Parto da lontano, dalle origini del termine cultura, da quando si smise di considerare l’uomo come “non problematico” o anello di una catena della creazione divina. Singolo personaggio umile, mediocre e ben lontano dalla perfezione, ma pur sempre ingranaggio del “divino”, che stava per intoccabile e immodificabile. Poi s’iniziò a vedere l’uomo come elemento bisognoso di miglioria anche considerando la cura e il tempo che l’agricoltore dedicava alle sementi, alla cultura, all’allevamento. S’intravide la necessità di addestrare e formare l’uomo, come fattore positivo. Ed eccoci a parlare di agire su e realizzare. Di questo è fatta la storia della cultura: la visione del campo che ha il contadino è simile all’idea di cultura applicata all’individuo da parte dei “coltivatori di uomini”.  

E qui iniziano le divisioni, perché se da una parte, l’amministrazione, (il gestore) esige la raccolta, la suddivisione e l’organizzazione di tutto quello che è culturale, dall’altra parte, il gestito subisce questo comportamento, spesso come una repressione illegittima e ingiusta. La cultura opposta all’amministrazione? Siamo ben consapevoli del ruolo importante nel porre linee di confine o d’apertura tra il giusto utilizzo e lo spreco. La battuta provocatoria di Oscar Wilde: “la cultura è inutile” trova spazio nella realtà che ci rasserena  ma al contempo ci inquieta. Le due parti non possono fare a meno una dell’altra nonostante siano profondamente antagoniste. È una sfida ininterrotta. Un oggetto si può definire veramente culturale se resiste nel tempo? Anche nel nostro piccolo territorio?

Mi prendo un attimo di pausa. Mi rendo conto che il discorso introduttivo possa aver tratto in inganno il lettore, non sto parlando di LAC (Lugano Arte e Cultura), ma porto l’esempio di un progetto nato nella piccola realtà locale del Luganese, in Capriasca e Val Colla, ovvero l’Archivio audiovisivo della Capriasca e della Val Colla (ACVC). Uso le parole della prima Presidente, ora Presidente Onoraria, signora Carla Borla, che lo definisce, e non potrei trovare parole migliori, innovativo, urgente e non procrastinabile, trasversale perché destinato a un pubblico vasto e fruibile. Sono state selezionate oltre 5’000 fotografie, più di 100 ore di registrazioni di testimonianze orali d’anziani, nei dialetti dei diversi villaggi della Capriasca e della Val Colla. Un vero gioiello! E un esempio tangibile di cultura da parte di chi l’ha fatta che travalicherà lo spazio del tempo.

 Cherubina Ravasi (Kerry), Sindaco di Cimadera

(Candidata PLR al Municipio e al Consiglio Comunale di Lugano)