Contro la modifica della legge “Tutele e curatele”, votata il 26 settembre 2012 dal Gran Consiglio, 68 comuni hanno promosso il referendum.  I cittadini andranno alle urne il 3 marzo. Oggi intervistiamo l’on. Franco Celio, leader dello schieramento d’opposizione alla nuova legge. Un’intervista di Francesco De Maria.


Francesco De Maria Perché questa modifica della legge “Tutele e curatele” genera una cattiva legge?

Franco Celio Perché deriva da una mentalità burocratica e centralizzatrice.

Oggi siamo al referendum. Che cos’è un referendum comunale e a quali regole soggiace?

FC Il referendum dei Comuni è una possibilità data dalla Costituzione (art. 42). Richiede la sottoscrizione di almeno 1/5 dei Comuni esistenti. In linea di princìpio, la decisione spetta ai legislativi comunali. Visti però i tempi stretti, nella maggior parte dei casi la competenza è stata delegata ai Municipi, che possono essere più tempestivi.

L’opposizione referendista si concentra unicamente sul “famigerato” 80% (impegno lavorativo minimo di un presidente di tutoria)? O c’è dell’altro?

FC E’ dovuta a quello che Lei cita (art. 8), ma soprattutto al fatto che la decisione presa dal Gran Consiglio “in zona Cesarini” non ha coinvolto per nulla i Comuni (che sono pur sempre quelli che pagano le spese dell’organizzazione). Inoltre non convince l’impostazione centralizzatrice, per cui le Commissioni regionali potranno venir raggruppate – si badi bene! – non per esigenze di servizio, ma solo per “garantire al presidente un grado di occupazione come previsto dalla presente legge”! (v. art. 6). In altre parole, anziché partire dalla base, ossia dalle esigenze degli utenti, e su quella costruire la piramide organizzativa, si parte dal vertice, per garantire il posto (e lo stipendio) al presidente, mentre gli utenti vengono usati come massa di manovra, da spostare di qui o di là, a tale scopo!

Da dove è venuta la spinta al cambiamento della legge e attraverso quali passaggi si è giunti alla votazione cantonale del 3 marzo?

FC Di per sé, il cambiamento si è reso necessario per adeguare la legge cantonale al nuovo Codice Civile svizzero. Il testo sul quale dovremo votare è però dovuto all’’introduzione, senza i necessari approfondimenti, dei due articoli contestati (il 6 e l’8).

Ci illustri il voto in Gran Consiglio e l’ “emendamento” di cui si parla tanto.

FC E’ stata una decisione improvvisata, adottata sull’onda di emozioni e di slogan (“siamo già in ritardo”, “occorre assicurare la professionalità”), senza alcun approfondimento. Inoltre ha certamente influito anche il bombardamento di e-mail che i deputati hanno ricevuto nei giorni precedenti da un paio di associazioni che, per motivi che mi sfuggono, vogliono assolutamente questa modifica.

Come valuta lei la situazione attuale nell’ambito delle tutele? È insoddisfacente? Critica? Oppure normale e sostenibile?

FC Non sono in grado di dare dei giudizi generalizzati. In ogni caso, il funzionamento attuale deriva dalla vecchia legge, decaduta con la fine dell’anno scorso. Oggi siamo in un “regime transitorio”. Se il 3 marzo vincerà il no, vi sarà comunque tempo fino al termine di quest’anno per elaborare una legge fatta meglio e senza gli aspetti negativi di quella in votazione.

Parliamo del rapporto Affolter. È inconfutabile?

FC Io non critico il rapporto Affolter come tale, che sarà anche stato fatto con le migliori intenzioni. Critico il fatto che, sulla base di quella perizia, prodotta da un “luminare” comunque esterno al Cantone, si pretenda di mettere a tacere ogni obiezione.

Una diversa scelta del perito avrebbe potuto dare un rapporto che giungesse a condizioni diverse?

FC Non lo so. Nessuno ha nulla contro il perito in questione, ma ribadisco che quel che consigliano i periti non, per forza, applicato ciecamente. Dopo tutto, siamo ancora una democrazia, non una “peritocrazia”!

Le chiedo di svolgere un piccolo esercizio. A) Enunci le 3 migliori ragioni dei sostenitori della modifica di legge; B) li confuti da par suo.

FC Mi è difficile enunciare tre tesi dei nostri avversari, quando tutte le loro argomentazioni si basano sull’”ipse dixit” del citato Rapporto! Dico solo che questo modo di argomentare non mi convince, e spero non convinca neppure î cittadini.

Il Consiglio di Stato non formula una raccomandazione di voto. Come mai? Quali sono le posizioni in seno al Governo?

FC Il Messaggio del Consiglio di Stato non comprendeva i due articoli contestati. A rigore, il Governo dovrebbe quindi raccomandare il no. Siccome però al termine del dibattito granconsigliare l’on. Gobbi (pur senza consultare i suoi colleghi) ha comunicato l’”adesione” (ossia la rinuncia a chiedere una seconda lettura, che avrebbe permesso di rilevare i numerosi inconvenienti del testo adottato), penso che l’Esecutivo abbia voluto evitare conflitti interni. E’ comunque evidente che la “mancata raccomandazione” significa, di fatto, una presa di distanza dal testo in votazione.

Ho personalmente assistito al suo confronto davanti al Comitato cantonale PLR con l’on. Giovanna Viscardi. Celio ha convinto e il partito l’ha seguito…

FC In effetti, almeno i 4/5 dei presenti si sono schierati per il no. Non si tratta però né di un merito del sottoscritto né di un demerito della collega Viscardi. Il risultato è dovuto ai troppi aspetti negativi della legge.

Faccia per finire una previsione. Chi vincerà?

FC Sono convinto che se i cittadini seguiranno i dibattiti, o almeno leggeranno il testo della legge sottoposta al voto, il risultato non potrà che essere un chiaro no.

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