Anche per il presidente della Camera, dopo tante giravolte e tanto svergognato opportunismo, è arrivato il momento della caduta politica. Pochi rimpiangeranno questo equivoco personaggio, venuto grande da neo-fascista e finito… sappiamo come. Francesco Storace sul suo Giornale d’Italia è ben lieto di “regolare il conto”.

Gianfranco Fini e’ ormai un leader disperato e spudorato. Un tempo incantava le folle, era amato da un popolo che avrebbe fatto carte false per incoronarlo guida politica della nazione. Ora si e’ ridotto a reggicoda di Mario Monti e scendiletto di Pierferdinando Casini. E da lontano scruta Pierluigi Bersani, con la speranza che lo collochi da qualche parte nel prossimo futuro.

Adesso, il presidente della Camera cerca casa. Una casa politica, dopo quella di Montecarlo, sottratta vergognosamente alla comunita’ alla quale era stata destinata. E si deve accreditare agli occhi altrui sparando ad alzo zero contro chi ha rappresentato per anni il suo stesso schieramento. Lo fa da un paio d’anni con Berlusconi, lo fa con La Russa e i suoi fratelli d’Italia, ora lo fa con me. Teme che io possa diventare presidente della regione Lazio.

Non lo teme per la regione, perché altrimenti avrebbe evitato la mia candidatura nel 2000. E avrebbe evitato la ricandidatura nel 2005. Lo teme per se’, non saprebbe più come giustificare che abbiamo preso il posto di quelli come lui. La coerenza e’ un valore, lui non ne ha. Non ha coerenza, ne’ valori, come ormai sanno tutti.

Mi ha dato il buonumore nel traffico mattutino, quando ho sentito alla radio che mi definiva minestra riscaldata. Che evidentemente non gusta da tempo quanto a sapore. E poi, detto da lui, più rancido del solito….

Gianfranco Fini poltrisce da trent’anni esatti in Parlamento, ha campato sulle spalle di chi credeva nel MSI e poi in An, poi ha illuso chi credeva nel Pdl e ora sta gettando al vento anche le speranze di quelli che si erano illusi nella serietà del progetto di Futuro e Libertà. Trent’anni in Parlamento che si avviano a conclusione nel segno del tradimento.

Una volta milioni di italiani restavano incollati davanti alla televisione quando sapevano di una sua presenza in una trasmissione politica. Ora cambiano canale. Ma lui non se ne rende conto, o finge, e si illude di avere ancora quel seguito. Spera che la coalizione Monti prenda il 10 per cento dei voti, in quel caso varrebbe anche la sua minima percentuale per ottenere un seggio per se’. Non era questa la destra che sognavamo in gioventù.

Non approfitti della mia assenza in televisione – dove ha il terrore di confrontarsi con me – per dire sciocchezze sul mio conto. Io fuori dal Parlamento ci sono stato cinque anni, negli ultimi redici solo per due anni al Senato, eppure nel Lazio la coalizione di centrodestra mi ha dovuto richiamare in servizio per vincere le elezioni regionali. Lui, se va fuori dal Parlamento, e’ morto. Amen. Almeno si preoccupi di non fare rumore quando cadrà. Infastidirebbe anche quello.

Francesco Storace