendere dalla Grecia di correggere con sacrifici insopportabili entro un anno o due gli errori di decen­ni di malgoverno. Sia Bruxelles che, in particolare, il cancelliere tedesco Ange­la Merkel, non sembrano avere la mini­ma idea della mentalità e dello stato d’animo del popolo greco; non si può pretendere dai greci comportamenti analoghi a quelli dei cittadini della Germania. Un grave campanello d’al­larme per l’UE sono i crescenti risenti­menti dei greci nei confronti della Ger­mania. Uno psicologo, intervistato nel documentario, ha definito in modo in­cisivo ed illuminante le differenze di mentalità tra i due popoli: il popolo tedesco in caso di crisi, è capace di mo­bilitare tutte le sue energie per risolle­varsi, il popolo greco cade nella dispe­razione e nella depressione, come dimo­strato dal numero impressionante di suicidi in un anno (ben 3.500).

Il quadro politico non è meno preoccu­pante. Mentre i partiti al Governo non godono più della fiducia e del necessa­rio sostegno della popolazione, si fa inarrestabile l’ascesa dei partiti più estremisti, sia di destra che di sinistra. La politica dell’UE sta minacciando la già fragile democrazia greca, poiché si sa che nulla come la disperazione è ter­reno fertile per le rivoluzioni e le ditta­ture. La situazione della Grecia sta por­tando alla luce l’errore fondamentale di un’UE che, senza un’unione politica e le­gittimazione popolare, vuol imporre le sue leggi economiche dall’alto verso il basso, ignorando la mentalità e la volon­tà dei popoli interessati. Un errore che minaccia di distruggere tutto quanto di buono l’UE ha fatto. Senza un serio ri­pensamento dell’assetto istituzionale dell’Unione, il destino dell’euro, della Grecia e dell’UE è a prognosi riservata.

Anche se la Svizzera sarebbe in grado di sopportare le leggi economiche dell’UE, la tragedia greca rappresenta un serio monito per tutti coloro che ancora oggi preconizzano l’adesione del nostro Pae­se all’Unione. L’invidiabile situazione economica ed occupazionale della Sviz­zera nel confronto con i Paesi circostan­ti, si spiega soprattutto con l’indipen­denza politica e monetaria dall’UE, una sovranità da difendere con corag­gio anche al prezzo delle crescenti pres­sioni esterne.

Alexander von Wyttenbach,  presidente onorario UDC Ticino

(apparso nella newsletter dell’UDC Ticino)