Harlem Shake, il nuovo fenomeno di massa che dopo Gangnam Style spopola su Youtube seduce anche gli studenti tunisini, con sommo disappunto degli ambienti islamici radicali.

Lo humour e i video deliranti irritano gli islamisti tunisini (e probabilmente anche quelli degli altri paesi). Mercoledì 27 febbraio un gruppo di militanti religiosi ha attaccato l’Istituto linguistico Bourguiba, nel campus El Khadra a Tunisi.
Informati di un flashmob online “Harlem shake” organizzato dagli studenti, i militanti islamici si sono scontrati con i giovani, nel tentativo di bloccare l’iniziativa.

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All’arrivo degli islamisti, a cui si erano aggiunte alcune donne coperte dal velo, gli studenti hanno scandito gli stessi slogan che animavano le strade durante la rivoluzione contro il presidente Ben Ali e più di recente contro il governo islamista di Ennahda.
Un “Dégage! Dégage!” che non è piaciuto ai religiosi, dando il via a scontri a suon di pugni e randelli. Alcuni islamisti avevano portato bottiglie molotov, che però non sono state usate.

A onor del vero va detto che prima delle botte da parte dei religiosi c’è stato un tentativo di dialogo: “I nostri fratelli si sono fatti ammazzare in Palestina e voi osate ballare! – ha rimproverato uno di loro. Il suo intento, ha poi spiegato, era far capire agli studenti cosa è vietato dall’Islam. In questo caso l’Harlem Shake, così come tutti i balli occidentali.

La polizia non ha ritenuto opportuno intervenire. Finito il reciproco pestaggio, gli islamisti e le loro accompagnatrici se ne sono andati, mentre gli studenti hanno finalmente potuto filmare la loro performance.

Sabato scorso in un liceo di Tunisi, un raduno di giovani scatenati in un Harlem Shake aveva provocato la collera del ministro dell’Educazione, Abdellatif Abid, il quale aveva poi ordinato l’avvio di un’inchiesta.
In segno di protesta, il sito del ministero dell’Educazione era stato piratato, mentre sui social network è stata fatta girare la voce per un gigantesco Harlem Shake venerdì 1. marzo, proprio davanti alla sede ministeriale.

(Fonte: Europe1.fr)