Il magistrato italiano Antonio Ingroia, capofila della lista Rivoluzione civile, accoglie ogni nuovo scandalo italiano con un sorriso ironico.
Scandali che hanno scandito il ritmo della campagna per le elezioni legislative in Italia, in programma il 24 e 25 febbraio
.

Ognuno di questi è stato l’occasione, per l’ex procuratore di Palermo, di martellare il suo discorso contro la corruzione, punto centrale del suo programma elettorale.

ingroiaDapprima vi è stato il caso della banca Monte dei Paschi di Siena, istituto vicino al Partito democratico, che ha camuffato 730 milioni di euro di perdite attraverso operazioni sui derivati e il cui direttore finanziario è stato arrestato giovedì 14 febbraio.
Poi vi è stata la messa in esame del presidente della società Eni, sospettato di aver versato 197 milioni di euro di bustarelle per assicurarsi commesse petrolifere in Algeria.
Poi il 12 febbraio si è appreso l’arresto di Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica, per presunte tangenti versate al governo dell’India in occasione di una vendita di elicotteri nel 2010.
Prossimamente verrà messo sotto esame Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, accusato di associazione a delinquere.
Infine, l’ex ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto è stato condannato a 4 anni di reclusione con l’accusa di presunti illeciti in appalti, corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio.

Persuaso che solo un magistrato integro possa estirpare la corruzione, Antonio Ingroia si è lanciato in politica dopo una parentesi in Guatemala, dove durante tre mesi aveva guidato una missione contro i narcotrafficanti per conto delle Nazioni Unite.
Due settimane dopo il ritorno in Italia, nel dicembre 2012, la sua coalizione era pronta. A suo dire raccoglie l’8% delle intenzioni di voto nelle regioni chiave della Campania e della Sicilia.

I suoi avversari lo accusano di voler rifarsi attraverso la politica una reputazione che avrebbe perso nell’esercizio delle precedenti funzioni.
Le sue indagini, lunghe e difficili, riguardavano in particolare le transazioni fra Stato italiano e mafia all’inizio degli anni 1990, per ottenere una “pace civile”. Un periodo segnato dagli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. A Ingroia si deve la condanna di Marcello dell’Utri, senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà, per associazione mafiosa.
“Si vuole impedire ai magistrati di entrare in politica, mentre gli eletti corrotti sono ovunque – afferma Ingroia – Facciamo paura.”
Sostenuto dal giornale Il Fatto Quotidiano, il magistrato vuole sviluppare una politica alternativa a quella del PD, attraverso la creazione di un reddito cittadino minimo, un investimento massiccio per l’educazione e l’ambiente : “Per avere i finanziamenti è sufficiente confiscare i capitali alla mafia, punire gli evasori fiscali e tassare il patrimonio.”

Di fronte a Ingroia i suoi avversari non sanno come agire. Picchiare duro? Sarebbe rischiare di farlo salire nelle preferenze di voto. Patteggiare? Ingroia non è interessato, in quanto sospetta che Pierluigi Bersani stia preparando un’alleanza con Mario Monti : “Oggi Monti è politicamente più pericoloso per l’Italia di quanto non lo sia Berlusconi – commenta.

(Fonte : Le Monde.fr)