Rachid Hamdani, svizzero di origine tunisina, era stato preso in ostaggio in Libia nel luglio 2008 dal colonnello Muammar Gheddafi. Con lui, prigioniero per quasi due anni, vi era il collega Max Göldi.
Era il tempo della crisi diplomatica tra Berna e Tripoli, scatenata dall’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, uno dei figli del colonnello libico.

Oggi Hamdani viene convocato di fronte alla giustizia da Salah Zahaf, l’avvocato libico che aveva assunto la difesa dei due ostaggi. Zahaf gli chiede il pagamento di una parcella di 140’000 dollari.
Alla richiesta di pagamento Hamdani ha fatto opposizione, giudicando la somma sproporzionata e fuori luogo, visto quello che aveva subìto in Libia durante i mesi di prigionia. Il caso è stato portato davanti al giudice di pace del distretto di Nyon.
Zahaf ha giustificato la sua richiesta affermando che i quasi due anni in cui aveva rappresentato i due ostaggi svizzeri erano stati i più difficili della sua vita e che aveva ricevuto minacce per averli difesi.
Inoltre, ha affermato che la società ABB, per la quale lavorava Max Göldi, ha provveduto a pagare la sua parcella senza problemi.

L’avvocato libico ha presentato una serie di documenti tra cui un testo firmato da Hamdani, nel quale questi si impegna a pagare le fatture per il servizio giuridico reso da Saleh Zahaf.
Hamdani non considera valido il documento in quanto, afferma, era stato obbligato a firmarlo. Inoltre relativizza il ruolo avuto dal legale libico. A suo dire è soprattutto l’operato del governo di Berna che aveva permesso la sua liberazione, nel febbraio 2010 e la liberazione di Max Göldi, nel giugno 2010.