Due anni dopo lo tsunami che ha distrutto il nord-est del Giappone, alle 14h46 ora locale (le 06h46 in Svizzera) il paese ha osservato un lungo minuto di silenzio per commemorare le decine di migliaia di persone che l’11 marzo 2011 persero la vita.

L’11 marzo 2011, circa un’ora dopo il terremoto di magnitudo 9 che aveva scosso il fondo dell’Oceano Pacifico a pochi chilometri dalla costa nord-est del Giappone, onde alte fino a 20 metri si erano abbattute sul litorale, distruggendo porti, case, scuole, strade, fabbriche, vite umane.

Sotto la furia dello tsunami, alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi i sistemi di raffreddamento si erano guastati e i reattori avevano iniziato a riscaldarsi sino a causare un incidente nucleare di enorme portata, senza precedenti dal disastro alla centrale di Tchernobyl, nel 1986.

Oggi la ricostruzione delle zone colpite procede a rilento. Quasi 300’000 persone abitano ancora in alloggi provvisori.
Le autorità giapponesi affermano che la situazione alla centrale nucleare di Fukushima si è stabilizzata, ma ci vorranno almeno 40 anni prima che i reattori danneggiati vengano completamente smantellati.

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