Si è riunito la sera di mercoledì 6 febbraio all’Accademia di Mendrisio il comitato cantonale del PLR. In programma c’erano due interessanti dibattiti, incentrati su due votazioni imminenti.

Nel primo dibattito si sono affrontati Roberto Badaracco, granconsigliere PLR e capogruppo in CC a Lugano, e Paolo Sanvido, granconsigliere leghista, ex PPD. Il partito, come spesso accade in casi simili, non avrà trovato (suppongo) alcun conferenziere “interno” disposto a fare da vittima sacrificale. Obiettivamente il povero Sanvido era svantaggiato. Mentre i conferenzieri parlavano, ci è venuta un’idea alternativa. Si sarebbe potuto prendere un esponente del partito che si presentasse al pubblico in questi termini: 1) io voto NO, lo sapete tutti 2) ma faccio l’ “avvocato del diavolo”, esibendovi tutti i possibili argomenti in favore del , però per me è solo un gioco e quindi voi non me la farete pagare. Secondo noi potrebbe funzionare. È un’idea.

Il primo intervento dal pubblico, abbastanza lungo ma illuminante, l’ha fatto la signora Sadis, la quale ha detto in sostanza che gli sgravi sono un’ottima cosa, che bisogna farli, ma – sfortunanatamente – nella presente situazione non si possono fare. Il concetto è risultato chiarissimo a tutti. Alla fine, votazione. Nemmeno l’Onnipotente (che cito a sproposito dal momento che molti radicali sono atei) avrebbe potuto fornire un solo voto al malcapitato Sanvido, che ha preso con molta filosofia l’inevitabile “cappotto”. L’avremmo fatto noi (per pura provocazione) ma non ne avevamo il diritto.

L’impressione è che il partito si stia rallegrando per la ghiotta occasione – offerta dalla stessa Lega al nemico, per mera e bieca cocciutaggine, condita di risvolti avvocateschi – di “impartire una bella lezione” agli incauti prima della cruciale votazione luganese. Stiamo a vedere che cosa succede il 3 marzo.

Nel secondo dibattito, dall’esito meno scontato, si sono affrontati i deputati Giovanna “Giovi” Viscardi e Franco Celio. Sul tappeto la professionalizzazione (con un minimo dell’80 % d’impegno lavorativo) dei presidenti delle commissioni tutorie, approvata dal parlamento, contro la quale – in sostanza – 68 comuni hanno lanciato il referendum. Spigliata e aggressiva (come sempre) Giovi, ma molto più convincente Celio, il quale ha esplicitato semplicemente ciò che anche un ragazzino delle scuole elementari vedrebbe: la riforma è intesa a produrre posti di lavoro, maggiore burocrazia e maggiori spese per il contribuente; in una parola “più stato”. Quando tutti (o quasi) – perché è comodo e perché è di moda e perché un po’ di finzione non guasta – proclamano a gran voce la necessità di fare il contrario. Celio ha aggiunto, per buona misura, che la riforma potrebbe preludere “allo smantellamento delle preture di valle”. Al che l’on. Viscardi ha reagito manifestando il suo incrollabile sostegno alla conservazione delle preture di valle.

Al termine, votazione informale. Netta maggioranza (a occhio) per il NO. Cattaneo taglia corto: “La legge è bocciata”. Il presidente ha parlato.

Turconi