Perchè l’ex presidente di Novartis rinuncia a incassare l’indennità di 72 milioni di franchi? Perchè non si batte per riceverla? Così si interroga Denis Müller, professore universitario specializzato in etica.

Una rinuncia interessante dal punto di vista etico, secondo Müller e che rivela numerosi paradossi.
“Sono stato sorpreso – dichiara il professore sul portale online del quotidiano La Tribune de Geneve – da questa notizia. Perchè Daniel Vasella rinuncia alla sua indennità di partenza? Perchè non si batte per ottenerla?
E’ un privilegio da ricchi poter passare da 72 milioni a zero franchi. Questo dimostra il lato ingiusto delle cifra e dimostra che Vasella non ne ha bisogno.
Si può addirittura dire che è un po’ sprezzante verso la classe media non negoziare un’indennità di partenza, come nel caso di qualsiasi altro dirigente che l’azienda vuole ringraziare in caso di successo.”

A titolo di risarcimento dopo la sua partenza da Novartis, per sei anni Daniel Vasella avrebbe dovuto ricevere un massimo di 12 milioni di franchi annui. In caso di passaggio alla concorrenza non avrebbe ricevuto la somma intera.
Attaccato da ogni parte e proprio nei giorni della campagna sull’iniziativa Minder, Vasella si trovava forse di fronte a un dilemma insolubile, analizza Denis Müller : “Sarebbe stato più credibile ricevere un solo anno di salario, che per lui già corrisponde a 20 milioni di franchi. Una somma comunque giudicata incomprensibile. Ma se avesse avuto un’indennità di partenza inferiore, diciamo di 500’000 franchi, questa sarebbe apparsa ridicola rispetto al suo salario passato.”

“Eticamente le indennità di partenza sono giustificate, perchè un top manager assume dei rischi e una certa responsabilità sociale – precisa Müller – ma l’indennità concessa a Vasella si giustificherebbe se l’uomo rischiasse di ritrovarsi in mezzo alla strada e senza lavoro, dopo aver lasciato Novartis.
Tutti però sanno che questo non è il caso, soprattutto che a 59 anni lascia l’azienda di sua spontanea volontà.
Se da un lato le indennità di partenza sono giustificate, dall’altro dovrebbero restare nel rispetto della giustizia sociale. Sono invece cosciente che andiamo nella direzione opposta di questo principio.”