L’ing. Piero Früh, noto esponente del PLR e grande sostenitore, a suo tempo, di Marina Masoni (come il sottoscritto), mi manda questa interessante presa di posizione, che ben volentieri pubblico.

Nota 1. I rimproveri finali sono da intendersi rivolti al sottoscritto, che virilmente se ne fa carico. Quanto ai “piagnistei” (dove l’avrò scritto, non so più) faccio presente a Piero Früh che sicuramente non mi riferivo a sfortunati bancari colpiti dalla perdita del posto di lavoro. Non sono così insensibile e non sono così cinico. Forse – è possibile – all’atmosfera un po’ depressa della prima riunione, alla quale sono arrivato in ritardo perché non riuscivo a parcheggiare la macchina.

Nota 2. La frase introduttiva non esprime con esattezza il mio pensiero. Non già “legami tra personaggi di destra e di sinistra” (mai scritto) ma “iniziativa o apertura a sinistra”  di Giovanna Masoni, soprattutto con riguardo alle persone: Paolo Bernasconi, leader carismatico di Bel Ticino, Alberto di Stefano, Martino Rossi (eccetera).

 

Rispondo al professor Francesco De Maria che ha invitato a esprimersi  sulla tesi espressa (sembrerebbe con qualche dubbio) in  merito al “tavolo della crisi” : si tratterebbe di  un’iniziativa con finalità elettorali e con legami (sospetti) fra personaggi  di   “destra”  e  di “sinistra” alleati per sostenersi  reciprocamente nella campagna elettorale di Lugano.

Ho avuto l’opportunità di partecipare a due sedute del “tavolo” (che è aperto a tutti quanti desiderano discutere dei problemi che, oggi, colpiscono la nostra società) e ne sono uscito arricchito: ho sentito analisi documentate della nostra situazione attuale – con le conseguenze sul nostro assetto economico ed anche sulle sofferenze delle persone che vi operano – ; ho apprezzato proposte concrete – in particolare di modifiche d’indirizzo, anche legislativo – per l’indispensabile  revisione del nostro modello di sviluppo; ho anche constatato la volontà  di tutti, affinchè la nostra società  assuma i necessari impegni non soltanto per la ripresa economica, ma anche per la solidarietà verso chi soffre – e soffrirà – del nostro ridimensionamento.

La mia conclusione è che il “tavolo della crisi” è un’iniziativa che permette di riunire persone di diverse correnti di pensiero, per discutere assieme – come è indispensabile – dei problemi epocali della nostra società: questo mi sembra il segno di un grande impegno civile e di una salda finalità di politica “liberale”: quell’impegno e quella finalità comunitari che hanno permesso alla nostra società di evolvere in uno stato (e in uno Stato) di equilibrato sviluppo e di responsabile solidarietà verso  tutte le classi.

Oggi, quando i maggiori partiti ticinesi sembrano fortunatamente orientati a dare priorità alle proprie responsabilità di conduzione democratica del Paese – piuttosto che agli interessi di parte – sarebbe sbagliato tornare alle etichettature e alle stroncature personali che tanti disastri ci hanno prodotto.

Proprio nella campagna elettorale per la prima città del Cantone, si giudichino, dunque, gli attori per quanto pensano, hanno fatto e si propongono concretamente di fare: non per le etichette e le (più o meno supposte) alleanze trasversali, ed ancor meno per i sorrisi e le pacche sulle spalle che nascondono l’incapacità  di operare seriamente!

Al “tavolo della crisi” io ho sentito tesi che – se fossi amico delle etichette – potrei definire di “sinistra”, a fianco di altre di “destra”, nel comune impegno di trovare soluzioni ai nostri problemi; e sono stato contento di appartenere ad uno Stato liberale teso al benessere di tutti e solidale con tutte le classi. Mi ha perciò fatto male leggere che qualcuno, fuori dal “tavolo”, ha invece snobbato ed offeso chi si è trovato senza lavoro, definendo  “piagnistei” i suoi commoventi resoconti umani.

Piero Früh