L’Arabia Saudita potrebbe mettere fine alla decapitazione con sciabola dei condannati a morte. Questo perchè mancano tagliatori di teste, scrive il quotidiano Ahram Online, sito web in lingua inglese del quotidiano egiziano Al-Ahram.

Un comitato composto da rappresentanti dei ministri dell’Interno, della Giustizia e della Sanità si è riunito per considerare l’eventuale sostituzione, per le condanne a morte eseguite in un luogo pubblico, della decapitazione con sciabola con un plotone di esecuzione armato di fucili.
Questo perchè vi è penuria di tagliatori di teste capaci di maneggiare al meglio la sciabola. Il taglio della testa deve essere netto e preciso, per non far soffrire il condannato.
Non solo non sono disponibili, ma spesso i boia che vengono ingaggiati si presentano in ritardo sul luogo dell’esecuzione e questo genera confusione tra gli spettatori e speculazioni.

L’Arabia Saudita è il paese musulmano dove si applica la “legge islamica” nella maniera più rigida. La pena di morte vi è applicata per stupro, adulterio, pratica dell’omosessualità, omicidio, apostasia, furto a mano armata, consumo e traffico di droga.
Il comitato ministeriale ha affermato che la sostituzione della sciabola con un plotone di fucili non violerebbe la Sharia.
Amnesty International segnala che dall’inizio di gennaio, in Arabia Saudita sono state giustiziate 17 persone. Nel 2012 erano un’ottantina le persone condannate a morte e decapitate.

Il quotidiano Al-Ahram ricorda che la decapitazione è motivo di forte tensione fra l’Arabia Saudita e la comunità internazionale.
Il caso dell’esecuzione, in gennaio, di una domestica dello Sri Lanka accusata di aver ucciso nel 2005 il neonato dei suoi datori di lavoro aveva sollevato una marea di critiche, in quanto al momento dei fatti Rizana Nafeek aveva solo 17 anni e il diritto internazionale proibisce la pena di morte per delitti commessi da minorenni di 18 anni.