Le organizzazioni ebraiche in Svizzera criticano il discorso che Ueli Maurer – presidente della Confederazione – ha pronunciato domenica in occasione della giornata dell’Olocausto. A Maurer viene rimproverato di aver taciuto le debolezze e gli errori della politica svizzera durante la seconda guerra mondiale.

“Maurer ha certamente evocato che la Svizzera era un rifugio per un gran numero di persone minacciate e perseguitate – scrivono la Federazione svizzera delle comunità israelite, la Piattaforma degli ebrei liberali e il Coordinamento intercomunitario contro l’antisemitismo e la diffamazione. Ma ha omesso di parlare dei rifugiati che erano stati respinti alle frontiere, e così condannati a una morte sicura, e degli svizzeri che erano stati puniti per aver aiutato i rifugiati ebrei.

Le organizzazioni deplorano il fatto che Ueli Maurer abbia deciso di non approfondire la rimessa in questione critica e indispensabile della Svizzera con il proprio passato. Ricordano che nel 1995 l’allora presidente della Confederazione Kaspar Villiger aveva presentato le scuse della Svizzera ai rifugiati ebrei.
Lo storico Hans-Ulrich Jost considera il discorso di Maurer grave e cinico : “Il Consigliere federale cerca di camuffare una parte della nostra storia relativa a un tema molto delicato. Tra il 1933 e il 1934 agli ebrei era negato il diritto all’asilo e venivano considerati rifugiati non politici.”

Il Consiglio federale era al corrente dei crimini perpetrati dai nazisti contro gli ebrei già a partire dal 1942. Malgrado ciò, il governo aveva deciso, nell’agosto 1942, che il rinvio in massa dei rifugiati andava attuato, anche se questo voleva dire mettere la loro vita in pericolo.