Conservatori o rivoluzionari? Di primo acchito una cosa sembra escludere l’altra, per il semplice fatto che una rivoluzione è volta a distruggere o quantomeno a cambiare profondamente un sistema, che invece un conservatore tende a voler appunto conservare e difendere.

Se però guardiamo la situazione attuale in Svizzera e ci soffermiamo in particolare sui comportamenti del Consiglio federale, constatiamo che la moda (se così si può chiamare) è quella di svendere la Svizzera al primo che passa: Unione europea, Stati Uniti, ONU. L’importante è mostrarsi servizievoli e cospargersi il capo di cenere per presunti errori che il nostro Paese avrebbe commesso. Ecco che allora il pensiero di un consigliere federale conservatore come Ueli Maurer appare tutto ad un tratto come innovativo e rivoluzionario: da lungo tempo infatti non sentivamo parole così patriottiche, così attaccate alle radici profonde della Svizzera.

In occasione dell’allocuzione di Capodanno, giorno d’inizio del suo mandato quale Presidente della Confederazione, Maurer ha invitato gli Svizzeri a riflettere sulle proprie origini e sulle proprie radici, rivivendo lo spirito del Patto federale del 1291. Non piegando la schiena alle pressioni, Maurer ha rammentato le critiche che ci piovono e ci pioveranno addosso anche in futuro e sottolineato che queste ci sono non perché abbiamo fatto male qualcosa ma perché abbiamo fatto meglio molte cose! Di per sé si tratta di un grosso cambiamento rispetto ad altri consiglieri federali che tendono a scusarsi a destra e a manca per i comportamenti del Popolo elvetico, spesso anche in occasione di votazioni. Far leva sulla fierezza dei traguardi raggiunti dalla Svizzera è un cambiamento di paradigma che non può che far felice la popolazione.

In occasione poi del ricevimento in onore del Corpo diplomatico a Berna, Maurer ha ricordato ai presenti il principio della sovranità degli Stati, sancito con la Pace di Vestfalia del 1648, facendone un parallelismo col Patto federale. Ha ricordato che la sovranità si basa sul diritto e non sul potere e che anche oggi la sovranità di tutti gli Stati va rispettata. Addirittura a Davos negli scorsi giorni, all’apertura del WEF, Ueli Maurer ha chiesto ai (presunti) potenti del mondo di non fare pressioni sui piccoli Stati, rei solo di essere più virtuosi, e ha rammentato che la Svizzera ha un efficace controllo del rigore finanziario e dell’azione dei politici tramite il freno alle spese inserito nella Costituzione.

Si tratta di discorsi colmi di senso dello Stato, troppo a lungo dimenticato da buona parte dei nostri politici: ecco perché Ueli Maurer può essere considerato un rivoluzionario. Ecco perché anch’io sento di essere un rivoluzionario come lui e mi auguro che tanti altri Svizzeri riscoprano in questo suo anno di presidenza i valori conservatori che hanno reso il nostro un piccolo, grande Paese.

Luca Paltenghi
Assistente parlamentare UDC Ticino