Giunti martedì ad Atene, i rappresentanti di Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea hanno chiesto al governo greco il licenziamento di 25’000 impiegati statali e una nuova riduzione degli stipendi dei lavoratori del privato.

In un paese dove la disoccupazione ha superato il 25% e dove decine di migliaia di giovani emigrano verso altri paesi, Matthias Mors (UE), Claus Mazuch (BCE), Mark Flanagan e Bob Traa (FMI) hanno imposto al governo del primo ministro Antonis Samaras nuove pesantissime misure di austerità per poter ricevere aiuti per 2,8 miliardi di euro.
Licenziamenti di massa sui quali il governo di Atene ha fatto resistenza, ma non avendo scelta ha pensato di trarsi d’impaccio avviando le procedure per licenziare una prima tranche di circa 8’000 statali che avrebbero violato il codice di condotta o usato una falsa documentazione per ottenere il posto di lavoro.

I quattro rappresentanti della troika hanno incontrato il ministro greco del Lavoro Yannis Vroutsis per discutere le modifiche al sistema dei contributi previdenziali e il nuovo sistema dello stipendio nel settore privato.
In questi ultimi anni il popolo greco è stato portato a livelli di povertà paragonabili a quelli di un paese che esce da una guerra. Per far fronte al pagamento del debito del paese e alle misure imposte dai creditori internazionali, la qualità della vita è crollata e la Grecia viene ormai inserita nella lista dei paesi emergenti e non più in quella dei paesi sviluppati.

Nel paese proseguono le proteste popolari. Migliaia di agricoltori provenienti da tutta la Grecia sono di nuovo ad Atene per manifestare davanti al Parlamento contro l’aumento delle tasse e il caro carburanti che sta mettendo in ginocchio tutto il settore e che già ha provocato una rivolta durata settimane, con blocchi di strade e autostrade. Anche ieri i manifestanti hanno bloccato le strade nazionali con i loro trattori.

(Fonte : contropiano.org)