Dal tavolo della crisi al Tavolo delle opportunità


Riceviamo e con piacere pubblichiamo. È senz’altro possibile che una simile operazione, seria e ben organizzata, possa risultare di qualche utilità nella difficile situazione che la piazza finanziaria sta vivendo. Nel malaugurato caso contrario resterà il ricordo di un dibattito intellettualmente elevato.


Oltre 1.300 posti di lavoro persi dal 2001 al 2012. E la prospettiva molto concreta di lasciarne per strada altre centinaia, forse mille nei prossimi 5 anni. Il quadro emerso dal dibattito conclusivo del “Tavolo della crisi” di Lugano, iniziativa ideata dalla Municipale Giovanna Masoni Brenni per discutere il difficile momento della piazza finanziaria cittadina, preoccupa.

Lunedì sera un pubblico foltissimo (circa 200 persone) ha riempito l’auditorium dell’Università della Svizzera Italiana per assistere alla discussione tra i promotori del “Tavolo della crisi” e alcuni importanti esponenti del mondo bancario ticinese. Oltre a Giovanna Masoni Brenni (che ha sunteggiato le proposte emerse durante le precedenti serate), il dibattito, coordinato dal giornalista della RSI Reto Ceschi, ha visto come relatori, Gianni Aprile (vicepresidente della Direzione generale della BSI), Claudio Generali (presidente della Associazione Bancaria Ticinese), Franco Ambrosetti (presidente della Camera di Commercio del Canton Ticino) e Giovanni Crameri (direttore regionale UBS Ticino).

Nessuno ha nascosto la realtà. Claudio Generali ha parlato di bicchiere mezzo pieno ma non ha potuto negare come il regresso vi sia stato e sia stato certamente preoccupante. Gianni Aprile ha ammesso una visione pessimistica. della situazione. Tra il 2007 e il 2011 il reddito per impiegato bancario è sceso da 696mila a 356mila franchi. I costi per impiegato sono scesi del 12,7%, ma su questo ha giocato molto la questione dei bonus, che sono fortemente calati. Il profitto netto per impiegato è passato invece da 200mila franchi a 37mila. La situazione finanziaria è quindi diventata pesante

Le proposte emerse dal “Tavolo della crisi” sono state molteplici. Molto si è insistito sulla necessità di creare un osservatorio permanente non solo della piazza finanziaria ma dell’economia ticinese e di formare un tavolo di dialogo cui partecipino le parti sociali per affrontare il tema occupazionale. Come ha ricordato Giovanna Masoni Brenni. Bisogna allargare lo sguardo. La piazza finanziaria ha una sua dimensione ma il nostro Cantone non è monodipendente. Serve un osservatorio permanente che dia dati corretti e validi per tutti così come serve il tavolo delle parti sociali. Se dovremo trovarci ad agire nel campo della formazione e della riconversione dovremo avere i dati..

Preoccupato anche lo sguardo del presidente della Camera di Commercio, Franco Ambrosetti, il quale ha giustamente sottolineato che la crisi non c’è soltanto nelle banche settore finanziario, ma coinvolge l’intera economia ticinese. Le banche fanno il 10% del Prodotto Interno Lordo, il 90% è generato da altri settori. Il 20%, ad esempio, proviene dall’industria. Se si vuole fare un passo avanti contro la crisi, quindi, non si può non coinvolgere il Cantone. La crisi è congiunturale. Siamo un carro attaccato al convoglio svizzero, legato a sua volta al convoglio europeo.