Giorgio Dagostino è un dirigente industriale del settore tessile, appartenente a una famiglia che, per generazioni, ha praticato e amato questo lavoro. Ormai giunto a meritata quiescenza, vive ad Aldesago in ottima salute e grande e vivace attività. Ha numerosi hobby; oggi, sotto la luce dei riflettori, la creazione letteraria.
Un’intervista di Francesco De Maria.


Francesco De Maria  Lei è piemontese. Da quanto tempo risiede nel Ticino? Perché ha fatto questa scelta?

Giorgio Dagostino  Piemontese puro sangue. Le mie origini sono Biellesi. Nato in borgata Dagostino  a 900/mt.slm in un grande anfiteatro di montagne, la panoramica Zegna che il Conte Ermenegildo Zegna, industriale tessile filantropo, fece costruire negli anni cinquanta con l’intento di valorizzare a livello turistico la zona montana dell’alto Biellese che confina a ovest con il Santuario d’Oropa; con la sua storia millenaria  per noi Biellesi punto di riferimento “religioso”. Proseguendo si arriva al Santuario di Graglia per poi scendere a Ivrea in direzione sud verso Torino e nord verso la valle d’Aosta.

Mentre sempre dalla panoramica Zegna si scende nella valle dei rododendri; attraverso sentieri agibili proseguendo verso nord/est si arriva in Valsesia a Riva Valdobbia-Alagna e con una teleferica fra le più antiche d’Italia si arriva, superando un dislivello di 1.000 metri sul platò Rosà, nel gruppo del “monte Rosa”, dove si può praticare lo sci alpino anche durante la stagione estiva.

Mi sono trasferito in Ticino negli anni 2000 dopo essermi sposato con una Ginevrina che già risiedeva a Lugano e dopo aver deciso di mettermi a riposo “per modo di dire”.  Risiedo in quel pezzo di paradiso di Aldesago, dove dalla finestra del mio studio nelle belle giornate con l’orizzonte pulito mi si affaccia il monte Rosa nell’imponenza delle sue vette tutte illuminate dal sole che assumono le tonalità del colore rosa nelle sfumature più delicate tonalità (vedi la mia opera classificatasi con il 1° premio ex aequo con altri 4 colleghi su 133 partecipanti nella mostra promossa dal partito Liberale-Radicale all’ec Municipio di Castagnola). Tutte le punte sono  superiori ai quattromila con la più alta di 4.556 metri, devo sorge la capanna Margherita, il rifugio alpino più alto d’Europa. Il sottoscritto le ha praticamente scalate tutte in escursioni alpinistiche con pelli di foca.

In questo bel Ticino, che ho imparato ad apprezzare ed a amare, ho avuto anche il piacere di conoscere altri valori oltre il lavoro – il “travail” –  coltivando i miei hobby: la pittura: faccio parte dell’Associazione pittori e scultori Ticinesi; la scrittura di romanzi e racconti inediti: sono membro dell’Associazione scrittori della Svizzera Italiana; canto in due cori: il Männerchor e il coro operistico di Lugano; sono membro del Cas Senior, sono monitore di sci alpino nell’ambito dell’associazione “sport invalidi”, barelliere di Lourdes al mio 26° pellegrinaggio e infine membro della San Vincenzo de’ Paoli, particolarmente attiva in questi ultimi tempi al soccorso di famiglie disagiate, Ticinesi e non.

Ci parli della sua famiglia, delle sue radici e di quello che è stato il suo lavoro per tanti anni.

GD  Il mio primogenito quarantotto anni, perito tessile industriale, figlio d’arte, è l’unico della nostra famiglia alla sesta generazione nel comparto tessile della lana. Ha due figli: il maschio quindicenne frequenta la prima liceo scientifico mentre la seconda la terza media, due splendidi ragazzi che seguono il papà nello sport. Il mio secondo figlio è dottore in architettura con studio a Biella; egli opera ormai da oltre un decennio in Ticino nel comparto delle costruzioni di complessi industriali e commerciali poiché è specializzato nei prefabbricati di cemento armato; anche lui ha due splendidi bambini ancora in tenera età, maschio e femmina. La terza mia figlia –  quarantaquattro anni diplomata in ragioneria – è consulente in un’azienda, vive in Toscana ormai da oltre un decennio con una  bellissima e straordinaria  bambina di dieci anni.

Nela mia famiglia  la religiosità, il lavoro, l’onestà e il rispetto verso il prossimo era “vangelo”. Figlio unico, fui cresciuto dai nonni materni poiché i miei genitori erano impegnati dall’alba al tramonto al lavoro in fabbrica. Aiutavo nei lavori della campagna i nonni contadini dediti alla coltivazione della vigna e del bestiame.  I nonni paterni invece si dedicavano anima e corpo alla tessitura di pettinati di lana.

Lei proviene da un mondo industriale che è scomparso, o che sta scomparendo, o che – semplicemente – si è trasformato?

GD  La trasformazione del comparto tessile Biellese è iniziata negli anni 70/80 a causa di problemi di lievitazione dei costi di produzione, che hanno portato a bilanci non più sufficientemente remunerativi,  in particolare per le più grosse industrie che davano lavoro a quindicimila operai, tessitori, filatori e altre specializzazioni nella catena di produzione di filati e tessuti in lana ; è poi proseguita la selezione per le aziende prive di un prodotto qualificato e non sufficientemente capitalizzate, alle quali necessitava un finanziamento bancario che assorbiva praticamente tutti gli utili. Oggi sono rimaste le industrie con una storia e un prodotto fra i più qualificati:  con un marketing razionalizzato e  mezzi finanziari adeguati raggiungono il consumatore con un prodotto finito.  Aprono punti di vendita nelle principali capitali e nei centri strategici del mondo.  Sto parlando del Gruppo Ermenegildo Zegna che a Trivero nel Biellese dà ancora lavoro a trecento persone mentre nel Ticino dà lavoro a circa mille operai, prevalentemente frontalieri, in tre unità produttive.  Oltre a Zegna, cito Loro Piana di Quarona Sesia, la F.lli Cerruto 1881, le lanerie Colombo di Borgosesi,  Successori Reda a Vallemosso e Barberis Canonico Vitale a Pratrivero.

Altre aziende importanti che producono tutt’ora un semilavorato – per intenderci filati in lana o fibre pregiate e innovative; vedi la filatura Safil dove mio figlio è particolarmente impegnato nel management alla continua ricerca di nuovi mercati emergenti –  hanno dislocato la produzione in paesi dell’est, dove i costi di trasformazione sono tutt’ora notevolmente inferiori e dove non esiste come  in Italia l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che garantisce il posto di lavoro “per tutti”. Queste aziende investono in impianti tecnologicamente avanzati in grado di fare concorrenza ai Cinesi e agli Indiani e danno lavoro a cinquecento  operai specializzati. A Biella sono rimasti i cervelli: amministrazione, progettazione, controllo qualità e marketing, esattamente come in alcuni comparti produttivi Svizzeri.

Come vede l’Italia del giorno d’oggi, in quella che è comunemente considerata una grave situazione di crisi? Perché Monti ha fallito? Come mai Berlusconi è riuscito a reinserirsi nel gioco? Perché gli italiani inseguono Grillo?

GD Sono un uomo di lavoro amo l’amministrazione e per la mia deformazione professionale a tutt’oggi giornalmente registro sul programma nel computer tutte le spese della mia famiglia, e siamo in due; mensilmente esamino il bilancio per redigerlo a fine anno. La politica dell’Italia di oggi non mi piace e non la condivido, nelle ultime elezioni si sono espressi nella maggioranza voti di protesta e credo ci sia bisogno di nuove elezioni e di un leader con il braccio di ferro che provenga dal mondo del lavoro e dall’amministrazione – non un politico di professione – con una sufficiente carica umana di incontestabile rettitudine: come un giovane padre di famiglia e un buon marito. Tornando alla specifica domanda. Monti: persona estremamente valida ma non sufficientemente preparato ad affrontare il “sistema”. Per concludere: conoscendo i miei conterranei e molto bene la storia a partire dal 1861 (unione del regno d’Italia) ho buone e fondate speranze nella capacità degli Italiani che lavorano di risollevare le sorti di questo bel paese.

Come vede la Svizzera – la sua società, la sua economia, la sua democrazia – dopo parecchi anni di residenza?

GD Un paese d’esempio al mondo non certamente per la cassaforte che rappresenta per ricchi faccendieri ma per i suoi ventisei cantoni autogovernati con dipendenza da Berna solo per le grandi imprese. Le pubbliche istituzioni funzionano; la sanità è particolarmente costosa e ovviamente ne vanno ridotti i costi, ormai insostenibili per le classi disagiate. Ma per chi può pagare: funziona, eccome. Di buon grado io ho accettato la nazionalità Svizzera pur conservando con nostalgico orgoglio la mia Italiana, apportando il mio modesto contributo alle elezioni politiche amministrative Svizzere.

Aggiungo che pago le tasse volentieri, mettendo da parte diligentemente tutti mesi il rateo necessario per poterle onorare a tempo debito. Quando mi rivolgo al funzionario del fisco trovo una persona educata, preparata e disponibile, e così in tutti gli altri uffici comunali e cantonali, ciò che non posso altrettanto dire per la mia Italia senza voler drammatizzare e generalizzare. Infine mi auguro di finire i miei giorni in buona salute e in questo bel paese, dove ho già sottoscritto l’atto di donazione delle mie spoglie all’istituto anatomico di Zurigo. Sarà celebrata una funzione religiosa qui nella mia parrocchia di Brè e poi al Santuario d’Oropa, dove sulle mie montagne verranno simbolicamente sparse le mie ceneri. Mensilmente con due ore circa d’auto torno al mio paese dai miei figli a Biella e nelle mia casa di Vigliano Biellese, che ho donato ai miei tre figli conservando per me solo l’usufrutto della dépendance.

Come si trova ad Aldesago, il suo villaggio di residenza? Le piace il monte Brè?

GD Nel silenzio e con l’aria ancora abbastanza pura in mezzo a gente abbastanza discreta, con una vista imprendibile. Il paese di Brè ha conservato la sua architettura tipicamente Ticinese mentre sul restante delle pendici del Monte Brè preferisco non pronunciarmi, poiché non amo le polemiche sterili.

Parliamo ora della sua attività letteraria. Lei ha scritto un romanzo, che io ho letto. Chi sono i “nove cugini alpinisti”? Una finzione letteraria, oppure esistono (o sono esistiti) realmente?

GD “I NOVE CUGINI ALPINISTI”, romanzo uscito nel secondo semestre del 2012, sta ottenendo lusinghieri successi sia a livello di critiche giornalistiche sia nell’apprettamento del semplice lettore. Il libro copre quasi cento anni di storia a cavallo fra ottocento e novecento. In un’Italia lacerata da eventi storici epocali, una famiglia vive la sua storia, tra amicizie, amori e tragici eventi vissuti con la grande serenità che solo la fede può dare in situazioni terribili. Sullo sfondo, magnifiche escursioni sulle alpi Italo/Svizzere e la storia della città di Biella raccontata tra le righe.

Il romanzo è un vasto affresco, che si dipana su parecchi decenni. Incomincia con una storia di emigrazione negli Stati Uniti, sulla fine del XIX secolo, per poi continuare avendo sullo sfondo anni turbati, e anche terribili: la prima grande guerra con l’inutile strage di vite umane, il fascismo, le leggi razziali, la seconda immane guerra, la caduta di Mussolini e la morte di Hitler. La sua famiglia (generazioni) e la sua città, Biella, sono sempre presenti…

GD  Com’è ovvio, io consiglio vivamente di leggere il libro, che si trova in vendita nelle librerie: Segnalibro di Via Pioda e Wälti nel quartiere Maghetti.

E poi la montagna, la passione, le ascensioni, il pericolo… Nel suo romanzo c’è grande umanità e molto sentimento, e non mancano passaggi di un vivace erotismo… Bisogna solleticare il lettore?

GD  La montagna mi dà energie mi rasserena lo spirito, dopo una giornata di sci o una semplice escursione sono più riposato del mattino, mentre il golf non sempre è così: quando non sono soddisfatto del mio gioco mi sento stanco e disincentivato. La passione per la montagna risale alla mia adolescenza. Tra le montagne sono nato e cresciuto e ho perso tanti amici che sfidavano il pericolo, la vetta da raggiungere a tutti i costi. Io con i miei figli ho imparato a rinunciarvi quando il rischio era troppo alto.

Che cos’è per lei la religione? Quanto è stata importante per la sua vita, quale parte ha nella sua cultura?

GD La religione cristiana cattolica per me è tutto. In essa mi rifugio nei momenti dove non sono soddisfatto del mio comportamento, spesso prego durante le mie gite in montagna, concentrato e sereno, acquistando fiducia nel mio futuro. Non mi stancherò mai di chiedere al buon Dio la grazia di essere migliore, di essere “uomo di religione” nel vero senso della parola, di seguire il vangelo non limitandomi solo ai buoni propositi, cioè in sostanza a parlar bene e a razzolare male.

Lei ha pubblicato altre opere letterarie? Progetta di scrivere un secondo romanzo? Saprebbe scrivere un romanzo totalmente separato dalle sue radici, da Biella, dai lanifici, da “quelle” montagne?

GD Ho in corso un impegnativo lavoro storico romanzato dal titolo “Il ballo dei lupi in questo terzo millennio”. Tuttavia quest’opera non è separata dalle mie radici, che sono radicate in me: essa inizia la sua storia nel quarantacinque per arrivare ai giorni nostri. Ma ho già in programma di scrivere un romanzo di totale invenzione, toccando il tema eterno dell’amore e dell’erotismo sano e vissuto; non solo però, anche il mondo degli affari, senza trascurare la componente “religiosa”. Collaboro con varie riviste e il Vostro giornale online pubblicando racconti inediti e partecipo a concorsi letterari.

Nel prossimo futuro ho intenzione di sviluppare certi miei racconti sino a dar loro dimensione di romanzo. E coltivo un ambizioso progetto che gelosamente custodisco nel mio cassetto: scrivere la trama di un film d’amore.

Per concludere. Lei si autodefinisce “uomo di tradizione”. Ma che cosa pensa della dilagante “pubblicistica online”? Dei quotidiani sul web, dei portali, dei blog? Li accetta (magari a denti stretti) o li condanna?

GD Le tradizioni non vanno certamente dimenticate e, pur essendo io uomo con profonde radici nel mio passato, non sono contrario alle innovazioni che rendono la vita più facile, a patto di non complicare cose semplici, soprattutto esprimendosi con anglicismi esasperati. Del piacere di tenere un libro fra le mani prima di addormentarmi, un giornale da sfogliare durante i ritagli di tempo certo non mi priverò mai, pur apprezzando – ripeto – i quotidiani sul web, come “Ticinolive”.

Giorgio Dagostino