(fdm) Questa presa di posizione di Bel Ticino persegue una – lodevole e comprensibile – finalità di “equidistanza” (in concreto: contro tutti i “cattivi” e non solo contro quei “cattivi”). Da parte nostra continuiamo a giudicare esagerati certi toni da “patria in pericolo”. Per una vignetta eccessiva e di cattivo gusto non vorrà mica cascare il mondo. Dopo tutto i personaggi della politica non sono delle mammolette e hanno (o dovrebbero avere) nervi saldi e spalle larghe. Il gioco è quello e l’aggressività e la polemica si prendono naturalmente il loro spazio.
Quanto al Presidente del Consiglio agli Stati (che noi chiamiamo – amichevolmente e con ammirazione – “SuperPippo”)… è forse il caso di ricordare che egli è stato il bersaglio in tempi recenti di una decisa azione di Bel Ticino, finita (come meritava) tra l’ira e lo sdegno dei pipidini in un assoluto flop.
Nel suo ultimo numero, il quindicinale satirico denominato “Il Diavolo” dileggia volgarmente i Consiglieri di Stato Beltraminelli e Borradori, il Presidente del Consiglio agli Stati Lombardi, e dedica una ancora più volgare e insolente copertina a Patrizia Pesenti, ex Consigliera di Stato. I responsabili del quindicinale sembra non si siano accorti delle centinaia di voci che si sono alzate, specie negli ultimi anni, chiedendo che cessino le aggressioni verbali nei confronti degli avversari politici. Le parole sono pietre, e ormai tanti sono i politici ed anche i funzionari di valore che hanno abbandonato l’attività pubblica proprio perché non potevano più pretendere dalle loro famiglie di sopportare lo stalking mediatico. Ora quelli del Diavolo aggiungono al teppismo mediatico anche il linciaggio sessista, contro il quale, anche in Ticino, si battono da anni parecchie organizzazioni. Si mettono al livello di Silvio Berlusconi, appena profilatosi in una valanga di doppi sensi contro la dignità della donna al Convegno Gruppo Green Power del 9 febbraio scorso. Che fare?
Le personalità politiche ticinesi dispongono, se lo vorranno, degli strumenti per chiedere l’intervento dell’Autorità giudiziaria penale e civile.
A favore di numerose persone aggredite, e che ci hanno chiesto assistenza legale, l’Associazione Belticino ha ottenuto sentenze che hanno bloccato campagne pesantemente lesive della dignità personale.
Inoltre, assieme ad altre persone, da anni si scrive alle società inserzioniste (vediamo sul Diavolo solo la pubblicità di Media Markt) per sensibilizzarle al fatto che, con le loro inserzioni, sostengono una aggressività mediatica velenosa per la nostra democrazia. Scriviamo anche alle tipografie, rammentando che, per legge, possono essere condannate sia penalmente che civilmente al risarcimento dei danni. Per questo nostro tipo di azioni e di denunce siamo confrontati con l’accusa di essere dei moralisti e di esserlo a geometria variabile. Ora cerchiamo di non giocare con i termini, ma restiamo ai fatti e alla prese di posizione di Bel Ticino. Nel nostro cantone, e non è da oggi, c’è sempre stata la spregevole abitudine di attaccare verbalmente e personalmente l’avversario politico per mezzo stampa, in particolare quella di partito. Avveniva quando i quotidiani di partito erano sei, ma il tutto restava entro certi limiti perché attacchi e contrattacchi si inseguivano e si compensavano sul filo delle edizioni dei vari quotidiani. Ora la principale pubblicazione di partito cantonale, per non dire praticamente l’unica che dispone di un’ampia diffusione e cioè il Mattino della Domenica, ha fatto della volgarità e dell’attacco personale la chiave principale del suo modo di comunicare. Lo può fare senza timore di subire contrattacchi, operando in una specie di vacuum di indifferenza e disprezzo. Denunciare questo modo deformato e deformante di parlare di politica é quanto ha fatto e fa Bel Ticino, e non è certamente moralista, ma semmai una forma di denuncia civile, una denuncia che si estende anche a chi scimmiotta il Mattino della Domenica senza colpire il bersaglio, anzi apportando ulteriori contributi a questo degrado che osiamo chiamare morale.
Bel Ticino
Marco Mona, Presidente